Herder, assieme a Schoder, è stato
considerato dal pensiero massonico ottocentesco come il riformatore che contribuì
al rinnovamento della massoneria tedesca. Attualmente tale valutazione
entusiastica trova un opportuno ridimensionamento.
Il pensiero herderiano è connotato
da un'indubbia profondità culturale che si esprime nella concezione
dell’essenza dell’essere Libero Muratore. Herder rifugge dal considerare
l’adesione alla Libera Muratoria nei termini empatici o di convenienza, bensì
egli la pone sul piano della razionalità, fattore che impegna il Libero
Muratore oltre l’aspetto formale della sua attiva partecipazione alla vita di
loggia.
Il problema che attanaglia i critici
herderiani è questo aspetto di razionalità: il nostro autore è una figura di
profonda complessità che si muove tra le regioni del misticismo pietistico e
quelle del riformismo illuministico. Da una parte c’è l’influenza
dell’educazione familiare, profondamente religiosa e di una religiosità che
faceva dell’aspirazione spiritualistica individuale il suo fondamento,
dall’altra parte c’è una singolare aspirazione elitaria che contraddiceva
quella religiosa. Con un approccio alquanto diverso da quello della critica
ufficiale, si potrebbe dire che Herder viveva un gravoso conflitto interiore tra
la visione escatologica della religiosità familiare e quella storicistica che
l’influenza dei suoi studi ed esperienze culturali gli avevano dato.
Nella visione escatologica il sentimento interiore predomina, è questo che
rende l’uomo capace di “rinascere” ed affrancarsi mediante la “giustificazione”,
perdono, che viene sì dalla Grazia esterna, ma a compimento di una profonda
trasformazione interiore. Herder dunque ricollega la sua Tradizione religiosa,
la sua escatologia mistica, con la teleologia massonica, facendone un tutt’uno.
Sentimento religioso e ragione massonica trovano fusione e compimento,
apparentemente. Infatti, Herder è un pastore protestante e ministro di culto e
sotto il suo grembiule di Maestro Massone sempre indossa la tonaca sacerdotale,
per questo la bilancia pende comunque a favore di un misticismo che gli attirerà
gli strali goethiani.
È necessario rilevare che in tutta
la produzione letteraria herderiana c’è un concetto che assume la valenza
assiomatica di una teoria psico-antropologica, quello di Humanität, assunto
inteso come “sentimento universale”, amore per l’umanità. Questo concetto
dà unitarietà a tutto il pensiero herderiano e si presenterà come lie motiv
delle discussioni di loggia nella Germania della prima metà dell’ottocento.
Esso viene inteso come fattore primario ed essenziale del patrimonio dello
spirito massonico e la sua influenza si estende fino ai giorni nostri.
Nella visione di Herder il concetto
di Humanität non è caratterizzato da una valenza puramente etica, ma si
estende anche al campo psicologico ed antropologico. Uno dei suoi commentatori,
J. G. Findel[1],
vuol trovare nell’immagine di Humanität che Herder dà il divino presente
nell’uomo. Si potrebbe dedurre, se questa ipotesi fosse stata, come lo fu per
molti, condivisa universalmente dai massoni tedeschi dell’ottocento, che il
concetto herderiano di Humanität assume un valore sacrale. Ciò fu ed i più
grandi pensatori tedeschi dell’epoca furono impegnati su tale linea di
pensiero[2].La
Massoneria tedesca dell’ottocento si apre alla visione estetica di una tale
“filosofia umana” dando la chiave interpretativa dell’articolazione
e della logica interna nel concetto di “Menscheit”, esperimento di
vita,fondato sui dettami del pensiero e dei valori massonici, che parte
dall’idea di sgrossamento della pietra, la propria individualità, per
giungere alla pietra perfettamente levigata, la felicità collettiva.
Tutti i commentatori di Herder, così
come i critici a noi più vicini intendono il concetto di Humanität come
concetto massonico. È indubbio che tale concetto, pregno di valenze universali,
abbia influenzato il pensiero massonico, ma a nostro avviso, esso non è che
l’elaborazione di una linea di pensiero che esplose in tutta L’Europa tra la
seconda metà del settecento e la prima metà dell’ottocento ed i massoni
dell’epoca, tutte persone intellettualmente e culturalmente sensibili, non
potevano ignorare questo vento di rinnovamento. Il concetto di Humanität non è
un concetto in sé massonico, dell’umanità non si parla nei rituali e negli
Antichi Doveri e Lessing da questo punto di vista fu più rigoroso di Herder e
dei suoi epigoni. Egli tiene ben distinta la Massoneria dall’Umanità, intesa
sia come genere sia come valore. Il momento della loro confluenza, per Lessing,
è solo nel riconoscimento da parte massonica dei valori universali
dell’umanità come propri e dunque come massonici. Non è quindi la massoneria
a dare, ma è la Massoneria a ricevere e solo poi distribuire all’uomo.
Herder prende da Lessing i valori
massonici come universali e li riporta nel loro luogo d’origine, l’umanità
intera.
Tra Lessing ed Herder corre la stessa
distanza che corre, in merito all’umanità,tra il concetto realistico e
pratico di Lessing e quello idealistico ed utopico di Herder.
Quest’ultimo, profondamente e
solidaristicamente uomo del suo tempo, interpreta le esigenze e le aspirazioni
della sua epoca ed integra la logica razionale lessinghiana con la visione
estetica goethiana[3].
Herder ottiene rapidamente la fama negli ambienti culturali tedeschi e la stessa
massoneria lo prende come personaggio esemplare le cui opere sono
entusiasticamente studiate e commentate nelle logge. La forza di Herder è
quella di far diventare massonico ciò che è intrinsecamente universale, egli
è un umanitario entusiasta, e tale rimane per tutta la vita, portando questa
sua “visione” all’interno della Massoneria. Certamente un’aspirazione ad
una visione universalista era già presente nella Massoneria della prima metà
del ‘700 ma non si era ancora espressa con tale unitarietà e potenza come per
opera di Herder. Questo è il reale motivo per cui fu considerato un reale
innovatore del pensiero massonico. Tuttavia questa influenza e la conseguente
concezione dell’uomo che si sviluppò nella Massoneria è da considerare come
intima fusione tra gli ideali umanitaristici e quelli massonici, molto diversa
da quella lessinghiana, proprio perchè fondata sull’accezione estetica della
sua visione antropologica e psicologica. Lessing non ritiene né l’uomo, nella
sua esistenza individuale, né l’umanità capaci di elevazione senza il
contributo dell’Azione liberomuratoria; mentre Herder, conseguentemente alla
sua profonda religiosità che manifestò in coerenza al suo pietismo familiare[4],
ripone un’assoluta fiducia nell’uomo e nell’umanità e quindi anche nelle
capacità di auto-sgrossatura tesa all’elevazione materiale e spirituale.
Lessing è di ben altro avviso dicendo: “Anch’io fui alla fonte della
verità ed operai” (Ernst e Falk), ove la fonte è la Massoneria e non
l’umanità, ponendo la prima con i suoi ideali e la sua simbologia come forza
demiurgica.
Questa differenza tra Lessing ed Herder è riposta su una diversa
concezione del problema di Dio e della religiosità. Lessing lo affronta da
deista ed in chiave massonica, Herder da cristiano, credente a tutto tondo.
Quest’ultimo ascolta l’ateo, reale o presunto, con tolleranza e vede la
presenza di Dio nell’intera Natura, intesa nel senso di universale religioso.
Per Herder l’intensità spirituale
trova la sua dimensione cosmologica nella finalità massonica; per Lessing è
esattamente il contrario, la dimensione cosmologica nasce dai valori universali
dell’umanità che confluiscono nella Massoneria.
La distanza di Herder da Goethe è
profonda[5],
li divide il baratro della crisi mistica che in Goethe non si risolve in termini
religiosi.
Tutte queste tematiche, spiritualità,
religiosità, valori umanitaristici (esplosi con il pensiero illuminista) sono i
fondamenti di un dibattito culturale, filosofico e letterario, nonché massonico,
che coinvolge l’intellighentia europea. In Germania erano più vivi che mai
anche per la presenza dio Accademie dedite ad attività culturali di elevato
livello che operavano già dalla metà del ‘600. La più importante fu la
Deutschen Sozietat fondata da R. Robertin nel 1636. A questa appartenne lo
stesso Herder, ai tempi di Konigsburg. Con l’avvento del settecento e dello
spirito illuministico, fortemente imbevuto di scientismo razionalistico, tali
accademie decaddero mentre s’imponeva la Society of Masons (Società dei
Muratori) inglese che dal secondo decennio del ‘700 attrae le forze più
giovani delle antiche accademie. Negli anni ’40 la Deutsche Sozietat si ritira
dalle scene surclassata dal nuovo sistema inglese, allora chiamato “École
britannique”, che attraversa l’Europa ed arriva a Konigsburg. Qui nel 1746
viene fondata la loggia “Zu den drei Ankern” di cui diventarono membri gli
stessi soci della Deutsche Sozietat.
Dopo l’esperienza di Kronigsburg,
Herder si trasferisce a Riga nel 1764 e poi, ventinovenne, (1788) è iniziato
nella loggia “Zum Schwert” ove gli vengono subito assegnati importanti
incarichi.
Chi spinse Herder alla Massoneria e lo definì un massone nato fu Kunzel, che
ammirava il rispetto herderiano per il bello, buono e divino.
Herder subito appoggia l’opera
riformatrice di Schroeder dentro la Stretta Osservanza per un ritorno alla
tradizionale semplicità dei tre gradi. Egli frequenta poco la loggia di Weimar
di cui non approva l’eccessivo interesse per gli affari, mantenendosi però in
contatto epistolare con i Fratelli tramite il Fr. Bode. La moglie di Herder
Karoline svela: “Herder non partecipava ai lavori della loggia di Weimar […].
Egli vedeva come sotto il velo del segreto anche i più nobili spiriti vi si
immischiavano in modo disgustoso con scopi volgari […]. L’infantile
solerzia degli alchimisti lo ripugnava non meno di quella degli Illuminati“[6].
Herder
volava più alto, riteneva che la Massoneria potesse trovare molteplici
prospettive, quasi ad evidenziare le molteplici possibilità ottiche
interpretative della Massoneria stessa[7].
Gereke osserva, in una pregnante analisi del pensiero herderiano la consonanza
di pensiero con Lessing in merito alla visione della Massoneria, più lucida e
razionale in Lessing, più pregna di fantasia e sentimento in Herder. Lo stesso
critico osserva che però Herder rispetto a Lessing manca di logica, è
dispersivo e frammentario. Queste carenze sono tuttavia supportate dalla forza
del sentimento, dal senso poetico ed improvvisativi che gli fa elaborare regioni
sconosciute alla logica. A fronte dei risultati più duraturi di Lessing Herder
si pone come forza profetica ed anticipatrice. Con Lessing si chiude il periodo
illuministico, l’età friedericiana, mentre Herder apre il periodo
rivoluzionario dello Sturm und Drang che darà luogo al pensiero moderno sulla
libertà e sulla umanità.
Herder e Lessing hanno, per un altro verso, la stessa visione della Massoneria
come “società separata”, concetto che Fichte elaborerà
compiutamente nel suo “Filosofia della Massoneria”.
Infatti,
la Massoneria in tutti i letterati e filosofi massoni dell’epoca la Massoneria
si pone come società a latere della società civile e statuale. Di questa la
Massoneria si pone come demiurgo per la sua rinascita nella dimensione di società
compiutamente umana. Più precisamente, la Massoneria ha il dovere di rimanere
estranea ad ogni influenza della società civile, oggi diremmo profana, e di
muoversi come alter ego d’esemplarità. Esemplarità che in Lessing si pone
come “virtù” civica, solo qui storicamente operante, mentre in Herder si
pone come “virtù” estrinsecazione mistica della religiosità proiettata
all’intera umanità.
C’è
dunque, in queste due posizioni una sorta di compenetrazione delle due
dimensioni dell’individuale e dell’universale: Lessing, per suo conto,
partendo da una visione metastorica della Massoneria ritrova la dimensione
storica nell’operato individuale del massone, mentre Herder partendo dalla
visione mistico-religiosa, quindi, contingente al vissuto individuale, ritrova
la visione cosmologica nel proiettare la massoneria nell’alveo
dell’universalità della umanità.
Vediamo
quali sono le principali differenze tra Herder e Lessing.
Lessing
presuppone un progetto globale che si protrae lungo la storia dell’uomo. Egli
è teorema lucido che potrebbe terminare con il Q.E.D. (quod erat demostratum)
euclideo.
Herder
invece tocca le corde del cuore umano con la forza del sentimento, è poesia
improvvisata che penetra nell’animo, aprendo così alla visione d’un mondo
migliore.
Lessing è il pessimista che trova conforto solo in una visione metastorica, il
suo è pessimismo sotto il controllo di una speranza ragionata, inoltre, Lessing
non è credente, almeno nel senso di un cristianesimo ecclesiale.
Herder
è credente e cristiano praticante. Sul senso religioso Lessing ragiona e Herder
lo pratica. Herder vola con le ali della poesia mentre Lessing, come già detto,
dà risultati più duraturi.
In
ambedue c’è ragione e sentimento ma in dosaggi inversi.
Da
una parte l’Illuminismo, prepotente e dirompente pensiero rivoluzionario,
viene costretto in limiti autoimposti da Lessing e depurato dal suo essere
pensiero classista, dà una visione del mondo che per ragioni intrinseche rimane
parziale.
Herder,
rinnegando l’Illuminismo, si apre ad una visione cosmologica che investe
l’intera umanità. Questa visione gli consente di far coagulare le disperse
energie espresse da tante diverse umanità.
Lessing
ci pone davanti ad una astorica visione inafferrabile, mentre Herder di questa
visione si fa anticipatore storico[8].
Se
Lessing ha una idea del progresso come fenomeno metastorico, per Herder il
progresso è continuo ed inarrestabile, quasi destino ineluttabile spinto da una
forza metafisica.
NOTE
[1]
Diversi furono i commentatori dei Dialoghi di Herder: J. G. Findel, R. Fischer,
A. Eckstein, L. Keller. Tuttavia le loro riflessioni non aggiunsero nulla di
nuovo, proponendo antichi temi anche se rivisitati in chiave più moderna.
[2] Wiclenad,
Klopstock, Haman, Lessing, Goethe, tutti pensatori di rilievo che furono, non
incidentalmente, massoni.
[3] Herder
ebbe con Lessing molta frequentazione personale ed epistolare, anche se alla
fine si allontanò da Lessing non riuscendo ad accettare la visione lessinghiana,
di così fredda e lucida razionalità. Herder era troppo partecipe della nuova
corrente dello Sturm und Drang assieme a Goethe ed altri Herder fu intimo amico
di Goethe per tutta la vita, salvo qualche periodo di raffreddamento a motivo
dell’intransigenza di Goethe per alcune posizioni herderiane in campo
religioso. Vedasi successiva nota 5
[4]
notaPhilip Jacob Spener nel 1670 a Francoforte organizzò dei gruppi di laici (detti
"collegia pietatis") predicando una religiosità critica verso il
luteranesimo istituzionale. Il pietismo fu antidogmatico, forte di una
religiosità intima. I fedeli erano tesi ad una esperirenza mistica
rigeneratrice assieme ad una pratica ascetica "rigorosa fino alla
meschineria".
[5]
Vedasi il mio scritto “Introduzione a Goethe, massone e poeta”
[6]
In Erinnerungen.
[7] In un
articolo del 1802 sulla rivista Adrastea.
[8] Goethe è
profondamente influenzato da Herder. Molti ritengono che non sarebbe stato lui
senza Herder.
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