La Royal Society nasceva nel 1660 a Londra dopo una lunga, quasi ventennale gestazione. Le riunioni che porteranno alla
prestigiosa fondazione cominciano intorno al 1645 per iniziativa di Haak, un tedesco originario del Palatinato, e di
Wilkins, il cappellano del principe palatino. La Yates ha dimostrato con dovizia di dati come dal matrimonio del principe
palatino con Elisabetta Stuart d’Inghilterra sortisse l’abbondante letteratura rosacrociana del Seicento. L’Europa
protestante vide nel matrimonio la possibilità di fermare la Controriforma cattolica e la potenza asburgica dominante .
È
in quel clima fervido di speranze per una riforma generale delle arti, delle scienze, della religione, che i manifesti
rosacrociani (1614) destano entusiasmo in tutta Europa. E le speranze per la riforma universale, brutalmente troncate dalla
guerra dei trent’anni, si concreteranno quarant’anni dopo, almeno per i territorî scientifici, proprio nel baconianesimo
della Royal Society. Sappiamo che tra i fondatori della società figuravano Elias Ashmole e Robert Moray, entrambi
massoni da quasi vent’anni e soci influenti, al punto che Isaac Newton, il grande personaggio della Royal Society, ha per
molto tempo studiato l’antologia di Ashmole sugli alchimisti inglesi . E, per comune intento di superare definitivamente i
conflitti religiosi che avevano devastato l’Europa, era proibito, nelle riunioni della Royal Society,così come lo era anche
nelle riunioni massoniche, parlare di religione.
Tra gli altri fondatori della Royal Society appare anche Cristopher Wren, il famoso architetto della cattedrale di S. Paolo,
Gran Maestro della massoneria operativa . La sintomatica presenza di questo architetto d’influsso vitruviano-palladiano
nella società che vedeva massoni e studiosi d’alchimia e pensiero rosacrociano ci introduce alla fondamentale influenza
del De Architectura di Vitruvio sulla Libera Muratoria.
In Inghilterra Vitruvio conosce una fortuna straordinaria in quel lasso d’anni che vede il fervore di riunioni e la
fondazione della Royal Society, la fondazione della Gran Loggia Unita d’Inghilterra nel 1717, e la pubblicazione delle
Costituzioni massoniche di Anderson del 1723. Periodo che i manuali di storia dell’arte definiscono "palladiano",
fenomeno esclusivamente, tipicamente inglese, tanto che Anderson, nelle Costituzioni, lamenta con cognizione che "il
grande Palladio non fu tuttavia sufficientemente imitato in Italia"
Il testo di Vitruvio viene riscoperto e pubblicato in Italia nel Cinquecento: quattro edizioni latine e nove in
italiano, senza contare le copie manoscritte e disegnate da architetti di grande fama. In Europa, salvo due edizioni
cinquecentesche, la prima a consacrare la fama di Vitruvio tra gli architetti è del 1649, ad Amsterdam.
È un’edizione quanto mai ampia, che raccoglie i commenti di Daniele Barbaro ed Henry Wotton . Nella
concezione di Daniele Barbaro l’architettura "sopra ogni Arte, significa cioè rappresenta le cose alla virtù" . Il pensiero era
condiviso anche dal Palladio, che nel suo trattato sull’architettura, dove dichiara Vitruvio suo "Maestro e guida", aveva
posto a frontespizio un tempio con la virtù in trono sulla sommità: il suo trattato innalza letteralmente "un tempio alla
virtù". Palladio che, giova ricordarlo, aveva compiuto il tradizionale percorso del maestro muratore , riteneva che l’arte
poggiasse su principî universali e perciò approssimasse alla sapienza. E il suo amico Barbaro sosteneva che la "virtù
consiste nell’applicazione": la si raggiunge edificando.
Quanto a Wotton, nei suoi commentarî a Vitruvio, ricordava che il "Maestro Vitruvio" invitava a non essere un
"Artefice superficiale e malcerto; ma un uomo che si immerge nelle Cause e nei Misteri della Proporzione" (corsivi e
maiuscole come nel testo). Henry Wotton è altra persona legata al movimento rosacrociano che ha origine nel Palatinato
giungendo addirittura a un culto per Elisabetta, la moglie del principe palatino, che durò tutta la vita .
Ma primo promotore della riscoperta dell’architetto e trattatista romano è Inigo Jones, amico di Wotton, architetto
inglese e massone cui si deve l’avvio dello stile palladiano che avrà stessa, straordinaria fortuna anche negli Stati Uniti
d’America: basti pensare alla Casa Bianca.
Inigo Jones, in esordio di carriera, viaggiò tra il 1613 e il ’14 tra Italia e Germania. Nel nostro paese studiò attentamente
l’architettura antica, Vitruvio, e naturalmente Palladio; in Germania, dove lavorò anch’egli al servizio del principe
palatino, il protettore dei rosacrociani, ebbe modo di approfondire gli studî su Vitruvio: stabilendo un’intensa amicizia col
vitruviano Salomon de Caus, architetto francese protestante col quale nascerà un sodalizio che avrà un determinante
seguito in Inghilterra negli anni Quaranta, nella stagione palladiana. De Caus, che progettò il giardino del castello di
Heidelberg, dove viveva il principe palatino, connotandolo di una marcata flessione esoterica ed ermetica, nello stesso giro
d’anni pubblica Les raisons des forces mouvantes, fortemente influenzato dai capitoli vitruviani sulla meccanica. Inigo
Jones e Salomon de Caus, "sotto l’influsso della riscoperta di Vitruvio, coltiveranno quelle discipline che Vitruvio
raccomanda come indispensabili per il vero architetto: le arti e le scienze basate sul numero e la proporzione, la musica, la
prospettiva, la pittura, la meccanica e così via.". Tornato a Londra Inigo Jones progettò per la città un grandioso piano
articolato significativamente in tre poli, distrutto purtroppo dall’incendio del 1666 . E a un esame attento il progetto di
triarticolazione della città discende dagli attenti, continui studî vitruviani, durante i quali Inigo Jones si volle perfino
procurare disegni di Palladio sul trattato vitruviano.
A tentare una sintesi, appare chiaro che il recupero di Vitruvio, del suo trattato e del suo modus operandi ci riconduce ogni
qual volta, in quell’epoca, a persone direttamente o indirettamente legate al mondo massonico. Palladio, che è il primo,
con Daniele Barbaro, a riscoprirlo, conobbe ancora le antiche corporazioni muratorie. Inigo Jones e quindi Cristopher
Wren, entrambi massoni. De Caus e Wotton, di cui non sappiamo se fossero massoni, sono però legati al rosacrocianesimo
che si sviluppa dal Palatinato, come lo stesso Inigo Jones. E al rosacrocianesimo d’impronta palatina sono legati molti
esponenti della Royal Society, anch’essi massoni, e lo stesso Wren, Gran Maestro della Massoneria operativa, architetto
vitruviano, cioè cultore di scienze e perciò promotore della Royal Society.
Infatti molti storici sostengono che il palladianesimo angloamericano sia, di fatto, lo stile architettonico della
Massoneria. D’altronde un’attenta lettura delle Costituzioni di Anderson del 1723, sceverando mito da storia, come
conviene fare anche con i testi alchimistici, conduce nella medesima direzione. Il primo architetto storico menzionato da
Anderson è Vitruvio, "padre di tutti gli autentici architetti". Seguono a ruota, tra le figure storiche di "autentici architetti"
Palladio e Inigo Jones, "Grande Maestro Muratore": "al tempo di Augusto, sotto il cui regno nacque il Messia, Grande
Architetto della Chiesa, visse Vitruvio, il Padre di tutti gli Autentici Architetti fino a oggi il Grande Palladio non fu
tuttavia sufficientemente imitato in Italia, ma giustamente esaltato dal nostro Grande Maestro Muratore Inigo Jones" .
Chiude la carrellata Cristopher Wren, cui spettano lodi e menzioni .
Non è dunque un caso se la prima edizione londinese del De Architectura di Vitruvio esca qualche anno dopo le
Costituzioni di Anderson, con i commenti di Barbaro, Wotton e naturalmente Inigo Jones e nel giro di poco tempo, dopo
una totale assenza nel mercato librario, si registrano ben cinque edizioni di cui una replicata l’anno successivo, cosa, a
quei tempi, da best seller.
È da immaginare che persone così autorevoli, architetti e scienziati, soci della Royal Society, urbanisti, trattatisti e
poeti abbiano contribuito attivamente alla edificazione della massoneria speculativa almeno quanto hanno contribuito
all’edificazione della città, come voleva Vitruvio, e alla diffusione del suo stile. È da immaginare che abbiano plasmato il
lavoro di loggia come plasmavano le fasi di progettazione e realizzazione architettoniche. È da immaginare insomma che
abbiano introdotto loro, nel rituale, non solo le copiose citazioni da Vitruvio, ma la stessa struttura concettuale del "padre
di tutti gli autentici architetti".
Ho detto che per Palladio l’arte si avvicina alla sapienza, ma la sua era sintesi del pensiero vitruviano, non
escogitazione autonoma. Per Vitruvio l’architetto è uomo che si muove a suo agio sia per esperienza che per raziocinio,
versato in molti campi e discipline; l’animo nutrito dalla filosofia, evita l’arroganza e la parzialità, deve cioè essere
tollerante. È evidente che tale perfezione etica e filosofica non può essere raggiunta che da "coloro che fin dall’età puerile
salgono per questi gradi di dottrine". Ma la ragione della necessità di essere versato nello scibile umano, oltre la pratica
che porta l’architetto a dover costruire opere per le più svariate funzioni, è che solo l’insieme delle discipline conduce a
una "scienza universale": alla sapienza. Solo le disparate discipline, nel loro insieme, ricostruiscono, l’universo intero. E
questo Vitruvio lo spiega con il principio di corrispondenza tra microcosmo, l’uomo, e il macrocosmo, l’universo: " Io non
penso che taluni possano a ragione chiamarsi così di subito Architetti, se non coloro che fin dall’età puerile salendo per
questi gradi di dottrine, e nutriti della cognizione di molte scienze e arti, giugneranno al più alto colmo dell’Architettu-
ra tutte le scienze hanno fra loro una corrispondenza e una comunicazione: perché la scienza enciclopedica, ossia
universale, è, a guisa di un corpo intero, composta da tutti questi membri" .
Credo che questa descrizione dell’architetto
sapiente, tollerante, riflessivo e attivo, inserito nel cerchio cosmico , si attagli abbastanza a ciò che dovrebbe essere il
massone, e certamente la sapienza deve illuminare il lavoro d’entrambi.
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