Prefazione:
La massoneria italiana ri-nacque nell'ottobre 1859 a Torino prendendo prima il nome di loggia «Ausonia» e in seguito quello di «Grande Oriente Italiano». Spesso leggendo la ricostruzione di quegli eventi si ha l'impressione che questi organismi nacquero dal nulla e.quasi per caso. Ma non fu così.
La massoneria che mosse i primi passi nella Torino capitale in pectore dello stato italiano che stava formandosi, può essere considerata prima di tutto come una sorta di «rifondazione» della massoneria napoleonica. Una massoneria, agli inizi dell'800, non ancora unitaria, dipendente dal Grande Oriente di Francia nei territori del Piemonte, della Liguria, della Toscana e degli stati del Papa, annessi all'Impero Francese; nazionale e indipendente come Grande Oriente d'Italia nei territori della Lombardia, dell'Emilia e delle altre regioni della ex repubblica Cisalpina; ancora nazionale e indipendente come Grande Oriente di Napoli, comprendente il meridione continentale italiano. Ma la massoneria napoleonica collegando tra di loro parte del giacobinismo italiano, le nuove classi dirigenti, le idee e le novità sociali e culturali rimaste vive
dalla Rivoluzione francese, le volontà indipendentiste, aveva lasciato una traccia non facile da dimenticare come luogo di aggregazione dei nuovi ceti emergenti, che si riconoscevano in un'ideologia «modernizzatrice», fatta di maggiore apertura economica e culturale e di indipendenza nazionale.
Quella traccia rimase viva e presente nel clima della Restaurazione e all'interno dei progetti politici unitari e rivoluzionari, sovversivi o moderati che fossero. Fu forse su quella traccia che si riconobbero personaggi come Filippo Delpino, nato prima della Rivoluzione, trentenne durante il periodo napoleonico, coinvolto nei processi contro i mazziniani nel '33, poi infine funzionario del Parlamento subalpino; o Tito Livio Zambeccari, carbonaro, rivoluzionario e combattente per le libertà in Italia, in Spagna e nell' America meridionale, poi protagonista militare negli anni dell'unificazione a fianco di Garibaldi. A questa prima traccia, in un Regno come quello sardo strettamente collegato al potente vicino francese, si deve aggiungere una seconda pista: il modello della massoneria francese, bene inserita nel quadro pubblico e istituzionale, ma anch'essa portavoce di una borghesia «moderna» e tendenzialmente laica e repubblicana, come sottolineava la divisa adottata durante le giornate le' 48, Liberté Egalité Fraternité. A questo modello si richiamano i testi costitutivi, le ispirazioni politiche, persino la divisa adottata dal nuovo Grande Oriente Italiano: Libertà Uguaglianza Fratellanza. Ancora una volta, le parole chiave erano modernità, laicismo, apertura economica e sociale, protagonismo delle nuove classi dirigenti.
Al centro di questo libro si colloca la storia degli inizi di questa esperienza massonica che percorse, quasi in simbiosi, la fase finale del processo di unificazione dell'ltalia. Uno degli elementi che emergono con chiarezza da questa ricerca è il forte intreccio fra il processo di unificazione dell'ltalia e lo sviluppo della massoneria italiana tra la metà del 1859 (quando l'ltalia era una «entità geografica» composta da sette Stati sovrani e la massoneria praticamente non esisteva) e la fine del 1861 quando Vittorio Emanuele II regnava su uno Stato unitario e le officine torinesi organizzavano la «Prima costituente massonica» a cui parteciparono i rappresentanti di 23 officine italiane.
Un altro filone della ricerca -compiuto attraverso un'analisi delle carte costituzionali, dei regolamenti e dei verbali delle riunioni degli organi dirigenti del Grande Oriente Italiano, quindi un approccio più interno, argomento finora poco studiato- mette in evidenza come pur ispirandosi a idee e metodi «prepolitici», la massoneria italiana non era un partito ma voleva essere un'organizzazione appunto massonica, con stile, comportamenti e rituali ereditati dalla tradizione liberomuratoria precedente.
Una ricostruzione pertanto che affronta la questione «massoneria» da molti punti di vista. Verso l'esterno, analizzando il ruolo che la massoneria svolse nel periodo immediatamente precedente alla proclamazione del Regno d'Italia, quindi il rapporto con la politica, con l'istituzioni e con la società civile. Verso l'intemo, studiando i comportamenti, le dinamiche organizzative e gli uomini che costituirono le prime logge a Torino e contemporaneamente diedero vita a un organismo massonico nazionale, non l'unico presente nella penisola, ma sicuramente il più determinato ad affermare la sua supremazia.
Perciò una storia al contempo locale e nazionale, risorgimentale e massonica, supportata da una corposa sezione documentaria con testi inediti o difficilmente reperibili e consultabili.
Una storia di logge e di uomini, a cui Demetrio Xoccato dedica un interessante capitolo prosopografico, che operarono e vissero nella metropoli subalpina che fu nei primi anni '60 la prima capitale dello Stato italiano.
Marco Novarino
Giuseppe Vatri
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