Molti autori di storia massonica, specie se non massoni, vedi Francovich,
affermano che la massoneria è figlia dell’illuminismo. In realtà, si tratta
di un errore abbastanza grossolano: come tutti sanno, le prime logge speculative
compaiono nella seconda metà del Seicento inglese e, quindi, assai prima della
comparsa dell’illuminismo che è sostanzialmente francese e nasce nel
Settecento. Senza entrare in particolari che esulano dagli intenti di questa
trattazione, occorre ricordare che la massoneria inglese, così come viene
configurata da Anderson con la costituzione della prima Gran Loggia, rappresenta
un’iniziazione di investitura. La struttura è eminentemente teistica, cioè
provvidenziale, poiché tutto viene fatto in nome di Dio, ivi compreso il
giuramento del neofita. È assai probabile che per Anderson quel Dio fosse Gesù
Cristo: in defence of masonry stampata in appendice alla seconda edizione del
Libro delle Costituzioni nel 1738 troviamo la testuale affermazione «la
religione è unicamente la religione cristiana e rappresenta nel nostro ordine
la base ed il sostegno di questi». Con queste premesse appare abbastanza
evidente che la Luce massonica sia da mettere in relazione con la Luce divina.
La tolleranza, principale valore massonico, è esclusivamente tolleranza
religiosa, assai verosimilmente mediata alla «Lettera sulla tolleranza» di
John Locke pubblicata nel 1685. Per quanto non dimostrabile, è assai probabile
che Desagulier ed Anderson albergassero la speranza di ottenere una
riunificazione delle religioni cristiane sotto la volta stellata dei templi
massonici. Se mai vi fu un’influenza culturale, questa è stata del
Rinascimento, come fa presupporre l’arredamento del tempio in cui ritroviamo
non pochi elementi architettonici ellenistici, che facevano parte integrante del
ritorno alla cultura classica tipica del movimento rinascimentale. Se è vero
che la fine del Rinascimento viene collocata in Italia alla fine del
Cinquecento, è pur vero che la sua influenza, come afferma E. Garin, si è
protratta in Europa per tutto il XVIII secolo, e che arredi e struttura dei
rituali iniziatici siano stati sicuramente influenzati, se non copiati, da
quelli delle gilde dei muratori operativi cinquecenteschi.
Quando la massoneria inglese traghetta la Manica ed approda nella Francia
dell’inizio Settecento, essa trova una situazione politica e culturale assai
diversa. La seconda rivoluzione inglese aveva portato pacificamente la borghesia
alla direzione dello Stato, con conseguente stabilità politica mentre, nella
Francia dell’epoca, i fermenti legati al «terzo stato» hanno creato
un’aperta scissione con l’assolutismo regio, che spinge la borghesia a
posizioni sempre più avanzate, con conseguente instabilità che precorre la
Rivoluzione. L’indirizzo del pensiero appare già rivoluzionario e viene
comunemente indicato col nome di illuminismo. Questi, più che come linea
filosofica, si caratterizza come una cultura che investe quasi tutti i campi
dello scibile e delle convinzioni sociopolitiche. Potremmo sinteticamente
identificare l’illuminismo con l’autonomo e coraggioso uso della ragione,
che rappresenta l’uscita degli uomini dallo stato di minorità e di sudditanza
rispetto all’autorità e alla tradizione, ed ottenere, quindi, la liberazione
dai pregiudizi e la conquista della libertà.
Trattandosi di un movimento poliedrico, non è chiaramente il caso di
soffermarci ulteriormente in questa sede, al fine di preoccuparci di mettere in
rilievo le istanze che penetrano nella massoneria e che condizioneranno
modifiche sostanziali rispetto a quella inglese.
Ragione e pensiero laico
Abbiamo visto che cardine del pensiero illuministico era la fiducia nella
ragione, termine che qui non possiede un significato preciso ed univoco.
Esistono, a questo proposito, differenze anche assai notevoli, per cui alcuni
legano in maniera indissolubile la ragione all’esperienza, mentre altri
intravedono una facoltà di raggiungere principi forniti da un’evidenza
superiore ai sensi: in altre parole, le divergenze riguardano le fonti del
conoscere, ma non mettono in dubbio le capacità critiche dell’uomo,
considerato in grado di raggiungere con le proprie forze le verità più
profonde. Da qui un’accresciuta fiducia nelle iniziative dell’uomo che
devono dare un maggior peso al progresso umano. Il pensiero si laicizza,
rifiutando dogmi e superstizioni, in particolare quelli imposti dalle religioni,
e si lancia alla ricerca di nuove concezioni teologiche, dando
contemporaneamente maggior importanza alla scienza. Queste premesse permettono
di porre l’accento su due concetti principali che ritroveremo come cardini
della nuova massoneria simbolica francese: in primo luogo compare
l’affermazione dell’esistenza di una legge naturale. La natura attua
inconsciamente un ordine dall’esterno, ma è l’uomo che ne dà un giudizio
razionale, poiché è in grado di studiare e comprendere le leggi che la
governano e di conseguenza assumere atteggiamenti coerenti basati sulla
conoscenza. Ma l’accettazione della legge naturale fa presupporre (v.
Aristotele) l’esistenza, al di sopra di quelle dei singoli popoli, di norme
non scritte, universalmente valide, tali da prescrivere ciò che è giusto per
natura. Ecco, quindi, affermarsi il concetto di universalità particolarmente
cara ai massoni simbolici europei. Grazie a questa si afferma l’esistenza di mète
universali per tutta l’umanità, in grado di sconfiggere ignoranza e
superstizioni, a loro volta responsabili di tutte le disgrazie che, una volta
eliminate grazie al dominio della ragione, avrebbero consentito all’uomo di
liberarsi dall’ingiustizia e dalle miserie politiche e sociali, per avviarsi
sulla strada della saggezza, della virtù e della felicità. In altre parole,
grazie alla critica condotta secondo i principi ed i metodi della razionalità,
viene formulato un nuovo concetto dell’uomo come cittadino del mondo e nello
stesso tempo una nuova idealità del mondo come sede dell’uomo fornito di
uguale dignità, a qualsiasi latitudine si trovi a vivere.
Perfettibilità e libertà
Questi concetti portano ad altre conseguenze: una è l’affermazione della
perfettibilità dell’uomo, l’altra è legata al superamento della tolleranza
solo religiosa, tipica della massoneria inglese dell’epoca, per estenderla a
tutte le diversità culturali ed alle singole opinioni: ma per fare ciò occorre
associarvi la libertà (Voltaire).
L’introduzione nella massoneria di questi concetti ha avuto come
conseguenza la modificazione dei rituali. Quella di maggiore evidenza riguarda
l’iniziazione massonica che da atto di investitura diventa un rito di
passaggio, a somiglianza di quelli adolescenziali e di quelli sciamanici. Come
tutti sanno, viene inserita una morte simbolica (Camera di Riflessione) per
avviarsi alla Luce, chiaramente Luce di verità, attraverso viaggi negli
elementi primordiali che simboleggiano la conoscenza. La Luce, dunque, non è più
di derivazione divina, ma può e deve essere conosciuta dal singolo massone
purché egli vi dedichi un impegno sufficiente. La verità, in questa visione,
non ha più bisogno di essere rivelata, ma deve e può essere conquistata
dall’uomo. Altro aspetto di questa nuova ritualità è rappresentata dal fatto
che l’iniziando non viene più nominato massone come nel rito inglese ma viene
creato dal M.V. sottolineando così la nascita di un uomo nuovo evidentemente
migliore di quello scomparso nella Camera di Riflessione. Anche il carattere
della simbologia massonica cambia: il simbolo non ha più un significato ben
preciso come nel Rito Emulation, ma deve essere interpretato. Si tratta di un
vero e proprio anticipo del movimento filosofico contemporaneo ermeneutico, ed
in sostanza l’esoterismo simbolico diventa un metodo di ricerca più che di
affermazione: la massoneria acquista così le dimensioni di un vero e proprio
sistema filosofico.
Religione umana e naturale
La laicizzazione della massoneria porta anche un diverso atteggiamento verso
la Divinità. Viene, infatti, introdotta una nuova concezione di Dio: il deismo;
di che si tratta? Nell’Inghilterra a cavallo del XVII e XVIII secolo
l’affermazione della tolleranza religiosa e la constatazione che le nascenti
scienze astronomiche e geologiche avevano tolto qualsiasi autorità scientifica
alla Bibbia fanno sorgere, con Lord Herbert di Shaftesbury, un movimento che
tende a ridurre il ruolo di Dio al puro atto creativo, in accordo con le leggi
naturalistiche di tipo razionale e di conseguenza conoscibile dall’uomo. Si
tratta di un movimento che si contrappone al teismo, il quale rappresenta un Dio
immanente che si occupa attivamente degli affari degli uomini e che, perciò,
prende la dizione di Dio provvidenziale. Fra i sostenitori di maggior rilievo di
questa teoria vanno segnalati anche Hobbes, Tindal Collins, i quali combattono
la repressione verso i dissidenti all’interno e fuori delle religioni
tradizionali e si riallacciano anche alle culture orientali. Ma i massoni
simbolici francesi vanno oltre: in virtù dell’orientamento universalistico,
essi affermano che non esiste solo il credo comune cristiano, ma che occorre
indagare anche gli orientamenti del resto del mondo, in modo da predisporre i
fondamenti razionali di una religione e di una morale specificatamente umane e
naturali. Sulla scia di queste convinzioni la parola «Dio» cosi come gli inni
di apertura e chiusura, vere e proprie preghiere che confermano la visione
teistica del Rito Emulation, scompaiono dai rituali.
Contro-illuminismo
Vicino alla tendenza razionalistica settecentesca dell’illuminismo, convive
una corrente contro- illuministica. Si tratta di un rigurgito di trascendenza e
di passione per le “origini” che alimenteranno successivamente il movimento
culturale romantico, a sua volta associato con i sentimenti di Nazione e di
Patria. Meno propagandata, probabilmente perché si tratta di idee che
preesistevano all’illuminismo, essa avrà, tuttavia, una grande importanza
nello sviluppo delle idee massoniche fino ai giorni nostri. In sostanza, questa
corrente di pensiero affermava che, nelle cose umane, per motivi di principio
era impossibile stabilire una qualunque verità universale ottenuta mediante
metodi scientifici, ossia una verità che, ovunque ed in qualunque momento,
fosse in grado di essere verificata impiegando metodi appropriati. Questa
tradizione era già ben presente negli scritti cinquecenteschi di Cornelio
Agrippa, Montaigne e Charron. Il pensatore che svolgerà un ruolo centrale in
questo contromovimento è il filosofo napoletano Giambattista Vico, poco letto
dai suoi contemporanei e rivalutato un secolo dopo da Michelet. La mossa
rivoluzionaria di Vico consiste nel negare la dottrina del diritto naturale
atemporale, le cui verità siano accessibili ad ogni uomo, sempre e ovunque.
Altro punto centrale delle opere antiilluministiche di Vico risiede
nell’insistenza sulla molteplicità delle culture e sul carattere
conseguentemente fallace dell’idea che esista una ed una sola struttura della
realtà, che il filosofo illuminato è in grado di scorgere quale effettivamente
è. Per Vico, gli uomini pongono riguardo all’universo domande differenti e le
loro risposte ne risultano foggiate di conseguenza: queste domande o i simboli o
gli atti che le esprimono, mutano o diventano obsoleti nel corso
dell’evoluzione culturale. Come si può vedere, si tratta di un robusto colpo
di piccone all’universalismo ed alla legge naturale degli illuministi.
J.G. Hamman, teologo e filosofo di Königsberg ed appartenente alla corrente
pietista, nega le verità analitiche della ragione scientifica per concentrare
l’attenzione sulla vita interiore dell’individuo, e quindi sull’arte,
sull’esperienza religiosa e sui rapporti personali. Non è corretto ignorare
l’immensa varietà del mondo vivente e le disordinate vite interiori degli
uomini con le loro fondamentali esigenze.
De Maistre (fra l’altro massone) sostiene la necessità per gli uomini di
una gerarchia chiara, poiché, senza un timore reverenziale, gli istinti
incurabilmente distruttivi degli uomini alimenteranno il caos ed il reciproco
sterminio ed individua nella Chiesa l’Istituzione in grado di offrirla.
La ripulsa dei principi centrali dell’illuminismo, l’universalità, la
razionalità e la capacità di fornire soluzioni permanenti a tutti i problemi
della vita o del pensiero erano sostenute anche da altri autori famosi che ci
limiteremo solo a citare per necessità di concisione. Goethe, Herder, Schiller,
tutti massoni, aderiranno a queste spinte antirazionali, sia pure con posizioni
particolari diverse, contribuendo col movimento romantico a valorizzare le
spinte interiori dei singoli individui, tanto da poter essere considerati
precursori precoci delle correnti esistenzialiste.
I sistemi scozzesi
È in questa atmosfera antiilluministica e antirazionale, probabilmente
favorendola, che compaiono in Francia ed in Germania sistemi massonici detti
scozzesi. Come tutti sanno, questi prendono l’avvio dall’affermazione di
Ramsey in Gran Loggia di Francia che la vera massoneria fosse quella praticata
da rifugiati templari presso fratelli massoni scozzesi; anche se non esiste
alcuna conferma storica a detta affermazione, tuttavia questa rappresenterà
l’occasione per la nascita di sistemi alternativi alla massoneria simbolica a
carattere irrazionale ed aristocratico. È evidente che la società europea
settecentesca era ancora in mano ai ceti nobiliari e che questi non vedevano di
buon occhio le logge simboliche considerate troppo democratiche e borghesi. In
linea di massima, le istanze culturali che vi troveranno posto saranno
abbastanza eterogenee e diversificate in base alla nazione dove si sviluppano,
ma avranno in comune la profonda avversione per tutto ciò che è razionale o
scientifico. Prenderemo in considerazione soltanto il Sistema Riformato, fondato
a Lione da Willermoz e quello tedesco di Von Hund, che rappresentano le due
radici fondamentali da cui originerà la massoneria di Rito Scozzese Antico ed
Accettato. Il sistema francese introduce l’interiorità, grazie
all’elevazione mistica, che Willermoz media dalla frequentazione dei due più
grandi mistici dell’epoca: Martinez di Pascally e Claude de Saint Martin. A
questo si aggiunge l’introduzione dell’esoterismo magico, che io chiamo
militante, considerando che si avvale di pratiche teurgiche. Spiritismo ed
astrologia a Lione ed alchimia a Napoli (vedi le pratiche del principe di Sangro)
fanno la loro comparsa nelle tornate di loggia, ed il particolare favore che
questi sistemi ottengono è con grande probabilità da attribuire
all’interesse che molti hanno nelle scienze occulte e la speranza di accedere
nelle logge a segreti operativi ancora non divulgati. Il sistema tedesco è
influenzato in maggior misura dal ritorno a visioni medioevali cavalleresche a
cui si associano le spinte romantiche di Goethe ed il nazionalismo culturale di
Herder. Non è a caso che in cima ai gradi scozzesi si insiste su Superiori
Sconosciuti, dietro i quali si fa intravedere l’esistenza di un ordine
templare segreto. La posizione nei riguardi della divinità viene influenzata in
maniera abbastanza significativa dal pietismo luterano, caratterizzato da un
ritorno al cristianesimo delle origini, ma anche ad influenze gnostiche che
affermano l’esistenza di un insegnamento orale del Cristo, trasmesso non
attraverso gli apostoli, ma attraverso persone di elevata spiritualità
iniziatica, e di cui Templari e Rosacroce sarebbero depositari. Non mi dilungo
in altri particolari, per quanto essi possano essere importanti, ma ricordo,
cosa molto importante per la storiografia massonica successiva, che i gradi
scozzesi vengono soprammessi ai tre gradi simbolici, i quali non vengono
modificati in maniera significativa. È sulla base di questi due sistemi che il
marchese di Tilly, unendo la struttura scozzese di origine francese del Capitolo
di Clermont alle grandi Costituzioni del 1789 che vedono luce alla corte di
Federico II di Prussia e che portano la sua firma apocrifa, fonda insieme a
fratelli statunitensi il primo Supremo Consiglio di Rito Scozzese Antico ed
Accettato. Si tratta di una vera e propria massoneria, che va dal 1° al 33°
grado, che abbandona le pratiche teurgiche per uniformarsi al cosiddetto
pensiero esoterico di stampo filosofico secondo la concezione di Leibnitz, e che
conserva i miti rosacrociano e templare alla base del proprio corpus rituale.
Questa massoneria viene riportata nel 1804 nella Parigi napoleonica dallo stesso
marchese di Tilly, e di li si diffonde a tutta l’Europa continentale, finendo
per rappresentare, sino all’inizio del secolo scorso, la principale ritualità
massonica per numero e qualità dei suoi appartenenti.
Cosa rimane oggi?
Di tutte queste istanze settecentesche, cosa rimane oggi? L’illuminismo ha
lasciato molte tracce sul rituale di apprendista. Come prima cosa va messo in
evidenza che la struttura dell’iniziazione rimane quella di un rito di
passaggio: rimane la morte rituale, i viaggi nella conoscenza al fine di
raggiungere la Luce, che rimane Luce di verità, a sua volta conoscibile e non
abbisognevole, quindi, di alcuna rivelazione. Caso mai il problema da affrontare
è quello della conoscenza: quale conoscenza? Le vie del sapere si sono
frammentate, da quelle scientifiche a quelle umanistiche, per cui le
specializzazioni e le superspecializzazioni rendono problematica la scelta della
via da percorrere per arrivare alla verità e nello stesso tempo l’inoltrarsi
in una strada preclude il percorso delle altre. Rimane il sostegno alla ragione:
«i principi della libera muratoria sono fondati sulla ragione» ed ancora «contro
il vizio occorre armarsi con tutte le forze della ragione»: questa viene
invocata come arma per combattere la passione, la superstizione e l’ignoranza,
considerate simbolo delle tenebre e del vizio di cui l’iniziato deve liberarsi.
L’uomo, oltre che a dover usare la ragione, rimane sostanzialmente
perfettibile: «noi lavoriamo senza tregua al nostro miglioramento »; ed a
questa affermazione si somma la simbologia della pietra. Permane il concetto di
legge naturale, connessa al concetto di morale (la morale è per noi, la legge
naturale, universale ed eterna che guida ogni uomo intelligente); non mi sembra,
tuttavia, che il massone contemporaneo ne tenga gran conto, né che abbia una
visione cosciente del problema. Caso mai, appare più importante ed attuale il
concetto di universale: non solo viene sottolineato dal rituale, ma trova ampio
spazio nelle pubblicazioni (vedi Comba su Hiram) ma anche nelle espressioni dei
fratelli in loggia. Si tratta di uno dei pensieri cardini delle concezioni
sociali della massoneria, anche se, sulla scorta dell’attuale situazione
mondiale, necessiterebbe forse un attimo di riflessione. Da un lato, insieme al
concetto di tolleranza, l’universalismo inteso coi principi dell’illuminismo
massonico ancora presente, dovrebbe poter combattere i mostri senza confine che
popolano la mitologia del presente: terrorismo, razzismo, pulizia etnica,
apartheid, genocidio. Sull’altro versante, occorre aver ben presente che,
vicino alla globalizzazione economica e dell’informazione, l’attuale
situazione internazionale è dominata da rivalità etniche, intolleranze
confessionali, divergenze morali e religiose, spinte alla conservazione della
propria identità. Di questa situazione fanno fede non solo l’attuale
integralismo islamico ed i numerosi conflitti etnico-religiosi di questi ultimi
anni, ma anche la presenza in Occidente dei no global che, per quanto movimento
eterogeneo, ha alla sua base ideologica l’affermazione della propria identità
e la lotta all’omogeneizzazione di stampo americano. Questo mette in evidenza
la difficoltà di far affermare i nostri principi, per quanto li riteniamo
validi per tutte le culture e le religioni, ed andare senza tentennamenti, in
base ai principi della tolleranza e del pluralismo, alla ricerca di regole
condivisibili in grado di rendere possibile alle varie diversità di convivere
pacificamente. Mi sia, tuttavia, concesso come massone e quindi come figlio
della cultura occidentale, di non rinunciare alla pretesa di universalità
almeno per alcuni valori tipici della nostra Istituzione, e nello stesso tempo
non capitolare in suo nome di fronte a ciò che in realtà non è altro che
demenza e barbarie.
Il multiculturalismo
Vicino alle istanze razionali sopra espresse ritroviamo, tuttavia, molti dei
principi antiilluministici e arazionali settecenteschi. Da un lato il Rito
Scozzese conserva la sua struttura aristocratica ed i tradizionali miti
rosacrociano e templare, con particolare interesse per le origini, tendenza alla
ricerca trascendentale e nel complesso un atteggiamento più ligio alle
tradizioni e di conseguenza conservatore. Ma l’atteggiamento anti-razionale si
afferma proprio nelle logge simboliche, senza che ve ne sia traccia nei rituali
di iniziazione, evento tutto considerato paradossale. L’ascesi interiore come
via preferenziale per il raggiungimento della verità, e quindi della Luce,
rappresenta un copione spesso affermato dai fratelli, a cui si deve aggiungere
la ricerca della spiritualità, in particolare grazie allo studio dei simboli
che arredano il tempio e la loro interpretazione in chiave esoterica occulta (astrologica,
alchemica, cabalistica ecc.). Ribadisco che, per quanto di ciò non esiste
traccia evidente nei nostri rituali, tuttavia i contenuti di molti lavori di
loggia e delle pubblicazioni nelle nostre riviste specializzate ne sono fedeli
testimoni. Da queste considerazioni trae risalto l’estrema complessità della
cultura massonica, per la quale devono coesistere tendenze diverse e spesso
antitetiche. Se a ciò si aggiunge che, sull’arco dei secoli, altre istanze
fra le più varie, egizie, filosofie orientali o anche positiviste, ecc. - la
cosa non deve meravigliare considerando che al profano che chiede la Luce viene
solo richiesto di essere libero e di buoni costumi - hanno fatto il loro
ingresso nei lavori di loggia, possiamo concludere che la loggia massonica
rappresenta un centro di multiculturalismo «ante litteram». Chiaramente si
tratta di una situazione che, come tutte le umane cose, porta con sé vantaggi
ed inconvenienti. Fra gli inconvenienti va messa in evidenza una certa babele
linguistica, con la tendenza di alcuni fratelli a privilegiare il proprio
orientamento culturale, considerandolo quello più veritiero o canonico. Da ciò
nascono spesso contrapposizioni che, nei casi più gravi, sono state
all’origine di scissioni con creazioni di nuove Gran Logge o di migrazioni
verso altre massonerie nazionali (vedi l’attuale moda di iscriversi nelle
Logge nizzarde). Il vantaggio indubbio è rappresentato dalla maggior varietà
degli argomenti discussi, dall’aderenza alla contemporaneità ed in definitiva
di una maggior vivacità nei lavori. Ma il vantaggio più significativo, secondo
la mia opinione, è che il multiculturalismo si manifesta come uno dei
principali problemi da risolvere in questo inizio di millennio: per la
Massoneria, scippata almeno in parte da altre istituzioni dei suoi principi di
base, vedi tolleranza e libertà, potrebbe rappresentare la sfida da affrontare
per il XXI secolo: ne saremo capaci?
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