Nella critica letteraria moderna
Lessing viene considerato un illuminista utopista, quasi un precorritore di quel
socialismo utopistico che si svilupperà all’inizio del XIX secolo. Lessing,
però, non era un riformista radicale e neppure moderato e dai Dialoghi tra
Ernst e Falk è difficilmente rilevabile qualsiasi forma di radicalismo. Se ci
fosse, il suo utopismo dovrebbe essere considerato di natura certamente
disorganica. Da molti altri suoi scritti, specialmente le opere teatrali, nelle
quali espresse molto di più della sua visione ideologica che in altri saggi
teorici, possiamo piuttosto rilevare delle attese di cambiamento sociale
identificabili in una concezione ideale del destino umano che, paradossalmente,
potrebbe essere definita come realistica. Lessing è pienamente consapevole e
critico della sua realtà socioculturale e, in quel momento, dell’impossibilità
di cambiamenti risoluti, infatti rifiutando ogni concezione eversiva e
addebitando, a differenza di Goethe, alla nobiltà la violenza e l’arbitrio
del dispotismo, si rifugia nell’ideale funzione stabilizzatrice d’un regime
monarchico nazionale.
La cultura tedesca settecentesca era
fortemente attratta dalle idee illuministe ma era distante e refrattaria agli
eccessi eversivi dell’illuminismo francese. Questo, per certi versi assieme a
quello inglese, cercava di conciliare la raison
con i valori universali antioscurantisti e antiassolutisti.
L’istanza universalistica
dell’illuminismo francese ed inglese era anche presente nell’Illuminismo
tedesco, con la differenza che nei paesi di lingua tedesca mancava la
rivendicazione di una classe borghese cosciente della propria funzione storica
di rinnovamento complessivo. Questa era una borghesia pavida e conservatrice che
produceva un’intellighenzia riottosa a comprendere gli slanci “latini” dei
francesi e che non apprezzò mai compiutamente lo stesso Lessing. A differenza
che altrove, negli stati tedeschi l’illuminismo si esprimesse in forme
letterarie, senza riuscire a coagularsi in concreta rivendicazione politica. In
questo quadro socioculturale non stupisce che Lessing esprima una decisa
avversione per ogni forma d’azione rivoluzionaria sovversiva, con la
rappresentazione della demagogia di Ducret nel suo Samuel
Henzi. Egli non cadde nell’aporia illuministica francese dell’istanza
universalistica appaiata alla rivendicazione degli interessi della classe
borghese.
Se Lessing è un utopista, lo è in
modo affatto peculiare rispetto all’utopismo francese. Certo, in lui si trova
evidente lo stesso concetto di speranza che richiama la produzione utopista
dell’illuminismo, ma senza la valenza aporetica del pensiero illuminista
europeo; ciò nondimeno, egli ha una visione illuministica armonica, scevra
dalle forti contraddizioni dell’illuminismo intellettual-politico altrove
imperante[i].
Questo senso armonico è magistralmente rappresentato in quello che ancora oggi
è valutato come il suo capolavoro, Nathan,
ove egli cerca problematicamente di conciliare tolleranza religiosa e sociale,
potere assolutistico e capitale mercantile.
Altro aspetto chiaramente evidente
nelle sue opere, Dialoghi compresi, è il senso della virtù, uno dei capisaldi
dell'illuminismo che contrapponeva appunto la virtù della classe borghese
all'innaturalità della vita aristocratica, della vita di corte come luogo della
"Unnatur". Virtù e
sentimento in Lessing si associano trasformandosi in una ragione che si fa
grazia. Nella visone lessinghiana della Massoneria, intesa come azione maieutica
per l’umanità[ii],
le dissonanze umane e sociali si comporranno nell'armonia finale, facendoci
scoprire l'intima affinità tra Lessing e Mozart.
Lessing prese le distanze da molti
aspetti dell’illuminismo francese ed anche dalla Massoneria francese,
profondamente permeata d’illuminismo eversivo, fin dalla gioventù, con la sua
opera Il libero pensatore del 1749. In quell’opera l’ateo è opposto
al pastore protestante che si manifesta come più tollerante e democratico,
rivelando l’aspetto individualista e aristocratico dell’ateismo dell’epoca.
Se nei cinque dialoghi la critica agli ordinamenti civili, religiosi e statuali
è improntata alla moderazione, la critica alla Massoneria tedesca è puntuale e
severa.
Osservando la massoneria tedesca del
tempo, molta parte di questa volgeva il suo sguardo a quella inglese per rifiuto
dell'illuminismo francese ed, infatti, quello tedesco, l'Aufklärung, è meno
vivace ed intransigente[iii]. Nella Germania
dell’epoca, il variegato mondo degli ordini massonici si accompagnò ad un
pullulare d’associazioni di vario tipo, direttamente ed indirettamente
ispirate alla Massoneria. Proprio negli anni in cui Lessing scrisse i suoi
dialoghi, Johann Adam Weishaupt fondò
l’Ordine degli Illuminati (1 maggio del 1776), inizialmente con il nome
di "Ordine dei Perfettibili". Nel 1760 Karl Gotthelf von Hund con il
testo "Del Regime della Stretta Osservanza" difese la tesi di
Andrè-Michel de Ramsay che nei "Discorsi sui Crociati e le Logge
Francesi" del 1737, rivendicò l'origine templare della massoneria, e
fondò una loggia massonica di "stretta osservanza templare", portando
il “rito scozzese”, d’origine francese, in Germania[iv].
Troppo lungo sarebbe l’elenco di associazioni segrete o paramassoniche o di
vario occultismo che fiorirono nella Germania del XVIII secolo, ma delle quali
Lessing era informato. Il Lessing illuminista non poté accettare le
manifestazioni a carattere irrazionalista verso l'occulto o le conoscenze
esoteriche ed, infatti, nei Dialoghi la visione lessinghiana della Massoneria è
priva d’accenni all’esoterismo, né questo è considerato come aspetto
caratterizzante della Massoneria.
Piuttosto, la visione lessinghiana
assume un carattere ben diverso, è considerata categoria eterna dello spirito.
Alcuni autori, come Hans Mayer vogliono trovare una matrice mistica nel pensiero
massonico di Lessing; addirittura ritengono di trovare nelle sue opere
d’argomento religioso e teatrale il misticismo medioevale di un Gioacchino da
Fiore. Senza mettere in discussione questa tesi, ritengo però che nei Dialoghi
si prefiguri, piuttosto, una concezione ascetica della Massoneria che porta
Lessing a sfrondarla di qualsivoglia forma di superficialità e storicità, che,
a detta del nostro Autore, appare nelle sue manifestazioni, che lui chiama
esteriori, come i rituali, i simbolismi ed i gradi.
Lessing critica la Massoneria fatta
"schema, involucro, rivestimento",
esaltando, con arguto gioco linguistico nel quarto dialogo, la "massoneria che non ha sempre giocato alla massoneria".
Se in altre sue opere Lessing
demistifica la realtà della Germania civile-religiosa, nei Dialoghi demistifica
quella massonica, fa esplodere la tensione tra la realtà utopica della società
e la società reale, tra la massoneria di forma e la massoneria di sostanza, tra
i massoni coinvolti nei giochi di potere ed i massoni che "sapessero
precisamente quando il patriottismo cessa di essere una virtù"[v].
[i]
Per Kant l’uomo può riscattare
il suo stato di sudditanza e ribellarsi alla prevaricazione e
all’impedimento del libero pensiero con uno scatto d’orgoglioso: “L'illuminismo
è dunque l'uscita dell'uomo dallo stato di minorità che egli deve imputare a
se stesso. Minorità è l'incapacità di valersi del proprio intelletto senza
la guida di un altro, Imputabile a se stesso è questa minorità, se la causa
di essa non dipende da difetto d'intelligenza, ma dalla mancanza di decisione
e del coraggio di far uso del proprio intelletto senza essere guidati da un
altro. Sapere aude! Abbi il coraggio di servirti della tua propria
intelligenza! È questo il motto dell'Illuminismo.”. da Risposta alla
domanda: che cos'è l'illuminismo?, 1784. È la ragione che illumina
l’azione umana. Lessing, invece, intende l’Illuminismo nei termini di
speranza d’armonia sociale, dove un’elite di uomini spiritualmente
superiori guiderebbero, semplicemente con la loro azione educativa,
un’umanità incapace di liberarsi da sola dai mali che l’affliggono.
Questa elite è la Massoneria.
[ii]
Magistralmente espressa nelle opere Emilia
Galotti e Minna von Barhelm
[iii] Se il libertinismo
francese ed inglese servì agli intellettuali per combattere il "mondo
tradizionale" cattolico, per i tedeschi servì da copertura alla pratica
immorale e cinica di molti esponenti della nobiltà tedesca.
[iv] La Massoneria francese
entra in Germania durante la guerra dei 7 anni (1756.1763) con la
partecipazione alle logge tedesche di francesi residenti in Germani. Questi
apportarono nuove idee, rituali e concezioni illuministiche diversamente
intese da quelle tedesche.
[v]
Non si creda che gli ideali massonici siano stati espressi solo nelle sue
opere di contenuto massonico, li ritroviamo permeanti gli aforismi in Educazione
del genere umano, suo testamento intellettuale.
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