Iniziamo chiarendo il significato della parola “ermeneutica”.
Essa è la metodologia della interpretazione, del chiarire, dello spiegare.
Nasce in ambito religioso per definire la corretta interpretazione dei testi
sacri e poi nell’età del rinascimento italiano si sposta all’analisi dei
testi tout court, di qualsiasi ambito. Dicendo corretta interpretazione dei
testi sacri, evidentemente ci riferiamo a due modalità interpretative: la
prima, l’interpretazione linguistica atta a riconoscere la validità
d’origine di un testo, l’esatta attribuzione ad un autore, ad una corrente
di pensiero e di cultura. L’altra modalità, specifica per i testi sacri, è
l’interpretazione fideistica o, in senso più generale, spiritualista del
contenuto del testo.
Non è questa sommaria distinzione da
confondere con quella tra forma e sostanza, infatti, l’interpretazione del
testo in quanto tale, nella sua forma linguistica, non è rivolta alla pura
espressione formale, al contrario, si volge alla forma per riconoscerne la
sostanza nascosta nella forma. Ad esempio, se un termine ha un certo significato
in un ambito ben definito, quel termine ci svela, essendo stato usato in quella
frazione di testo, non solo che appartiene ad un determinato periodo storico e
ad un preciso ambito culturale, ma anche il significato dell’intero frammento
di testo. In italiano usiamo il termine Illuminismo per una specifica corrente
di pensiero dai forti connotati culturali e politici, mentre il termine Aufklarung,
che potrebbe essere tradotto sempre con Illuminismo, ma che con analisi
ermeneutica ha un diverso significato, purgato di connotati ideologico-politici,
ha valenze più letterarie e culturali; più opportunamente è da tradurre con
Rischiaramento. Il primo illumina le genti verso un cambiamento sociale, il
secondo rischiara le menti verso la comprensione della realtà. Quindi, si parte
dalla forma per giungere alla sostanza. L’altro livello o dimensione
dell’interpretazione ricerca i sensi nascosti che determinano una fede, si
interpreta dando dei significati d’ordine spirituale che non necessariamente
collidono con il significato semantico della parola o della frazione di testo.
Un modo appartiene più all’ambito
della filosofia mentre l’altro a quello dell’esegesi.
C’è una concezione che in un certo periodo si è andata affermando rispetto
alla filosofia come scienza dal rigore ineccepibile, nel senso della filosofia
come modalità del pensare umano in grado di rappresentare la realtà.
In quanto Liberi Muratori queste
concezioni ci lasciano alquanto distratti. Non sono queste le condizioni che
definiamo come necessarie per il nostro percorso d’elevazione umana e
spirituale. Tutto ciò che tenta di porre un termine allo sviluppo del pensiero
e dell’elevazione spirituale umana ci sembra autolimitante, ci sembra un colpo
di freno allo sviluppo della Gnosi umana. Per questo le ideologie ci appaiono
una castrazione del pensiero, dell’evoluzione progressiva del pensare e del
sentire dell’Uomo. Un Libero Massone dovrebbe partecipare alla nostra società
universale per superare le limitazioni del pensare, per dare spazi e dimensioni
altri da quelli che il mondo profano riesce ad elaborare e che poi
traumaticamente è costretto periodicamente a negare e reinventare. Lo scopo
della Libera Muratoria è quello di fornire uno sviluppo senza traumi, senza una
presunzione gnoseologica che dall’ontologia profana verrebbe limitata. Ciò
implica il riconoscimento che la Verità è un concetto trascendente e non
immanente, ma su questo ritornerò.
Il pensiero umano, pensiero
filosofico, teologico e scientifico, con Tommaso, Galilei, Descart e altri sommi
si è posto l’obiettivo di essere garante della rappresentazione fedele della
realtà e, sicuramente, sugli aspetti fenomenici ne è ha svolto il compito con
esemplare maestria. Ponendo quindi il pensiero filosofico come specchio in cui
la realtà, la Natura si rispecchia o almeno, come Kant meditava, ne riconosce
le strutture di base.
Oggi, l’idea che questo indirizzo
sia definibile come metafisico, e su ciò non si può essere che d’accordo
ignorando il senso negativo che tanti filosofi odierni tendono a dare del
termine metafisica, ci deve indurre a riscoprire i sensi nascosti del pensiero
metafisico, in termini moderni e con analisi ermeneutica.
Quando Heidegger riduce il pensiero
metafisico alla contemplazione della verità oggettiva o tutt’al più
all’osservarla, e quindi a riscoprirne le norme che nella realtà sono insite,
egli rifiuta la realtà come insieme sistemico di cui l’uomo è elemento
partecipativo e lo estranea dalla realtà, più precisamente dalla Natura,
configurando quella scissione che già la religione positiva aveva posto,
estendendo tale scissione a tutto l’essere cosmico, uomo, natura e aspetti
sovradimensionali dello stesso e della stessa natura.
Il Libero Muratore, superato
l’apprendistato, come Compagno incomincia a sviluppare un’osservazione
ermeneutica della Natura nei termini della scoperta dei suoi significati
misterici, quelli nascosti nell’intimo della Natura, quelli che non vengono
svelati neppure dall’individuazione delle leggi fenomeniche che controllano
gli accadimenti, sempre fenomenici, della stessa Natura. La Natura è da
scoprire non nei suoi accadimenti appariscenti, epifenomenici, che di ciò la
scienza con i suoi attuali sofisticatissimi metodi e strumenti è in grado di
fare, ma con una visione altra, nella sua sostanzialità metastorica e
metafisica. Il pensiero materialistico, positivistico, scientista ci descrive la
Natura nel suo apparire, nei suoi aspetti discorsivi, ma nulla può dire sulla
sua sostanzialità, su ciò che il senso del sacro e della spiritualità umana
possono dire ed intuire.
La Libera Muratoria, proprio perché non è metodo gnoseologico, si oppone
all’ipostatizzazione di una via prestabilita; essa non è “la via” e
neppure “una via” essa supera il concetto di via, quindi di metodo e di
metodologia, e si pone come “tensione” ontologica alla Verità.
L’epistemologia filosofica ci ha
insegnato che ogni legge scientifica è tale nella misura in cui può dimostrare
la propria fallacia e quindi superare se stessa con un modello interpretativo
maggiormente esplicativo. Ciò che non è dimostrabile come errato, parziale,
limitato al contingente storico non è scienza ma è fede, è cristallizzazione
del sapere e della conoscenza scambiata come Verità.
La concezione della Libera Muratoria come metodo di vita è riassumibile al
concetto della Libera Muratoria come ortoprassi[i],
C’è nelle due concezioni, la metodologica e l'ortopratica, apparentemente
diverse, la stessa unidimensionalità che Marcuse, tanti anni fa, denunciava
nell’immagine dell’uomo unidimensionale.
La concezione della Libera Muratoria
come ortoprassi, segue il filone della filosofia laica, del pensiero che nega la
dimensione metafisica; infatti, l'ortoprassi, corretto modo di agire, limita
tanto il pensiero che l’azione liberomuratori ad un essere per fare (comportarsi)
e necessariamente rischia di confluire nella corrente di pensiero del
pragmatismo anglosassone. Peggio ancora nel considerare la Libera Muratoria come
metodo.
Quando si sentono tali affermazioni,
anche da parte dei massimi livelli organizzativi della Libera Muratoria[ii],
si evidenzia la carente elaborazione del pensiero liberomuratorio,
l’adeguamento a logiche del passato, a filosofie del pensiero che la stessa
filosofia oggi ha superato.
Il pragmatismo anglosassone, con i suoi epigoni John Dewey e Ludwig
Wittgenstein, mira a considerare l’uomo non come osservatore e esploratore
della sostanzialità della realtà, ma come produttore, imprenditore di
conoscenza che trasforma la realtà. Non c’è bisogno di grandi meditazioni
filosofiche, è evidente che fin dai suoi primordi l’umanità si è posta
pragmaticamente in questi termini, ma non solo. È questo “non solo” che
rende carente e svela la soffocante autosufficienza del pensiero pragmatico, il
suo porsi in un vicolo cieco al quale, giunti alla fine, si osserva impotenti la
nebbiosità imperscrutabile della fine del cammino. Se la realtà è da
considerare solo nella sua accezione di causa produttiva, che trasforma la realtà,
che ne è del pensiero non produttivo quello che la realtà non vuol trasformare
ma cogliere le sue intime essenze? Però, è questo cogliere le essenze che
infastidisce il pragmatico, perché le essenze non sono di per sé produttive,
non modificano la realtà ma la definiscono in un’altra dimensione che esce
dal controllo dell’Uomo. Il pragmatico dicendo che osservare la realtà vuol
dire osservare per trasformare, non dice nulla di errato, così come non si erra
dicendo di considerare la Libera Muratoria come ortoprassi, dicendo di osservare
la realtà per definire un corretto comportamento. Ma sono visioni parziali e
unidimensionali, una materialistica e l’altra comportamentistica. Manca
l’altra parte, quella fondante, del discorso che è quello dell’osservare
per scoprire le norme regolative dell’essere umano nella sua dimensione
spirituale. In termini semplici, pragmatismo ed ortoprassi sono due modalità
del pensiero amorale, che nega la dimensione spirituale all’Uomo e alla Natura.
Scindere le conseguenze morali[iii]
dall’agire comporta necessariamente i guasti di un produrre concettualistico
giunto alla sua autogiustificazione, così come un comportamento corretto senza
definire i principi morali a cui riferirsi è affermazione general-generica che
non distingue la Libera Muratoria da una qualunque altra forma di approccio
spirituale, anzi questo ne è escluso per la riduzione ai soli comportamenti
senza considerare l’essenza del sussistere umano.
L’essere umano quando incominciò a
mescolare due diversi metalli per produrne un terzo, ad esempio il bronzo, non
si spiegava la modificazione in terza molecola di altre due mescolate tra loro,
non ne aveva le conoscenze scientifiche. E su questa parziale conoscenza però
sviluppava un sistema di rituali, di miti, di elaborazioni metafisiche che per
lui davano una senso alla Natura nel suo insieme, ponendosi sul piano della
sapienza, anche nel verso di farlo sentire componente vitale della Natura. Poi,
venne lo scienziato, che spiega la fusione molecolare dei metalli e distrugge il
pensiero metafisico. Ora sappiamo del potenziale conoscitivo della materia, ma
abbiamo perduto tutto del potenzia
le sapienziale della Natura, del
Cosmo, del Creato, comunque lo si metta.
Le religioni vorrebbero superare
questa frattura e dare un spiegazione in termini fideistici e finalistici del
creato, ma così facendo, riportando tutto ad un ente creatore. non spiegano
l’essenza della Natura; dicono chi la guida e giustifica ma senza rispondere
alle domande, ma come e perché? Infatti, quel come e perché è nella mente
divina, imperscrutabile all’uomo. Qui si evidenzia la limitatezza anche di
certi grandi del pensiero massonico, come Lessing e Goethe, che ripongono la
Verità ultima nel pensiero divino, come indicibile ed inconoscibile.
Il pensiero massonico non può porsi
in questo spazio autocensorio, deve avere il coraggio di andare oltre,
altrimenti non si distingue né dal pensiero scientifico né da quello religioso
e, ciò è più importante, non si definisce come pensiero altro, pensiero
sapienziale teleologico.
La Libera Muratoria se è altro, ha come necessità epistemologica ed
ermeneutica quella di coniugare il discorso sulla materia e quello sulla
sovramateria, ovvero il pensiero sulla struttura materica e sulla sovrastruttura
spirituale, sul sensibile e sul extrasensibile.
Sempre riguardo all’ortoprassi,
questa non aiuta a definire la Libera Muratoria come pensiero
soprasensibile, non fa riconoscere una sua visione d’ermeneutica esoterica.
L’esoterismo non trova lo spazio di giustificazione di sé nella concezione
dell'ortoprassi.
Se intendiamo l’esoterismo come strumento essenziale del pensiero
liberomuratorio è necessario scandagliarne i suoi significati non in termini
puramente di perfezionamento spirituale, che non lo distinguerebbe da altre
pratiche spirituali, ma specialmente in termini liberomuratori. L’esoterismo
in quanto strumento liberomuratorio, dal pensiero liberomuratorio deve trarre il
proprio significato e non può configurarsi in se stesso, ovvero limitare il suo
sviluppo all'interno di un esoterismo avulso da una casualità esplicativa e da
un percorso ben coordinato e indirizzato, altrimenti una qualunque persona
fortemente interessata all’esoterismo potrebbe benissimo cercare il proprio
sviluppo spirituale nell’esoterismo in sé e non avrebbe la necessità di
entrare nella Libera Muratoria. Addirittura, potrebbe cercare una propria
speciale forma d’iniziazione dentro la via esoterica, ignorando
l’iniziaticità liberomuratoria.
Il Libero Muratore considera
l’esistenza come progetto, alla stregua di un Heidegger, e vuol condividere
questo progetto con altri sotto il riparo della loggia. In questa Loggia il
libero Muratore non trova la spiegazione di come stanno le cose, di come
l’esistere si spiega. La sua concezione di Verità è diversa da quella
giuridica, civile e religiosa e pure scientifica. La filosofia moderna tende a
depennare la Verità, intesa come descrizione oggettiva, dai propri
discorsi. È difficile contestare chi afferma che la razionalità di un discorso
s’è ridotta alla sua presentazione decorosa, accettabile dai più. Però, ciò
non vuol dire che la felicità umana risieda nell’essere tutti d’accordo,
nella comune ricerca di una felicità data dall’accordo. Ugualmente, sentiamo
la necessità di superare certe posizioni del XVIII secolo e di quelli
successivi, ove la Verità è lo “specchio della Natura” e che la
conoscenza dei dati di fatto e delle norme che li regolano sia la via alla Verità.
I Liberi Muratori settecenteschi
cercavano ciò, però come Lessing, erano costretti a negare ogni validità
all’esoterismo come strumento di conoscenza. Questo perché all’epoca, non
differentemente da oggi, quello era un esoterismo che dall’esterno veniva
inglobato nel pensare liberomuratorio, senza saperlo integrare, senza saperlo
ripensare nei soli termini liberomuratori. Solo Goethe ci provò, ma con grande
sofferenza e senza giungere ad una conclusione[iv].
Nel linguaggio liberomuratorio non
appare la parola “felicità”. Il Libero Muratore non cerca la felicità, si
distingue dall’accezione moderna della morale come aiuto reciproco per
soddisfare i nostri desideri. Una tale concezione, presente ad esempio in Stuart
Mill e in una certa visuale anche nell’idea di ortoprassi, non rientra nello
schema di perfezionamento spirituale; al più in quello civile e privato del
mondo profano. Una tale concezione parte dal presupposto che non esiste nella
natura umana alcuna struttura sostanziale e ciò è inaccettabile dal pensiero
liberomuratorio metafisicamente fondato.
Non si deve però pensare che
l’accezione metafisica del pensiero liberomuratorio voglia dire fondarsi su
qualcosa di già esistente, di una trascendenza che trascende persino l’uomo.
L’unica trascendenza concepibile per un Libero Muratore potrebbe essere quella
di scoprire nella sostanzialità umana un senso del sacro che lo connota come
umano e come essere vivente teso allo spirituale, al metafisico; tutto il resto
è prodotto storico e culturale dell’agire umano.
Il pensiero liberomuratorio, depurato
dalle connotazioni che gli sono estranee, come quelle ideologicamente e
teologicamente fondate così come quelle di un esoterismo estraneo alla
tradizione liberomuratoria, concepisce la morale come pura espressione umana ed
il senso del sacro come propria sostanzialità. La morale umana,
nell’accezione liberomuratoria, non discende dall’extraumano, essa è
elaborazione progressiva della pulsione umana al superamento dei limiti umani,
non in senso materiale, civile, religioso che sono compito e scopo di
istituzioni che appartengono all’ambito del mondo profano, dunque non la si può
denotare come trascendente. Da parte sua il senso del sacro è la trascendenza
che appartiene all’uomo e in senso liberomuratorio è la sostanzialità che lo
innalza oltre il suo essere produttivo, oltre la sua materialità.
Nella Libera Muratoria non si può
cercare ciò che Heidegger chiamava ontoteologia, la ricerca sull’origine e la
fondatezza dell’idealità umana in una sfera extraumana e sulla certezza del
possesso di un ideale giusto e vero. Ciò è rintracciabile solo nel pensiero
teologico e a questo ci si deve rivolgere se quella è la ricerca. Ma, se
qualcuno volesse ridurre il pensiero e la prassi liberomuratoria a relativismo,
farebbe un’operazione di mistificazione inaccettabile.
In una società iniziatica,
spiritualmente connotata, il relativismo è cosa estranea. Né può essere
considerata come relativistica l’affermazione che la Libera Muratoria è
ricerca di una Verità, di una Morale, di un Senso del Sacro che fanno parte
della sostanzialità dell’Uomo. Questi concetti hanno valore di assolutezza
dentro la sfera dell’umano. Sono essi che si connotano come veicoli al
superamento della condizione materiale per accedere a quella spirituale. Se la
Libera Muratoria è concepibile come progetto di elevazione dal materiale allo
spirituale, in ciò non sussiste nulla di relativistico. Non solo, tale
rappresentazione è coerente col pensiero platonico che richiedeva ad un
progetto di essere affrontato con volontà superiore. Se una definizione può
essere data alla Libera Murato-ria è quella di fondamentalista, nel senso di
ricerca dei fondamenti dell’essere umano e della Natura, con un proprio metodo
e propri strumenti che non fanno parte della realtà profana. In certe critiche
che vengono dal mondo religioso si tende a stigmatizzare la Libera
Muratoria come relativistica perché non riconosce alcuna cosa come definitiva.
Ciò, se non è travisamento voluto, è mancato approfondimento del pensiero
liberomuratorio.
La Libera Muratoria fonda la propria
tradizione sul riconoscimento di un Ente Supremo, però senza di questo Ente
dare definizione e senza farne discendere altro che il suo riconoscimento. È
prassi tradizionale della Libera Muratoria il rendersi estranea agli ambiti
religiosi e politici e dunque a non chiudersi dentro un unico credo o ideologia.
La vocazione della Libera Muratoria è quella di essere universalistica e di
trovare nell’uomo, a prescindere dalla sua razza, credo religioso, condizione
sociale ed idealità politica le condizioni sostanziali per elevarsi
spiritualmente. Ciò implica, non di affermare che ogni via da percorrere sia
giusta, bensì di lasciare aperte le porte ad una ricerca la più ampia
possibile e che l’elevazione spirituale nasce dall’uomo e non da un qualcosa
a lui estraneo. La libera Muratoria si pone dunque come metafisica dell’uomo,
cioè come definizione di un ambito spirituale, sacrale, insito nell’essere
umano. Il fatto che la Libera Muratoria consideri che si possa discutere su
tutto non vuol dire che tutto viene desacralizzato, ma al contrario che nel
tutto si può trovare il senso del sacro e a ciò, a questo senso del sacro, si
sposta la ricerca liberomuratoria. In realtà, la critica al relativismo è
puntata verso quel pensiero che non sostiene che la Verità possa essere
detenuta da qualcuno perché a quel qualcuno un Ente superiore ha rivelato la
Verità e che solo quella sia giusta, mentre tutto il resto, tutte le altre
ricerche e vie sono conseguentemente fallaci ed inutili, che alla “vera”
spiritualità non si possa giungere se non con il proprio credo.
La corrente pragmatista e relativista
del pensiero filosofico moderno ritiene, sulla falsariga di Nietzsche, che che
l’uomo è animale intelligente e che la sua intelligenza si esplica nella
collaborazione degli uomini per la migliore realizzazione dei propri desideri.
Questo modo di vedere la realtà non è in sé errato ma è certamente parziale,
perché volutamente ignora sia il senso del sacro che spinge l’uomo a vivere
anche una vita spirituale, sia la sua connotazione non riducibile al materiale,
la sua sostanzialità metafisica. Ignora che l'uomo prima di sviluppare il senso
del sacro ha, come base di partenza, sviluppato il pensiero simbolico.
Nell’ontoteologia questa unitarietà
tra materialità e spiritualità, che si concretizza nell’essere umano, viene
spezzata tra una parte limitata nella sua finitudine e una parte che anela
all’infinito. La Libera Murato-ria, invece, riconosce nel senso di sacro
e quindi di infinito la parte che giustifica la parte finita, sensibile. A
differenza di Peter Singer, filosofo americano odierno, la Libera Muratoria
non aspira ad “ampliare la cerchia del noi”, piuttosto tende a
considerare l’uomo solo alla luce della sua appartenenza all’umanità e
quindi come singolo rappresentante di un noi assoluto, come dire che nel singolo
uomo esiste l’intera umanità.
Il bene e il male presente nel
singolo uomo corrisponde al bene e al male che l’intera umanità è capace di
esprimere. Di conseguenza, la Libera Muratoria ponendosi il compito di
sviluppare l’elevazione spirituale del singolo opera all’elevazione
spirituale dell’intera umanità. Il Libero Muratore porta avanti un progetto
che ipotizza un futuro possibile per l’umanità fondato sul riconoscimento del
valore metafisico insito nell’uomo. Pertanto, la Libera Muratoria si
appella tanto alla ragione quanto al senso del sacro, ove l’uno è ragione
d’essere dell’altro e l’insieme dei due è teleologicamente teso al
perfezionamento. Poiché la Libera Muratoria non pensa teologicamente, non
concepisce la Verità come qualcosa di superiore all’uomo e quindi ricerca la
Verità dentro l’uomo, nella sua sostanzialità. Non viene ricercato, in altri
termini, un qualcosa che è fuori dall’uomo, a lui superiore, che è compito
teologico, ma vuol scrivere il poema dell’universalità dell’uomo come
percorso di perfezionamento materiale e spirituale, lasciando al mondo profano
il perfezionamento materiale e riservandosi quello spirituale, inteso come
spirituale meramente umano.
Sul piano religioso il misticismo è
la via dell’accesso al trascendente, ma, fuori dall’ambito religioso,può
anche essere concepito un misticismo che del trascendente è azione e pensiero
assieme, nel senso che scopre il trascendente presente nell’uomo o più
precisamente nella determinazione dell’uomo come insieme sistemico di materia
e di valore trascendentale. Quest’affermazione che può apparire un paradosso,
un gioco semantico, invece è il percorso non lineare che compie il Libero
Muratore. Qualità materiale e qualità trascendentale sono i due distinti
livelli che compongono l’unitarietà dell’essere umano e il misticismo è il
metodo che consente di far comunicare i due livelli e farli interagire
sinergicamente dando luogo ad un superiore essere umano, né solo materiale né
solo spirituale, ma altro da sé.
Richard Rorty, filosofo americano di
pensiero pragmatico e relativista, pone il misticismo come una superiore forma
di linguaggio che porterebbe al progresso materiale e morale. In una logica
liberomuratoria è preferibile parlare di perfezionamento piuttosto che di
progresso, infatti, il perfezionamento è uno scopo mentre il progresso è un
effetto. È però corretto definire il misticismo come linguaggio speciale che
fa comunicare l’uomo sia con la sua parte sensibile sia con la sua parte
metafisica o spirituale, attuando con questa comunicazione il percorso di
perfezionamento.
La via liberomuratoria al perfezionamento, in ultima analisi alla Verità, è
raffigurabile come una vite senza fine, che gira senza mai serrare, che ha la
funzione di avvio di un meccanismo che conduce ad altri risultati che non sono
il serrare.
La Libera Muratoria può benissimo
concepire una propria forma peculiare di misticismo, estranea alla religione,
proprio partendo da ciò che Rorty definisce come misticismo, ma superando la
sua limitazione al progresso materiale e morale, con il concetto di
perfezionamento spirituale. Come già accennato Goethe tentò la ricomposizione
dei due livelli della sostanzialità umana, egli aveva una visione
essenzialmente mistica della Libera Muratoria, ma non sviluppò una mistica
liberomuratoria e fallì perché volle applicare uno strumento, l’esoterismo,
estraneo alla via liberomuratoria: egli, in ultima analisi, fu esoterista perché
ermetico ed alchimista e non perché Libero Muratore.
NOTE
[i] Nella concezione della
Libera Muratoria come ortoprassi, si pone una visione immanentista alla Libera
Muratoria negandole una visione del sé che sia trascendentale.
[ii] Penso alle affermazioni di
qualche Gran Maestro che definisce la Libera Muratoria come “metodo”:
“La Massoneria non esprime, invero, una particolare filosofia o ideologia,
ma un metodo di convivenza tra tutte le filosofie e le ideologie possibili”
di G.M. avv. Gustavo Raffi nell’Allocuzione “Le
vie del dialogo” G.O.I. 2002.
[iii] Uso volutamente, per
facilità discorsiva, il termine “morale” nell’accezione pre-hegeliana,
ove morale ed etica sono sinonimi.
[iv] Si veda lo scritto “Introduzione
a Goethe massone e poeta” nella sezione Critica
Muratoria di “La Cittadella delle Libere Mura”.
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