Due diverse possibilità di conoscenza sono state assegnate all'uomo affinchè egli possa riconoscere e risolvere i vari aspetti della contraddittorietà, riuscendo così ad apprendere la verità. La prima capacità nasce dal contatto diretto e concreto con il mondo esterno, la seconda nasce dalla rielaborazione psicologica delle impressioni ricevute in " immagini dell'anima " che conducono a un pensiero e a una conoscenza emozionale e intuitiva.
La prima è la conoscenza viva della materia ( leggi pietra ), la seconda è la percezione psico-intellettuale delle forme ( forma grezza, quadrata della pietra). Fra questi due generi di conoscenza della realtà sorge una delimitazione fluida fra i campi del logico e del non-logico e la sintesi armonica fra questi due campi rimane da sempre la vera via che può condurre alla comprensione della realtà e della verità.
Su questa linea di sintesi fra tempo del sogno e stato di veglia si sviluppa il pensiero mitico al quale già le Upanishad avevano attribuito grande valore di realtà logica e cosmica. Se questa realtà viene misconosciuta, per esempio attraverso una demitologizzazione dei testi sacri oppure tramite una interpretazione dei sogni troppo figurativa o una desacralizzazione dei simboli e dei riti, per l'uomo sarà più difficile, se non impossibile, accedere al suo essere più intimo ed egli sarà privato del suo senso istintivo di affermazione della vita.
Un vero aiuto nel percorrere questa via di reintegrazione è rappresentato dal ritmo. Bisogna prospettarsi realmente una ritmica concezione della vita dell'uomo in armonia con i ritmi interiori e dell'universo. Un vero ritmo è infatti in grado di trascendere, cioè di far risuonare nella nostra esistenza concreta, il mondo primigenio. Dove e quando l'inconscio personale riesca a captare i ritmi primigenii degli archetipi universali ( cioè congiunzione fra micro e macrocosmo),allora avremo la possibilità di far rivivere quelle forze di rigenerazione creativa che nell'uomo, tradizionalmente inteso, non provengono dal cervello, bensì dal cuore oppure come dice esplicitamente la dottrina yoga : forze che si librano dal chakra della radice al chakra della fronte e che solo ritornando sul luogo del cuore, riconoscono quell'unica forza vera che riassume in sè tutte le altre forze.
In quest'istante il cuore riduce la bipolarità del ritmo a quel minimo impersonale, primigenio, appena sufficiente a mantenere l'esistenza biologica. Le onde del ritmo fluiscono scorrendo quasi eguali, così che la sua duplicità tende all'unità. L'uomo allora trasfonde di pari passo la sua coscienza in uno stato in cui vi è assenza di spazio e tempo. I poli opposti non rapresentano più contrasti da superare, ma anzi diventano confluenti, causa ed effetto si identificano e questo " tempo " ha un procedere sia in avanti che a ritroso oppure si arresta.
Ciò che importa è che la bipolarità del ritmo, quasi totalmente fusa, rende possibile una partecipazione a quel tempo del mondo primigenio privo di spazio e snodandesi in forma acustica, le cui " forme vuote "rappresentano l'ultimo ostacolo davanti al silenzio dell'illuminazione che è totalmente priva di tempo. Questo tempo può essere vissuto solo al di fuori dello spazio, cioè non quantitativamente, ma solo qualitativamente come un forma della massima intensità.
Anche nella mistica cristiana , nel sistema indiano Tantra , in quello Zen, nella via ermetica , quest' evento intensivo è il presupposto per ogni trasformazione spirituale essendo l'unica via che conduce dalla duplicità del nostro vivere quotidiano all'unità della vera essenza dell'uomo. Solo su questa via si raggiunge il mistero della coesistenza del tempo presente nel tempo originario e infinito e dell'individualità dell'uomo nella impersonalità infinita del Tutto.
Rhythm as a means of knowledge
Man has been given two different possibilities of knowledge so that he can recognize and resolve the various aspects of contradictory and in this way he can succeed in learning the truth.
Man's first capability is born by means of direct and concrete contact with the outside world, the second is born through the psychological re-elaboration of the impressions received in "the soul's images" that lead us to an emotional and intuitive thought and knowledge.
The first is the real knowledge of the subject (read stone), the second is psycho - intellectual perception of shapes (rough, square shape of the stone). Between these two types of knowledge of reality, there rises a fluid delimitation between the logic and non-logic fields and the harmonic synthesis between these two fields has always been the true way that can lead to the comprehension of reality and truth.
On this line of synthesis between sleeping and waking, one develops the mythical thought which the Upanishad already had attributed great value of logic and cosmic reality to. If this reality becomes known in an incorrect way, for example not making a myth of the sacred texts or through a too figurative interpretation of dreams or a desecration of symbols and rites, it will be more difficult, if not impossible, for the human being, to enter into his most intimate self and he will be denied his instinctive sense of affirmation of life.
A real aid in covering this road of reintegration is represented by rhythm. It is necessary to really look at a rhythmic conception of man's life in harmony with his interior rhythms and those of the universe. A real rhythm is, in fact, able to go beyond, that is, to make the primitive world resound in our concrete existence. Where and when our unconscious manages to intercept the primitive rhythms of the universal archetypes (that is, a conjunction between micro and macro cosmos), we shall have the possibility to let live again those creative, regenerative powers that in man, as we traditionally know him, do not come from the brain but from the heart or as explicitly expressed in yoga: powers that are in balance from the root of charka to the forehead of charka and only returning to the heart do they recognize the only true power that unites in itself all the other powers.
In this instant our heart reduces the bipolarity of rhythm to that minimum impersonal, primitive, hardly sufficient to maintain a biological existence.
The waves of rhythm flow almost equally, so that their duplicity tends to unite. Then man instils at the same pace his conscience in a state in which there is absence of time and space. No longer do the opposite poles represent contrasts to overcome, but they even become confluent, cause and effect identify themselves and this "time" can go either ahead or behind or can stop.
What is important is that the bipolarity of rhythm, almost totally fused, makes possible a participation in that time of the primitive world without space and unwinding in an acoustic form whose "empty forms" represent the last obstacle in front of the silence of illumination that is totally without time. This time can be lived only outside space, that is not quantitatively but only qualitatively as a form of the greatest intensity.
Even in the Christian mystic, in the Indian system Tantra, in Zen, in the hermetic way, this intense event is the presupposition for every spiritual transformation being this the only way that leads from the duplicity of our daily life to the unity of man's true essence. Only on this way can we reach the mystery of the coexistence of the present time in the original and infinite time and of man's individuality in the infinite impersonality of the All.
Translation courtesy of Anna Tentindo .
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