Sono due concezioni opposte del tempo,che si manifestano rispettivamente nella tradizione del
mondo classico pagano e nella tradizione giudaica e cristiana antica, anche se la concezione greca,
ellenistica e greco-romana relativa al tempo non si può ridurre a quella ciclica e se, d'altra parte, in
alcune rappresentazioni giudaiche riguardanti il tempo ritornano modi ed espressioni che si confanno
piuttosto alla concezione ciclica.
Il pensiero classico pagano, sin dalla sua preistoria, si è rappresentato il tempo secondo l'immagine di
una ruota o di un cerchio che ritorna su se stesso da sempre e per sempre sotto l'azione del
movimento degli astri che ne regolano il corso.
Di qui il tempo ciclico è detto anche cosmico, esso è determinato e misurato dalla rivoluzione delle
sfere celesti e, per il suo svolgersi ordinato e puntuale secondo la figura appunto del cerchio, è
l'immagine mobile dell'eternità immobile e sua imitazione come dice Platone nel Timeo.(1)
Per la tradizione ebraica e cristiana invece il tempo è legato alla creazione e come punto di partenza
della discussione viene preso il primo versetto del Genesi: "In principio Dio creò il cielo e la terra ". Il
tempo è creato con il mondo e, da questo punto iniziale, si sviluppa unilateralmente in avanti
progredendo verso un futuro che avrà un limite. Il tempo così è una realtà che ha un inizio e che avrà
una fine,è compreso fra due punti ed è rappresentato perciò da una linea.
S.Agostino ,nella "Città di Dio " presenta le due concezioni opposte del tempo, la ciclica e la
lineare, dimostrando quanto la prima sia fallace specialmente per quanto riguarda la teoria della
reincarnazione delle anime, cioè della metempsicosi a cui la concezione ciclica conduce
inevitabilmente. In questa concezione, non esistendo un principio del tempo, un punto in cui il
movimento inizia,nè una sua fine, ma il tutto svolgendosi in modo uguale da sempre e per sempre, la
durata del cosmo, imitata dalla Ruota del tempo, è una ripetizione di eventi,chiamata con un termine
preciso:anakylosis,cioè un ritorno eterno su se stesso.
Questa immagine è diventata il titolo di uno dei libri più interessanti di Mircea Eliade: " Il mito
dell'eterno ritorno", in cui l'autore allarga le sue considerazioni a tutte le civiltà che hanno condiviso
questa concezione del tempo. Forse può essere di qualche utilità ricordare, qui di seguito le diverse
posizioni in materia di concezione del tempo nella tradizione classica, per passare poi a quella
cristiana.
Già nella Teogonia di Esiodo (2)(VIII secolo) viene postulata l'esistenza ab aeterno del
Caos,dell'abisso primordiale da cui tutto ha origine e che persiste una volta formatosi il cosmo , come
punto dell'evoluzione. In un inizio senza inizio sono posti tre principi presentati come tre personaggi
mitologici: il Caos, Gaia (la terra), Eros (l'amore). Da essi per evoluzione tutto è stato fatto. Qui non
si parla esplicitamente di Chronos (il Tempo), ma la sua nozione come realtà primordiale è
implicitamente ammessa all'inizio del divenire. Il concetto di tempo infatti è insito nella successione, il
tempo non è nient'altro che la misura della distanza tra il prima e il dopo, come dirà Aristotele. La
Teogonia di Esiodo va collocata tra le più antiche rappresentazioni cosmogoniche dell'Occidente,
ma non originali, in quanto presuppongono le cosmogonie del mondo orientale antico. Ciò che
interessa in queste rappresentazioni è che il tempo viene pensato in categorie mitiche, il pensiero
primitivo è incapace infatti di pensare razionalmente sulla base di concetti. Si ricorre così al tempo
primordiale (in tedesco Urzeit) che non è nient'altro che il tempo prima del tempo o la proiezione del
tempo storico alle origini.
Il tempo viene immaginato come un'entità astratta, ma anche concreta,
personale, ma anche impersonale, come vedremo più chiaramente in altri sistemi mitologici (
specialmente nei sistemi gnostici cristiani ancorati alla medesima struttura del pensiero mitico), in cui il
tempo è un Eone aiòn, tempo e spazio illimitato, e che viene quindi immaginato come se fosse un
personaggio implicato nel dramma psicologico delle origini.
E' possibile che dalla Teogonia di Esiodo siano stati tratti alcuni elementi della cosmogonia orfica, che
peraltro dobbiamo ricostruire dalle versioni diverse in cui ci è stata tramandata.
Nel primo dei frammenti orfici raccolti dal Kern,(3) una citazione di Aristofane, è detto che in
principio c'erano il Caos, la Notte, il nero Erebo, il Tartaro. La notte genera l'Uovo primordiale dalla
cui fecondazione nasce Eros; a questa generazione seguono tutte le altre. In questa versione il
principio originario è la Notte, il tempo segue. Ma dalle altre versioni appare che il tempo è il
principio di tutte le cose,"la prima causa di tutte le cose "come si legge nel frammento 68. Un'altra
testimonianza in questo senso è quella di Ferecide di Siro, verso la metà del VI secolo a.c.,una delle
più antiche fonti della concezione orfica del tempo.
Chronos,Zeus e Chtonie sono tre entità primordiale e dalla semenza di Chronos sono nate le materie
fondamentali: il fuoco,il soffio d'aria,l'acqua. Il pregio di questa concezione consiste nell'affermare che
il principio dell'essere non è la materia,in principio invece c'era il tempo, un elemento cioè di natura
spirituale, da cui provengono la materia o le materie fondamentali stesse.
Non si può escludere che Chronos come figura cosmologica primordiale possa derivare dalla
ipostatizzazione di Zrvan akarana (il tempo senza fine) della concezione iranica. In questo caso però
il prestito non risalirebbe a tempi remoti. Perchè voglio sottolineare questo aspetto? Perchè quello
della datazione è uno dei problemi che ci si pone quando si parla degli Orfici. Infatti se è certo che
già prima di Socrate c'erano delle conventicole orfiche, non è possibile accertare, sulla base della
critica storica che cosa risalga veramente ad esse, dato che la teogonia orfica ci è nota
principalmente dalle citazioni dei Neoplatonici, i quali amavano rifarsi ai miti orfici in quanto
esprimevano dottrine affini alle loro. E fu dalle citazioni dei Neoplatonici che le rappresentazioni
orfiche entrarono a far parte dei sistemi gnostici, frammenti dei quali sono tramandati nel famoso
trattato della prima metà del III secolo d.c.:l'Elenchos.
In questo contesto trova posto una particolare concezione antropologica, anch'essa destinata ad
essere ripresa dagli Gnostici, quella dell'uomo prigioniero rinchiuso nel tempo senza possibilità di
evadere, almeno con le forze naturali. Incombe sull'orfismo la concezione del corpo per sua natura
peccaminoso in quanto nato dalle ceneri dei Titani fulminati da Zeus. L'anima di natura divina è
seppellita nel corpo in cui si trova secondo un giuoco di parole ricordato da Platone nel Fedone e
ripreso da Clemente Alessandrino negli Stromata: il corpo (soma) è tomba (sema) dell'anima. Caduta
nel corpo ed avendo peccato, dopo la morte, l'anima è destinata ad errare passando da un corpo
all'altro. E' il ciclo delle nascite dottrina che di fatto si configurava come una sopravvivenza dell'anima
alla morte.Alcuni testi parlano di un ritorno delle anime sulla terra di Ade .
A questo punto si osserva chiaramente che la nozione ciclica del tempo è postulata dall'eterna
vicenda del ciclo delle nascite. Ma nelle rappresentazioni degli Orfici si è fatta strada anche l'idea del
tempo come realtà primordiale: in principio c'era il Tempo. La liberazione dalla fatalità del ciclo si
otteneva attraverso l'iniziazione ai Misteri, ma si tratta di una salvezza riservata soltanto ad un piccolo
gruppo di iniziati.
I Pitagorici, pur differenziandosi dagli Orfici in ciò che concerne le speculazioni di tipo teogonico e
cosmogonico,concordavano però perfettamente per quanto attiene alla questione della preesistenza
del tempo e del suo ripetersi ciclico. Base della loro riflessione sul tempo era la dottrina sull'origine
divina dell'anima in un mondo superiore e del peccato che l'anima deve espiare nella prigione del
corpo mediante la metempsicosi in un ciclo di nascite finchè non abbia raggiunto la purificazione che
la libera dal ciclo stesso. Ma a differenza degli Orfici non è l'iniziazione ai Misteri bensì la Filosofia,
l'esercizio dell'amore del sapere, che opera il ritorno alla felicità della vita beata.
La dottrina riguardante il ciclo universale e l'eterno ritorno degli accadimenti viene attribuita,nelle
fonti, allo stesso Pitagora. Porfirio, nella "Vita di Pitagora", cita una tradizione antica in cui figurano i
tre punti principali della filosofia pitagorica: 1) L'immortalità dell'anima, 2)la sua trasmigrazione da un
corpo all'altro, 3) il ripresentarsi,entro certi periodi, degli avvenimenti di una volta, donde la
convinzione che nulla è assolutamente nuovo sotto il cielo e del ripetersi ciclico delle cose.
Una precisa idea del tempo soggiace anche alla concezione dell'eternità della sostanza, idea comune
ai Fisici presocratici e relativa alla materia primordiale che permane sempre la stessa, sebbene mutino
le sue modalità. Il termine adottato in questo contesto è quello di Natura (physis) in quanto principio
da cui provengono tutte le cose. Tale principio è l'Acqua, per Talete, l'Infinito per Anassimandro,
l'Aria come soffio vitale per Anassimene, il Fuoco, visto come l'elemento che a tutto dà la vita e che
tutto distrugge , da Eraclito. Ora la materia eterna ha questo di specifico, non essendo mossa da una
causa esterna ( che sarebbe ad essa co-eterna), ha in se stessa la ragione del proprio movimento, del
suo divenire. Ma il movimento comporta di per sè un prima ed un poi, cioè una successione
temporale. Ne deriva, anche se non è detto esplicitamente, che il tempo esiste ab aeterno con la
materia e con essa diviene, per giungere ad un punto fisso dell'evoluzione, che è poi il punto di
partenza e per ricominciare ineluttabilmente il ciclo, e così per sempre.
Questa concezione è già in Talete quando dice che tutte le cose ritornano al principio, prima della
loro esistenza anche se l'idea viene espressamente affermata solo da Anassimandro: dall'Apeiron
originario, materia che contiene in sè tutte le proprietà particolari di ogni altra materia, tutto proviene
e alla materia originaria tutto ritorna per annullamento in essa. Per Eraclito (4) il principio primo
sempre "fu, è e sarà un fuoco eternamente vivente,che secondo misura si accende e secondo misura si
spegne". Il filosofo spiegava il processo eterno attraverso due cicli cosmici, uno piccolo e uno
grande: un ciclo all'in giù, di degradazione e un ciclo all'insù, un cammino a ritroso, di risalita dalle
forme della materia alla forma originaria. Di qui la visione di un doppio processo che si svolge in
periodi fissi di immensa durata.
Un nuovo impulso alla speculazione cosmogonica fu dato da Empedocle,nato ad Agrigento nel 492
a.c. . Egli sostituì alla sostanza unica dei Fisici della Ionia la molteplicità degli elementi originari. Essi
sono quattro: fuoco,aria,acqua,terra. A loro riguardo non si può parlare nè di origine nè di fine, ma
soltanto di mescolanza e cambiamento in un ciclo eterno:la loro unione porta all'unità dell'essere e la
loro separazione alla molteplicità. Questi due processi avvengono in due periodi cosmici, ciascuno
della durata dell'anno del mondo di cui parlavano gli astronomi babilonesi, periodi che non cessano
mai di alternarsi in un ciclo eterno e ineluttabile imposto dal Fato. La fatalità del moto eterno degli
atomi, secondo Democrito, trovò nel De Rerum Natura di Lucrezio, rappresentante dell'epicureismo
romano, un'espressione poetica e una mirabile sintesi in questi versi:
Eadem sunt omnia semper.... nec magis id nunc est neque erit mox quam fuit ante.
Cioè: nulla si crea e nulla si distrugge.
Anche gli Stoici aderirono al mito dell'eterno ritorno come rotazione del cerchio su se stesso in un
punto. Questo punto è il Fuoco, il Quale si identifica con la sostanza eterna primordiale e, in quanto
la unifica e la pervade, viene chiamato anche Spirito. Il Fuoco-Spirito è Dio stesso visto come
"ragione seminale" (Logos spermatikos) del mondo. Secondo la concezione stoica, quando gli astri
ritornano allo stesso punto in cui l'universo si formò ci sarà la conflagrazione universale e l'inizio di un
nuovo ciclo, in cui torna a compiersi ogni avvenimento accaduto nel precedente,con un determinismo
assoluto. E questo si compirà non una sola volta, ma all'infinito.
Ciò che deriva da questa rapida sintesi che ho tracciato e senza considerare tutte quelle forme di
pensiero orientale che postulano anch'esse la ciclicità del tempo è l'impossibilità di giungere ad un
filosofia della storia in cui venga dato peso alla libera scelta dell'uomo e quindi alla creatività e alla
novità del processo storico. Ne deriva anche un concetto particolare di salvezza, di una salvezza
"misterica" e quindi atemporale, mitica, la quale opererebbe nella coscienza dell'uomo attraverso la
celebrazione di un "Mito" che in definitiva non è nient'altro che il fac-simile del mito cosmico
dell'eterno ritorno.
Ben diversa è la visione lineare del tempo e quindi della storia. Essa è basata sulla cosmogonia
creazionista espressa dal primo versetto del libro del Genesi della Bibbia ebraica: "In principio Dio
creò il cielo e la terra". Visione opposta a quella greca in quanto la creazione del mondo rappresenta
il " principio " del tempo. Il tempo ha quindi un inizio perchè è creato con il mondo e perciò stesso
avrà fine, non essendo altro che la misura delle fasi della successione di ciò che esiste.
Viene così a cadere la concezione del tempo senza inizio, come anche quella serie di
rappresentazioni di eventi collocati in un tempo prima del tempo reale e che sono visti come il tipo
anzi l'archetipo di eventi che si riprodurranno nella storia, come accadeva nel Neoplatonismo e di quì
nel Manicheismo e in alcuni sistemi gnostici. D'altra parte se la nozione di tempo è insita in quella
della durata delle cose, il tempo tende alla synteleia, cioè al suo compimento o fine insieme a tutte le
cose. E' questa l'idea che viene espressa dall' Apocalittica ebraica e nel cristianesimo dall'Apocalisse
di Giovanni. Il tempo ha una fine. Esso dunque è compreso tra un punto iniziale e uno finale e tra
questi due estremi scorre la storia del mondo come su una linea retta.
Se la successione del tempo inizia da un punto rappresentato dalla creazione, viene rotta la figura del
cerchio che ruota su se stesso come quella del ripetersi eterno degli avvenimenti e si delinea anche la
differenza tra la linea del tempo e l'eternità. Prima del tempo e dopo il tempo non c'è che Dio nella
sua simultaneità della sua esistenza o della sua eternità. Quindi l'eternità non consiste tanto
nell'assenza di successione, del prima e del poi, quanto nell'essere "tutta nello stesso momento ". Non
c'è che Dio assolutamente trascendente rispetto al cielo e alla terra da Lui creati.
Le conseguenze di questa concezione del tempo si ripercuotono nella concezione della storia e dell'
uomo: avvenimenti e persone hanno il carattere dell'irripetibile e dell'unico. Viene così abolita la
concezione secondo cui l'esperienza vissuta possa ritornare a ripetersi nel susseguente ciclo del
tempo, come viene spazzata via qualsiasi idea di metempsicosi, palingenesi e di un ritorno senza fine
al passato secondo lo schema del ciclo fatale.Tutto avviene una sola volta,gli uomini e gli eventi non si
ripetono.
La concezione biblica di un tempo lineare ha sostenuto il pensiero dell'uomo occidentale per almeno
due millenni e ha sviluppato l'idea che il tempo esista come un unicum assoluto. La scoperta di
Einstein che la velocità della luce appare la stessa a ogni osservatore, in qualsiasi modo si stia
muovendo portò alla definizione della teoria della relatività e all'abbandono dell'idea che esista un
tempo unico ed assoluto. (5) Se le nuove leggi della scienza non riconoscono un tempo assoluto sorge
spontanea la domanda del perchè noi ricordiamo il passato e non il futuro. Quando i fisici tentarono
di unificare la legge di gravità con la meccanica quantistica introdussero l'idea di tempo immaginario.
Esso è indistinguibile dalle direzioni nello spazio. Eppure se ci riferiamo al tempo reale che noi
viviamo ci accorgiamo che c'è una grande differenza fra le direzioni avanti e in dietro del tempo.
Partiamo da un'esempio che aiuterà la comprensione della questione.
Immaginiamo una tazza colma d'acqua che cade da un tavolo e va a frantumarsi sul pavimento. Se
filmiamo il fatto rivedendo la scena possiamo facilmente accorgerci se il movimento scenico va in
avanti o all'indietro. Se la scena è proiettata all'indietro vedremo i cocci riunirsi rapidamente e
ricomporsi in una tazza che balza sul tavolo. Se non esiste un tempo unico perchè non accade mai
che noi vediamo accadere questa scena nel tempo reale che viviamo?
Perchè questo fatto è proibito dalla seconda legge della termodinamica. Questa dice che in ogni
sistema chiuso il disordine o l'entropia aumenta sempre col tempo. Una tazza sul tavolo è in uno stato
di grande ordine, mentre una tazza rotta sul pavimento è in uno stato di grande disordine. Si può
dunque passare rapidamente dalla tazza integra sul tavolo nel passato alla tazza rotta sul pavimento
nel futuro, ma non viceversa. (6)
L'aumento col tempo del disordine o dell'entropia è un esempio della cosiddetta freccia del tempo,
qualcosa che distingue il passato dal futuro, dando al tempo una direzione ben precisa. Esistono
almeno tre frecce del tempo ben distinte. Innanzitutto c'è la freccia del tempo termodinamica, poi c'è
la freccia del tempo psicologica che è la direzione in cui noi sentiamo che trascorre il tempo, la
direzione in cui noi ricordiamo il passato ,ma non il futuro. Infine c'è la freccia del tempo
cosmologica: la direzione del tempo in cui l'universo si sta espandendo anziché contrarsi.
Esaminiamo dapprima la freccia del tempo termodinamica. La seconda legge della termodinamica
risulta dal fatto che esistono stati disordinati molto più numerosi di stati ordinati. Se consideriamo i
pezzi di un puzzle in una scatola vedremo che esiste un solo stato in cui tutti i pezzi formano una figura
completa. Di contro esiste un numero grandissimo di disposizioni in cui i pezzi sono disordinati e non
compongono un'immagine.
Supponiamo ora per esempio che Dio abbia deciso che l'universo debba finire in uno stato di grande
ordine, ma che non abbia alcuna importanza in quale stato sia iniziato anche se sarà necessariamente
uno stato disordinato. Ciò significherebbe che il disordine è destinato a diminuire nel tempo.
Vedremmo allora i cocci ricomporre la tazza. E' ovvio che ciò non può accadere sempre per il
secondo principio della termodinamica. (7)
Prendiamo ora una memoria di un computer. Apparentemente essa compone in modo ordinato
migliaia di dati disordinati che noi immettiamo in essa, in realtà per produrre questo ordine ha
prodotto calore usando energia elettrica . Questo calore,che viene eliminato dal ventilatore del
computer, non è che la tangibile testimonianza che in realtà nuovo disordine si è aggiunto all'universo
confermando ancora una volta il valore del secondo principio della termodinamica. Ora è lecito
supporre che anche il pensiero umano che per verificarsi ha bisogno di energia e produce calore
funzioni analogamente alla memoria di un computer. Infatti entrambi non conoscono il futuro, ma solo
il passato. Ormai i fisici hanno accertato che il nostro senso soggettivo della direzione del tempo è
determinato nel nostro cervello dalla freccia del tempo termodinamica.
Ma per quale ragione deve esistere la freccia del tempo termodinamica? Perchè l'universo doveva
essere in uno stato di ordine all'inizio e non trovarsi sempre in uno stato di grande disordine? E perchè
la direzione del tempo in cui aumenta il disordine è la stessa in cui l'universo si espande?
I fisici affermano che secondo la teoria classica della relatività generale non si può affermare in modo
certo che l'universo sia iniziato in modo ordinato. Tuttavia se fosse stato disordinato già all'inizio tale
disordine sarebbe stato destinato o a rimanere costante nel tempo o a diminuire. Ma ciò non si
accorda con le osservazioni fisiche che testimoniano ,visto il secondo principio della termodinamica
un aumento del disordine.
I fisici hanno osservato che la freccia del tempo termodinamica e la freccia del tempo dell'universo
puntano nella stessa direzione o che in altri termini il disordine aumenta nella stessa direzione del
tempo in cui si espande l'universo, un universo che non ha un confine.
Per ultimo essi affermano che solo in una fase di espansione dell'universo che si accompagni a una
freccia termodinamica del tempo è possibile l'esistenza di forme di vita intelligente. L'uomo per vivere
deve consumare cibo, che è una forma ordinata di energia e convertirlo in calore ,che è una forma
disordinata di energia e quindi può vivere solo in un sistema dove sia possibile un aumento
dell'entropia.
NOTE
(1)
Ora la natura dell'anima era eterna e questa proprietà non era possibile conferirla pienamente a chi
fosse stato generato: e però pensa di creare un'immagine mobile dell'eternità e ordinando il cielo crea
dell'eternità che rimane nell'unità un'immagine eterna che procede secondo il numero, quella che
abbiamo chiamato tempo. E i giorni e le notti e i mesi e gli anni, che non erano prima che il cielo
nascesse fece allora in modo che essi potessero nascere, mentre creava quello. Tutte queste sono
parti del Tempo e l'era e il sarà sono forme generate di tempo che noi inconsapevolmente riferiamo a
torto all'eterna essenza. Invero noi diciamo ch'essa era, che è e che sarà, e tuttavia solo l'è le
conviene veramente e l'era e il sarà si devono dire della generazione che procede dal tempo: perchè
sono movimenti, mentre quello,che è sempre nello stesso modo immobilmente, non conviene che col
tempo diventi nè più vecchio nè più giovane, nè che sia stato mai,nè che ora sia, nè che abbia ad
essere nell'avvenire; niente insomma gli conviene di tutto ciò che la generazione presta alle cose che si
muovono nel sensibile,ma sono forme del tempo che imità l'eternità e si muove in giro secondo il
numero.
(2)
In principio dunque vi era il Caos soltanto, ma poi nacquero Gea dall'ampio seno salda dimora per
sempre di tutti gli immortali che abitano le cime del nevoso Olimpo; e il calignoso Tartaro che è nel
profondo della terra spaziosa ed Eros, il bellissimo fra gli Dei immortali, che spossa le membra e che
di tutti gli Dei e di tutti gli uomini domina i cuori nel petto. Da Caos nacquero Erebo, le tenebre, e la
nera Notte. Da Notte nacquero Etere ed Emera, Gea generò prima,simile a se stessa, Urano,
affinchè la coprisse tutta quanta, poi generò gli alti monti , ameno soggiorno delle
Dee,delle Ninfe....... .
(3)
Da Principio c'era Caos e Notte ed Erebo nero e
l'ampio Tartaro,
ma non c'era terra nè aria nè cielo; e nel seno
sconfinato di Erebo.
Notte dalle ali nere genera anzitutto un uovo
sollevato dal vento,
da cui nelle stagioni ritornanti in cerchio sbocciò
Eros il desiderabile,
con il dorso rifulgente per due ali d'oro, simile a
rapidi turbini di vento.
E costui di notte mescolandosi con Caos alato
nell'ampio Tartaro,
feceschiudere la nostra stirpe, e per prima
la condusse alla luce.
Sino ad allora non c'era la stirpe degli immortali
prima che Eros avesse mescolato assieme ogni cosa;
ma essendo mescolate le une alle altre, nacquero
Cielo ed Oceano
e Terra e la stirpe senza distruzione di tutti gli Dei
felici.
Aristofane, "Uccelli" 693-702.
(4)
Il mondo di fronte a noi, il medesimo per tutti i mondi, non lo fece nessuno degli Dei nè degli
umani,ma fu sempre ed è e sarà fuoco sempre vivente, che divampa secondo misure e si spenge
secondo misure
Eraclito, Frammenti
(5)
Per noi fisici credenti la distinzione fra passato, presente e futuro è solo un'ostinata illusione.
Einstein.
(6)
...c'è una sola legge della natura-la seconda legge della termodinamica-che riconosce una distinzione
fra passato e futuro. Questa legge è responsabile della freccia del tempo,quella proprietà a senso
unico che non ha nulla di analogo nello spazio e che è distintamente riconosciuta dalla coscienza.
Arthur S. Eddington. - The Nature of Physical World
(7)
Per spiegare dove abbia le sue basi la struttura del cosmo e renderci conto dell'esistente distinzione
tra passato e futuro è necessario rifarsi alla creazione dell'universo:al Big Bang.
La struttura cosmica che è emersa dalla fornace primordiale aveva un grado elevatissimo di ordine;
tutta l'attività successiva dell'universo si è svolta aspese di quell'ordine che è stato disgregato. Ne
rimane ancora una quantità enorme, che non può però durare in eterno.
Paul Davies "Universi possibili".
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