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LA LOGGIA MASSONICA DI FIRENZE NEL XVIII SECOLO
di Nicholas Hans, Ph.D., D. Lit.
Traduzione in italiano del Fr. Luca Ferruzzi.


La prima loggia massonica in Italia sorse a Firenze. La versione ufficiale della sua fondazione è narrata dallo storico italiano Ferdinando Sbigoli nel suo lavoro Tommaso Crudeli e i Primi Frammassoni a Firenze, 1884; in seguito, tale occorrenza fu menzionata da R. F. Gould in Storia della Frammassoneria, 1887.[1]

 

Secondo quegli autori la loggia in questione fu fondata da Charles Sackville, Conte di Middlesex, poi Duca di Dorset e da Henry Fox[2] (padre di Charles James), che divenne poi Lord Holland.

 

La loggia vide la luce nel 1733 e quei due giovani aristocratici ne furono eletti primi due Maestri Venerabili. Attorno a loro si aggregò un gruppo di residenti e visitatori inglesi quali Lord Raymond, Sir Horace Mann, Sewallis Shirley, Lord Robert Montague, David Martin, Archer, Harris, Clarke e Frolix.

 

Questa versione è incorretta sotto molti aspetti.[3] Uno dei primi membri della loggia fu un italiano, il Dottor Antonio Cocchi, il quale lasciò un diario manoscritto in sette lingue (italiano, inglese, francese, tedesco, latino, greco ed ebraico) che si riferisce ad un periodo di circa 40 anni (1720-1758), oggi custodito alla Biblioteca Medica dell’Università di Firenze.

 

Il Professor Andrea Corsini, attuale direttore del Museo di Storia della Scienza a Firenze, dopo aver studiato tale diario pubblicò, nel 1928 un libro dal titolo: Antonio Cocchi, un erudito del Settecento. Il diario del Cocchi riveste importanza, in ogni modo, principalmente da un punto di vista scientifico e non include che pochi riferimenti, in lingua inglese, alla loggia in questione.

 

Gli archivi di famiglia del Conte Enrico Baldasseroni, discendente diretto di Cocchi, contengono oltre 2000 lettere di Cocchi ed altri, alcune delle quali d’interesse massonico; ed è anche da questi documenti che possiamo iniziare a mettere assieme per la prima volta la storia della loggia fiorentina.

 

Il Diario di Cocchi riporta, al giorno 4 agosto 1732: -

 

“Al rinfresco, tenutosi di buon’ora dal sig. Holdsworth, sono venuti altri inglesi dopo di … , ed alla sera io fui ammesso tra i Frammassoni e colà mi trattenni per la cena. Loro Maestro era il Sig. Shirly, altri erano il Capitano Spens, il Sig. Clarke, il Capitano Clarke, Milord di Middlesex, Milord Robert Montague, il Sig. Frolik, il Sig. Collins, il Barone Stosch; iniziati assieme con me furono Sir Archer ed il Sig. Harris”.

 

A tale data la loggia era quindi ben operativa, essendo stata ovviamente fondata in tempi antecedenti. Questi riferimenti anticipano allora d’un anno la data normalmente attribuita alla nascita della loggia dalla versione ufficiale.

 

Altri punti rivestono inoltre un certo interesse – Il Maestro era “Shirly” (Sewallis Shirley?) e non Middlesex, menzionato invece per quinto. Citato per secondo è il Capitano Spens, che non appare invece nella versione accettata. Si tratta con tutta evidenza del Reverendo Joseph Spence, Maestro d’Arte di Cambridge, Tutore di Charles Sackville.

 

Il “Frolix” della versione accettata è qui riportato come Frolik, e non si trattava d’un inglese. Storici massonici suggeriscono che questi potesse essere il Dottor Martin Foulkes[4], presidente della Royal Society, che si trovava a Firenze in quel periodo e risultava essere in qualche modo collegato alla loggia; questi purtuttavia non era il nostro “Frolix”, l’identità del quale viene rivelata in una lettera scritta a Cocchi da Torino il 23 marzo 1737: -

 

“Monsieur, la qualité de free-masson, qui m’est commune avec vous, et l’honneur qui j’eus de vous voir quelque fois, pendant mon sejour à Florence avec Mylord Middlesex, me repondent de la bonne volontè avec laquelle nous vous chargerez de la Commission que je prendrai la liberté de vous donner ici”.

 

La lettera era firmata “Frolich”, e sembrerebbe si trattasse d’un austriaco di Carinzia, che viaggiava assieme con Lord Sandwich quale suo compagno e tutore, che ebbe a chiedere a Cocchi indirizzi dove avrebbe potuto alloggiare. Il Barone Filippo Von Stosch era un noto massone tedesco che visitò l’Inghilterra.

 

Il manoscritto di Cocchi ci fornisce inoltre informazioni aggiuntive sul conto di Archer; questi si chiamava Tommaso ed aveva un ufficio a Londra in Covent Garden.

 

Una convocazione per la tornata di Loggia, datata 30 settembre 1732 conferma quanto riportato nel diario e che in altre parole il Maestro della Loggia era Shirley ed il Primo Sorvegliante Spence, mentre Middlesex rivestiva l’ufficio di Secondo Sorvegliante.

 

Horace Walpole, inoltre, nel suo Lettere a H. Mann (vol. i, p. 269) riporta di come Sackville fosse giovane ed irresponsabile. A questo proposito egli così si espresse:

 

“I due capi del “Club Dilettanti” di Londra, Charles Sackville e Sir Francis Dashwood erano raramente sobri nei periodi della loro permanenza in Italia”.

 

Così legge la Convocazione conservata negli archivi Baldasseroni: -

 

30 settembre 1732

A tutti i Fratelli dell’Onorabilissima società dei frammassoni, saluti.

Per mezzo di questi segni e dei simboli vi è richiesta la presenza a Villa di Settignano per le ore dodici, oppure alle ore tredici a Maniano da dove in processione regolare, forniti di guanti, grembiuli e di tutto il resto vorrete marciare fino a Fiesole dove, dopo aver esaminato secondo le strette regole massoniche gli edifici, i colonnati e le altre nobili vestigia della nostra Arte edificati nell’antichità dai nostri Fratelli, gli antichi romani, voi farete ritorno a Maniano per il rinfresco. Poscia procederete regolarmente alla Villa di Settignano ove si ordina sia tenuta la loggia.

 

P.S. A tutto coloro i quali saranno giudicati dalla compagnia inabili al cammino sarà procurato un asino.

 

Shirley, Maestro

Spens, Middlesex, Sorveglianti                                            Firenze, 30 Settembre, An.Dom. 1732

 

 

Per quanto io abbia potuto apprendere nei pochi giorni a mia disposizione, solo quattro volte si fa riferimento diretto alla loggia nel Diario del Dottor Cocchi, e due volte nella sua corrispondenza.

 

Nel diario, il secondo appunto è datato 22 Luglio 1733: -

 

“Dagli Inglesi. Presenti How, Hugo Smithson e Crow. Restituita ai gentiluomini la chiave del petto dei frammassoni, datami in precedenza quando fui fatto Maestro”.

 

Secondo lo scrivente, Cocchi fu il secondo Maestro Venerabile dopo Shirley. Se così fosse, allora né Sackville né tantomeno Fox avrebbero potuto essere i primi Venerabili. Una possibile spiegazione della successiva elezione di Middlesex e Fox alla Maestranza è da ricercarsi nel desiderio di proteggere la Loggia dalla persecuzione dell’Inquisizione, dopo che molti italiani vi furono ammessi.

 

Dalla convocazione del 30 settembre 1732 notiamo di come i massoni inglesi fossero lasciati virtualmente indisturbati dalle autorità italiane, e potessero anzi organizzare una processione in luogo pubblico, in piena tenuta massonica, da Firenze a Fiesole e ritorno; quando in seguito scienziati e letterati italiani si unirono alla loggia in gran numero divenne inevitabile che si attirassero in quella direzione le attenzioni dell’Inquisizione.

 

Lo Sbigoli cita undici italiani annoverati tra i primi membri della loggia, si tratta di : Antonio Cocchi, Antonio Niccolini, Tommaso Crudeli, Giovanni Lami, Giuseppe Buondelmonti, Giuseppe Cerretesi, Ottaviano Buonaccorsi, Giuseppe Avanzini, L’Abate Vaneschi e i fratelli Antonio e Gaetano Marcantelli. Per le biografie di questi fratelli vedasi A.Q.C., lviii, pp. 16-23.

Costoro si unirono alla Loggia presumibilmente tra il 1733 e il 1735 mentre, secondo Cocchi, molti altri n’entrarono tra il ’35 e il ’37.

 

Nella terza annotazione del diario, effettuata nel corso del 1738 si legge: -

 

“Agli inizi di giugno 1737 eravi, a Firenze, voce popolare diffusa secondo la quale vi si trovava numerosissima setta di eretici dal nome di “Liberi Muratori” …. Si afferma che questi fossero circa 2,000, mentre alcuni n’aumentavano il numero fino a 14,000. Tra costoro vi sarebbero stati il Marchese Rinuccini, il Senatore Rucellai, Suarez di Madrid, l’Abate Franceschi, l’Abate Buondelmonti, me medesimo e altri”.

 

E’ chiaro di come i “si dice” avessero probabilmente esagerato la realtà dei fatti, sebbene tutti i mentovati fossero, in effetti, frammassoni e quindi, almeno dal punto di vista ortodosso, eretici certamente.

 

Da altri appunti del diario, riguardanti riunioni degli “Inglesi” presso le residenze di Shirley, Middlesex, Colman, Berenstadt, Lord Montague, Clarke e Collins (riunioni naturalmente massoniche), possiamo stimare con una certa approssimazione il piedilista della loggia ed il suo graduale trasformarsi da un gruppo puramente inglese ad una loggia predominantemente italiana.

 

Prima dell’iniziazione del Cocchi, l’appartenenza era chiaramente inglese, eccezion fatta per tre tedeschi quali Stosch, Berenstadt, e Frolich. Nel 1733-34 vi ritroviamo dieci nuovi nomi inglesi (Mitchel, Hubert, Holdsworth, How, Smithson, Crow, Bagshaw, Mann, Martin e Foulkes) e tre italiani (Rinuccini, Tanucci e Rucellai). Nel 1737 appaiono nuovi membri quali P. Neri, G. Gorani, l’Abate Franceschi, Suarez (probabilmente un ex-gesuita spagnolo), ed un generale belga dell’esercito imperiale: Wachsendonk, presentato da Gorani.

 

Nel 1738 il gruppo inglese crebbe con l’ingresso di Shadwell, Benting, Charton e Ponsonby, mentre Maffei fu un nuovo membro italiano. Nel 1739 appaiono i nomi di Luca Corti (o Corsi), del Governatore Craon e del suo assistente, il Conte Richecourt, come persone in qualche modo associate agli affari della loggia. Nel 1740 Horace Walpole e Thomas Grey prendevano apparentemente parte alle riunioni massoniche, così che in quell’anno i gruppi inglesi e quelli di altra nazionalità quasi si equivalevano: vi appaiono infatti 27 nomi di inglesi, 19 di italiani e altri sei di non italiani.

 

Dopo quel periodo molti membri inglesi fecero ritorno in patria mentre altri italiani si aggiunsero al piedilista: gli italiani rappresentavano ormai la maggioranza, mentre probabilmente la lingua della loggia fu cambiata dall’inglese all’italiano.

 

Devo però aggiungere che si tratta solo di congetture poiché personalmente non ho mai visto alcun registro di loggia, che presumibilmente non fu per niente tenuto per tema dell’Inquisizione. E’ inoltre più che probabile che, in quel periodo, anche Tommaso Perelli, Paolino Dolci e lo stesso genero di Cocchi, Angiolo Tavanti, facessero parte della loggia.

 

Nel 1748, secondo le Memorie di Filippo Mazzei, il centro massonico di Cocchi “Riuniva gli uomini più brillanti della città, così come gli stranieri di riguardo che passavano per Firenze”.

Assieme con Mazzei e i suoi intimi amici Raimondo Cocchi e il Dottor Lupi, tutti allievi di Antonio Cocchi, s’incontrano anche, quali membri da lunga data della Loggia, Cocchi, Perelli, Niccolini, Buondelmonti, P. Neri, Rucellai, Tanucci, Maffei e Sir Horace Mann. Vi si ritrovano anche nomi nuovi quali quelli dell’Abate Marini, di Felice Fontana e di G. M. Lampredi, professore a Pisa.

 

Tra gli inglesi, Mazzei cita solo Horace Mann; evidentemente gli altri avendo già lasciato Firenze a quella data. La loggia divenne italiana, mentre Antonio Cocchi ne era membro anziano e presumibilmente Maestro. Alla sua morte nel 1758 suo figlio, il Dottor Raimondo Cocchi, ne divenne la guida. Nel 1765 Raimondo Cocchi era la figura centrale di un circolo che presumibilmente si rifaceva alla vecchia loggia fiorentina.

 

Assieme con Cocchi e il vecchio massone Lami, questo circolo includeva Jacopo Galluzzo, storico, architetto e Segretario di Stato; il Dottor Dominio Manni, archivista di Firenze; Carlo Denina, Professore a Torino; Antonio Gori, Professore a Firenze e Giuseppe Sarchiani, Direttore degli Archivi Fiorentini.

 

Alla Morte di Raimondo Cocchi nel 1775 la guida della massoneria fiorentina passò a nuovi uomini, tra i quali il Conte Giovanni Fabbroni fu forse il più illustre.

 

L’Inquisizione e l’arresto di Crudeli. Il diario del Cocchi fornisce inoltre nuove informazioni relative all’arresto di Crudeli. Già abbiamo scritto di come, nel 1737 i massoni ebbero ad attrarre le attenzioni dell’Inquisizione che mise in giro, ad arte, voci relative alla nuova “setta di eretici”.

 

Nel suo appunto dell’11 maggio 1738 Cocchi riferisce della richiesta perentoria effettuata dal Capo Inquisitore di Firenze al Granduca Francesco (anch’egli massone inglese) per l’arresto di tutti i sospetti. Apparentemente, il Papa in persona esigeva l’arresto di Crudeli possibilmente perché questi aveva scritto un poema che poneva la Santa Sede alla berlina.

 

Francesco, il quale non voleva inimicarsi il Papa, permise allora l’arresto di Crudeli, che avvenne il 9 maggio 1738. Il Papa emise la sua prima Bolla contro i Liberi Muratori, condannandoli. L’Inquisizione avrebbe voluto arrestare anche il Buondelmonti, ma il Granduca non volle effettuare ulteriori arresti così che sia il Buondelmonti che gli “Inglesi” rimasero indisturbati.

 

Essendo il Senatore Rucellai massone, Segretario di Stato e capo del braccio secolare, l’Inquisitore chiese ed ottenne dal Granduca la sostituzione di questi con l’Abate Tornaquini. Nel luglio del 1738 il Cocchi così scrive:-

 

“Non abbiamo ancora potuto scoprire le ragioni di ciò (arresto del Crudeli). Di quale crimine egli sarebbe responsabile e per quali motivi il G.D. (Gran Duca) così prontamente accondiscendesse all’arresto. Pur non essendo ancora stato esaminato dall’inquisitore, si dice che l’ostacolo a proseguire in quest’affare venga dal Governo … alcuni dicono si tratti di scoprire il segreto dei frammassoni”.

 

I massoni si mantenevano in contatto con Crudeli per mezzo di corrispondenza segreta, essendo in tal modo informati di ogni mossa dell’Inquisizione. Il 21 settembre 1739 Cocchi scrive che Crudeli fu ufficialmente accusato di esser membro di una società che praticava riti osceni ed indegni. Cocchi continua descrivendo lo svolgersi di quei rituali repellenti che l’Inquisitore evidentemente suggeriva al Crudeli per provocarne la confessione. Il Crudeli fermamente negò ogni conoscenza di tali pratiche. Il Cocchi con enfasi descrive di come tali suggerimenti fossero falsi ed inventati dall’Inquisizione per gettare discredito sulla massoneria, la quale attraeva molti membri del clero cattolico e degli ordini monastici.

 

I massoni fiorentini, preoccupati dalle precarie condizioni di salute del Crudeli nelle carceri dell’Inquisizione si diedero a cospirare per la liberazione del prigioniero; Cocchi così descrive la vicenda in un suo appunto del 5 dicembre 1739: -

 

“Tutto era pronto per tentare la fuga di T.C. per mezzo del suo amico L.C. (Luca Corti) ed il consiglio di altri, C.R. (il Conte di Richecourt) avendo promesso la connivenza del Governo a quella operazione.

Egli avrebbe dovuto ricevere, per le vie usuali, una lettera e far pervenire al detenuto, nottetempo, una corda fornita d’un gancio, due pistole, un coltello ed un fazzoletto sporco di sangue.

 

Crudeli avrebbe poi simulato un improvviso attacco d’asma ed uno sbocco d’emottisi e quindi chiedere d’essere condotto alla cappella. Colà, dopo aver minacciato le guardie, egli si sarebbe calato dalla finestra per mezzo della corda e quindi si sarebbe dileguato nell’oscurità. Avrebbe dovuto recarsi subito da W.ssby’s (?) a Sivi (?), aprire quel luogo con la chiave e riposarsi fino all’alba. Di buon mattino poi, egli sarebbe uscito dalla città assieme con il Gentil. nei panni di un servitore a cavallo e recarsi fino a L. e da qui a G., poi a B e così via, il che avrebbe avuto invero buone probabilità di successo.

 

Ma la sera stessa C.R. avvertì L.C. del fatto che l’I. (Inquisitore) aveva ordinato al Barg. (ello) di far buona guardia alle prigione dacché vi era il sospetto che quella notte qualcuno avrebbe tentato di parlare col prigioniero, cosa che andava prevenuta ad ogni costo dato che il processo stava per concludersi.

 

Il Barg. Aveva quindi avvertito C.R. il quale rispondeva che non si sarebbe opposto ai voleri dell’I.

Vi era quindi un ostacolo e l’intera operazione fu fermata.  L.C. allora rimandò tutto, sospettando si trattasse di una mossa della C. per prevenire la fuga. Al momento resta incerto se in effetti si trattasse di ciò o se qualche servitore ci avesse traditi, o alcun altro che fosse informato delle nostre intenzioni. Wh. W. Di Mil. W. (?). Resta in ogni modo chiaro il fatto che C.R. non intenda opporsi alla C. di R.ma (Curia di Roma) sebbene essi sappiano sia sbagliato consegnare quell’uomo e di come il G.D. (Granduca) fosse stato tratto in inganno essendo falsa l’intera accusa”.

 

Alcune lettere contenute negli archivi Baldasseroni confermano i tentativi dei massoni di liberare il Crudeli. Horace Mann scrisse a A. Cocchi (senza data, ma evidentemente nel 1739) dei suoi sforzi. Egli si appellò a Lady Walpole, la quale scrisse una lettera al Cardinale Albani intercedendo per il Crudeli. Cocchi e Mann scrissero inoltre al Governatore Craon e questi, assieme con Richecourt, promisero di aiutare.

 

Tutta questa corrispondenza dell’inviato inglese risultò alfine nella liberazione del Crudeli dalle carceri, ed è con queste informazioni ottenute dalle carte di Cocchi che io mi permetto, alfine, di ultimare quest’articolo.



[1] Gould (Vol. iii, p. 300) dice: “…la sola Loggia della quale abbiamo udito, che si suppone fondata nel 1733 da Lord Sackville, poi chiusa sotto la persecuzione dell’Inquisizione nel 1739, probabilmente non esistette mai. Si ebbe a supporre della sua esistenza solo a cagione d’una medaglia in possesso di Natter datata 1733, la quale medaglia stessa è quasi certamente fraudolenta …”

[2] L’identità di Fox non è provata; egli non venne menzionato dal Cocchi.

[3] W. J. Chetwode Crawley, in La medaglia Sackville (A.Q.C., xiii, pp. 148-9, dice: - “Risulta difficile, ad oggi, dire su quali basi i numismatici del Continente ebbero ad affermare che Charles Sackville fondò una Loggia a Firenze nel 1733. Le probabilità giocano, invece, in tutt’altra direzione. Il Conte di Middlesex non portò la Frammassoneria a Firenze; egli ve la trovò già al suo arrivo”.

Un curioso libello, dal titolo Masonry Farther Dissected venne pubblicato a Londra nel 1738… Esso contiene, a guisa d’appendice, alcuni estratti da giornali dell’epoca che così riportano:

 Roma, 18 Luglio 1730

La società dei frammassoni, ultimamente scoperta a Firenze, fa un gran baccano: Essi si fanno passare per Quietisti; ma qui si dice che essi son parte della Setta Epicurea, e non vi è legge troppo severa per trattare con quei signori. Il Papa ha inviato a Firenze il Padre Inquisitore di quell’Ufficio per perseguirli alla richiesta del Granduca di Toscana che è assolutamente risoluto nel voler estirpare l’intera Setta.

Essendo Sua Altezza nel frattempo deceduta, e dovendogli subentrare il Duca di Lorena, fatto Massone in Inghilterra, può darsi che questa persecuzione non si spinga troppo oltre. 

Ciò … appare conclusivo sull’esistenza della Frammassoneria a Firenze prima che il Conte di Middlesex ed il suo Mentore partissero da Christ Church, a Oxford, per intraprendere il Gran Viaggio.

[4] Esistono diverse lettere di Foulkes a Cocchi negli archivi Baldasseroni. Una lettera di Allan Ramsay (25 ottobre 1755) informa Cocchi di come M. Foulkes gli avesse donato, per testamento, un anello in memoria della loro profonda amicizia.



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