Review of Freemasonry



Make this site your Home Page Print this page Send Masonic E-card Subscribe News Alerts by Email RSS News Feed
PS Review of FM Search Engine:
recommend PS Review of Freemasonry

Francesco-Angioni

DIALOGO INTORNO AD UNA SOCIETÀ VISIBILE-INVISIBILE
di Johann Gottfried Herder (1774-1803)
del Fr. Francesco Angioni M.M.
fondatore di La Cittadella delle Libere Mura
Liberi Quaderni di Studi Muratori


Di Francesco Angioni leggi anche su PS Rivista di Massoneria:

¨ La concezione della Libera Muratoria nei Dialoghi di Lessing
¨ Accenni storico-critici del Lessing Massone.
¨ La Verità in Lessing secondo un'ermeneutica liberomuratoria
¨ Commento al Primo Dialogo di Lessing
¨ Commento al Secondo Dialogo di Lessing
¨ Commento al Terzo Dialogo di Lessing
¨ Commento al Quarto Dialogo di Lessing
¨ Commento al Quinto Dialogo di Lessing
¨ Dialogo Intorno ad una Società Visibile-Invisibile
di Johann Gottfried Herder (1774-1803)

¨ Herder e il Concetto di Humanität
¨ Verità e Libera Muratoria pensando a Lessing e ad altri Massoni
¨ Introduzione a J.W.Goethe Massone e Poeta
¨ I Segreti di Goethe
¨ Gnosticismo e Origini e Pensiero della Massoneria

Il Dialogo di Herder è parte di un’opera maggiore scritta tra il 1793 e il 1797, trent’anni dopo la sua iniziazione. In rapporto ai Dialoghi lessinghiani, in Herder non appare la lucida severità di Lessing. Nella sua visione così intrisa di sentimento e fantasia si danno giustificazione anche gli aspetti superficiali e fanciulleschi di chi rincorre l’appariscenza dei gradi, degli alti incarichi, rapito nello sbrilluccichio dei grembiuli dorati ed argentati. In Herder tutti possono giustificare il proprio percorso. Se in Lessing c’è tersa e discriminatoria allucinazione, in Herder c’è allucinazione ebbra ed indifferenziata. Chiunque può amare le parole di Herder e portare i suoi Dialoghi in Loggia, affascinato dal suo eloquio sentimentale, ma pochi osano portare Lessing, spaventati dal suo rigore liberomuratorio.

Se Lessing ipotizza l’umanità come potenzialmente liberomuratoria, nel senso che l’idealità liberomuratoria altro non è che l’espressione razionale e metastorica dei più alti sogni umani, da parte sua Herder ipotizza il dissolversi della Libera Muratoria in una “società di tutti gli uomini che pensano in ogni parte del mondo”, alla stregua di una “repubblica di saggi”.

Sia per Lessing sia per Herder l’apparato organizzativo e la simbologia sono aspetti superficiali dell’apparire liberomuratorio; per Lessing questi sono gli aspetti storici e contingenti di forma, che non rispecchiano l’essenza dell’essere Libero Muratore e che pur tuttavia fanno parte del divenire della Libera Muratoria nella storia umana e civile; per Herder apparati e linguaggio simbolico negano la possibilità di conservare la segretezza dell’essere iniziatico di un Libero Muratore. Infatti, la simbologia liberomuratoria è scoperta e visibile ai non iniziati, dunque imitabile e questa imitabilità snatura il linguaggio stesso e con esso l’essenza della Libera Muratoria. Il simbolismo liberomuratorio per essere comunicato deve essere riconoscibile, vanificando così lo stesso segreto liberomuratorio.

La segretezza d’appartenenza crea gli angoli bui dove si annida “l’inganno, il fanatismo”. La segretezza, per Herder è dunque innaturale: “solo la verità palese è figlia di Dio ed ogni verità umana deve essere osservata alla luce del sole e poter essere esaminata dagli uomini”. L’attacco di Herder all’apparato e al simbolismo liberomuratorio è più determinato e d'insieme di quello lessinghiano. Il segreto si oppone, nella visione pietistica di Herder, alla verità che può essere intimamente vagliata da ogni uomo, senza timore d’errore perché essa è divinamente soffusa. Rispetto a Lessing che riconosce in quegli aspetti formali la loro storicità, che nella sua visione metastorica è un fatto indubitabilmente criticabile, Herder nega in senso assoluto tali apparenze, nega ogni loro valenza anche storica. Si potrebbe dire che per Herder tali apparati non sono neppure liberomuratori in senso stretto. Quando Lessing vede nella ricerca della Verità lo strumento di riscatto dell’Umanità, osserva con forza che questo strumento è posseduto solo dalla Libera Muratoria. Herder, invece, capovolge l’idea lessinghiana e pone la ricerca della Verità nelle mani della stessa Umanità, dichiarando così che solo l’Umanità è soggetto del proprio riscatto. Herder è molto più vicino al neoplatonismo fiorentino di quanto lo mostri un Lessing. L’Umanità sola e nella sua completezza ed integrità è il centro cosmologico del creato. Per Herder la ricerca del bene comune è la via per la ricerca del bene individuale. L’Humanität è il sentimento che risveglia, guida e crea l’uomo emancipato, essa è concetto totalizzante di ogni aspetto elevato, spirituale ed ideale dell’Uomo. L’Humanität è frutto dell’assoluto ottimismo di Herder per il quale ogni uomo, solo per il fatto di essere uomo, possiede tale sentimento. Al contrario di Lessing, per Herder il cammino verso la perfezione è inarrestabile e scontato, in virtù di una forza superiore che egli identifica con la Provvidenza, nascosto demiurgo della storia umana.

 

Herder inizia il suo “Dialogo intorno ad una società invisibile–visibile”, richiamandosi esplicitamente al secondo Dialogo di Lessing. La prima cosa da osservare è che questo Dialogo è costituito da 86 battute, che le prime 57 sono la riproposizione accurata del secondo dialogo di Lessing del 1778 e che le successive 29 battute sono originali di Herder. Egli premette al Dialogo alcune affermazioni di Lessing in merito al bene che la Libera Muratoria apporterebbe al mondo, inteso come umanità, quasi volesse trovare conferma alla propria concezione di Humanität dallo stesso Lessing ed infatti da questo egli avvia il dialogo, anche se il suo apporto originale si limita a solo un quarto dell’intero dialogo, come prima s’è detto. Rimandando al Commento al Secondo Dialogo di Lessing[i], per l’analisi della prima parte, vediamo che Herder lega i concetti lessinghiani proposti nella prima parte del suo Dialogo a quella sua originale scegliendo un’importante frase di Lessing che afferma la necessità della Libera Muratoria alla quale si può pervenire sia indirizzati da altri che da soli e che “niente di necessario, niente di essenziale” sono le “parole, segni ed usanze”, “la completa iniziazione”. Dunque, Herder sposa il convincimento lessinghiano delle forme esteriori della Libera Muratoria come apparato che ad essa nulla dà.

Le prime battute sono la riaffermazione del valore universale della Libera Muratoria che viene proposto tramite una breve serie di domande retoriche che implicano una necessaria affermazione positiva. Lo scopo è quello di dimostrare che la segretezza liberomuratoria, cioè le sue “usanze o simboli”, è necessaria per difendersi dagli attacchi del mondo profano, che non adotta i principi liberomuratori. Detto così sembrerebbe che Herder adotti pedissequamente le opzioni lessinghiane di critica all’apparato della Libera Muratoria. In realtà, la critica herderiana è rivolta alle popolazioni non illuminate e che non adottano come scopo primario quello della Libera Muratoria, ma anche all’inganno, all’istruzione pedagogica, alla pedanteria, al formalismo (“parata”). La critica herderiana è dunque più severa di quella di Lessing il quale considerava i mali dell’umanità come derivanti da un errato organizzarsi della società umana[ii]. Herder invece addossa alla natura umana tali mali, con la tipica visione del pastore protestante della sua epoca. Per lui la Libera Muratoria “È grande abbastanza, ma purtroppo una chiesa dispersa, invisibile”.

È questa invisibilità, questa segretezza che Herder critica. Egli vuole affermare che la Libera Muratoria dovrebbe avere “chiare parole ed azioni”, poiché essa “eleva sopra ogni divisione della società civile”, essa “non solo m’inizia, bensì mi forma” in relazione all’umanità intera. Ritorna l’idea dell’umanità come soggetto storico e mettendo la Libera Muratoria come suo complemento di causa.

La Libera Muratoria nel pensiero herderiano si riduce a società che educa al senso di Humanität. Qui appare la profonda differenza con Lessing. Quest’ultimo infatti vede nei valori universali dell’umanità di ogni tempo e nel loro applicarsi, la funzione teleologica della Libera Muratoria; essa assurge a demiurgo della storia umana. Herder invece riduce questa funzione ad educatrice del singolo uomo, in subordinazione ad uno scopo metafisico[iii], affinché tale uomo a sua volta educhi l’umanità[iv].

Anche Lessing parlava del singolo uomo in funzione dell’umanità, ma nei termini di un’azione esemplare massonicamente indirizzata che si estendeva in visione metastorica all’attuazione dei valori universali umani. Libera Muratoria ed Umanità s’incontrano sulla base della comunione dei valori. Herder, invece, si pone in posizione opposta, quasi che l’uomo in quanto libero[v] già possedesse questi valori, che egli fa confluire nel concetto di Humanität, e che operasse educativamente nell’umanità. Egli riducendo la Libera Muratoria ad ancella dell’Umanità la fa divenire strumento e non scopo, anche se strumento speciale perché al servizio di un ideale di nuova società.

C’è in questa visione herderiana un senso di speranza escatologica travolgente e questa, infatti, travolse i sentimenti della Libera Muratoria del XIX secolo che lo considerò maestro eccelso.

In Herder il punto nodale del discorso è l’Umanità libera dai vincoli e dalle pene che così vivrebbe in una società che lui stesso definisce ideale. Da parte sua, la Libera Muratoria eleva “sopra ogni divisione della società civile” che inizia ed educa, con lo scopo di realizzare la società universale[vi]. Questo scopo della Libera Muratoria deve essere perseguito con chiare parole mentre i “principi” che lo definiscono devono rimanere riservati, se non segreti, perché “Riguardo ai principi solo degli spiriti possono spiegarsi l’un l’altro”.

Herder quindi sposta la segretezza riservata ai rituali e ai simbolismi nella regione degli scopi, implicitamente accogliendo la tesi lessinghiana dell’umanità incapace ad accettare con facilità i principi universali. Appare con tutta evidenza la contraddizione in cui cade Herder: da una parte l’umanità è concepita come soggetto a cui la Libera Muratoria può infondere la sua conoscenza dei valori universali e dall’altra come oggetto al quale si devono nascondere gli scopi perchè impermeabile a quei principi. Ma anche dal punto di vista della critica herderiana al segreto liberomuratorio, appare la distonia tra il segreto che, fatto uscire dalla porta sotto forma degli apparati, rientra dalla finestra in forma di scopi. La critica di Herder al segreto liberomuratorio è da lui argomentata con la giustificazione che un uomo che tace la propria appartenenza ad un’associazione legata da simboli, giuramento e norme segrete non può contribuire a costruire “il grande e nobile edificio dell’umanità con azioni non clamorose”. A prima vista sembrerebbe che Herder con queste azioni non clamorose si avvicini all’idea lessinghiana dell’azione esemplare, ma non è così; l’idea di Herder è quella di difendere se stesso e la Libera Muratoria dall’accusa di stravolgere le istituzioni statali e civili con azioni rivoluzionarie, che sempre sono clamorose.

Si svela l’indecisione di Herder nei confronti di un’umanità che per un verso è motore della storia e per un altro è soggetto inconsapevole degli scopi della Libera Muratoria, perché tali scopi sono troppo superiori e quindi passibili di incomprensione. I principi della Libera Muratoria sono ideali perché “innalzano sopra tutti i pregiudizi degli stati, della religione, delle classi”. L’idealità liberomuratoria è di valore così elevato che le consente, di ignorare i pregiudizi e di innalzarsi oltre questi. Herder, quindi, intende la Libera Muratoria come strumento per il perfezionamento dell’Umanità, strumento guidato da principi che superano i pregiudizi della società civile e strumento composto da tutti coloro che in questi principi si riconoscono[vii]. La visione elitaria che Herder propone si distingue nettamente dalla visione lessinghiana che invece proponeva l’azione esemplare dei Liberi Muratori come azione metastorica che avrebbe portato l’umanità al suo perfezionamento, sotto la garanzia, in questo progresso, della Libera Muratoria.

Herder dà una connotazione più precisa alla Libera Muratoria come agente di cambiamento della società civile nei suoi aspetti istituzionali, religiosi e delle sue classi. Allo stesso tempo egli recupera ed integra a suo modo la concezione lessinghiana di esemplarità dell'azione liberomuratoria, che può essere svolta anche da chi non è iniziato, facendo dire all’ Io del Dialogo “La tua azione e quella di altri ha agito a lungo e con più sicurezza su di me, di quello che potrebbero produrre usanze e segni solo con molta insicurezza e lentezza”.

Le azioni umane che secondo Herder elevano tra i nobili spiriti (i Liberi Muratori) sono la poesia, la filosofia, la storia, i tre lumi che illuminano il mondo, cioè le “nazioni, sette e razze, un sacro triangolo”.

Qui l’azione liberomuratoria coincide con le tre arti che erano proprio i suoi preferiti campi di studio. A questo punto del dialogo Herder fa un interessante capovolgimento di prospettiva ad un momento del Dialogo di Lessing, nel quale Lessing stesso fa contestare, da parte di Falk, un’affermazione di Ernst che le azioni benefiche compiute dalla Libera Muratoria nella società, sono come i molti ingranaggi di una macchina, più ce ne sono meglio è. Falk rigetta questa logica affermando che uno solo deve essere lo scopo della Libera Muratoria e che tutto il resto che si compie nella società profana è “polvere”, compresa la benevolenza liberomuratoria, ove il termine polvere è da intendersi sia in senso di inutilità, sia nel senso di confusione che fa perdere la visione dello scopo ultimo ed unico. Herder prende questa stessa metafora e concordando con Falk che è meglio un solo forte stimolo piuttosto che molti, però dirotta il senso dello stimolo dall’Azione liberomuratoria di Lessing al concetto di Humanität, per cui se questo è fatto forte e dichiarato in tutti i suoi aspetti ed effetti, avrebbe l’energia per rendere i pregiudizi della società profana “mitigati, limitati, resi innocui”. Egli, implicitamente, confessa che non sparirebbero; dunque, in una certa misura limitata, mitigata, i mali che affliggono l’umanità sarebbero resi innocui. È questa prospettiva del qui ed ora, della concezioni storicista di Herder che si sovrappone a quella metastorica e quasi “naturalista” di Lessing nei confronti della società umana come irrecuperabile. Herder ha nella storia umana un senso di fiducia e speranza molto più religioso di Lessing[viii]. Ma è proprio questo suo acceso senso religioso che inevitabilmente storicizzando la Libera Muratoria, rendendola umana, ne appanna, come criticò Goethe, la grande valenza ideale. La libera Muratoria, vista come società ideale, nel pensiero herderiano è dunque ideale di principio, ma senza sostanza perché la vera sostanza non si trova nella Libera Muratoria stessa , ma nel senso di Humanität, la cui accezione universale fa perdere alla Libera Muratoria ogni caratterizzazione di distintiva idealità. Non a caso le posizioni herderiane precorrono e pongono le basi per la nascita dei partiti politici moderni. Herder conferma tutto ciò affermando che “ogni simile vittoria sul pregiudizio deve essere riportata combattendo non dal di dentro ma dal di fuori

Per Herder non è necessario essere massoni per edificare una migliore società, è sufficiente essere “uomini di uguali principi” e che quindi non hanno bisogno per operare assieme di avere “tocco e segni”. Chi possiede questo ideale edificatorio può accettare, rallegrandosi, “dell’opera di altre mani”, perché questa immane impresa, interminabile, sterminato edificio “per realizzarsi necessita di tutti gli uomini che collaborino” e che “tutti i tempi e tutte le relazioni siano richiesti a ciò”.

A questo punto del Dialogo non si comprende più quale sia la funzione della Libera Muratoria, se la funzione e l’azione ad essa legata sono indifferenziate rispetto a quelle degli uomini di simili principi. Herder, qui, evidentemente fraintende o altera il senso della affermazione lessinghiana a proposito di quegli uomini che possedendo gli stessi principi universali si comportano come Liberi Muratori pur non essendo iniziati. Lessing pur identificando l’iniziato con il profano, accomunati da principi universali, non porta il discorso sul piano dell’Azione, che è e rimane azione specificatamente liberomuratoria, perché solo la Libera Muratoria possiede l’ideale e metastorico progetto di realizzare i valori universali. Herder non punta l’attenzione sui valori universali, probabilmente perchè li ritiene troppo astratti e non riferibili alla sua Provvidenza che guida la storia e quindi non atti a costruire il grande edificio di una nuova società. Neppure egli riserva questo compito alla sola Libera Muratoria, bensì lo estende a tutti gli uomini che nella sua logica di cristiano pietista, possono essere chiamati uomini di buona volontà[ix].

È proprio, credo, l’accezione pietista della religiosità di Herder che lo porta ad individualizzare l’azione riformatrice, estraniandola rispetto a quella associativa lessinghiana. È azione pratica, non necessariamente esemplare come teorizzava Lessing, perché nata nel cuore di uomini di uguali principi, è azione pratica da svolgersi in modo storicamente determinato e non come ideale metastorico.

Herder, come già detto, attualizzando e generalizzando anche ai non iniziati la funzione e l’idealità liberomuratoria, della Libera Muratoria svuota la caratterizzazione che Lessing le aveva assegnato, la rende società benefica, votata alla pari di ogni società cristianamente connotata al bene comune da realizzare il prima possibile. Così definita e determinata la Libera muratoria non necessita di giuramenti, leggi e simboli. Essa non viene solo svuotata di ogni caratterizzazione distintiva nel suo scopo e prassi, ma anche dei suoi connotati esoterici ed iniziatici. È vero che pure Lessing non aveva tra i suoi primi interessi quello dell’esoterismo, che invece sarà possente in Goethe[x], però il senso dell’iniziazione era definito come segno distintivo tra chi si pone in termini metastorici e chi no, perché profano e quindi storicamente determinato. Per Herder la “vera luce” non nasce dentro la Libera Muratoria, ma è esterna ad essa appartenendo a tutta l’umanità. E ne conclude che “tutti quei simboli possono essere stati buoni e necessari una volta, ma mi sembra non siano più per i nostri tempi”.

Con poche battute Herder smantella l’edificio di idealità faticosamente eretto da Lessing. Il titolo del Dialogo “Una società visibile ed invisibile” è quindi illuminante sullo scopo herderiano, quello di portare la luce dell’Humanität dentro la Libera Muratoria e farla diventare da “invisibile”, segreta ed esoterica, a “visibile”, cristianamente umana.
La visione puramente deista, con evidenti accenni agnostici, di Lessing che trasmutava l’idealità cristiana in idealità laica (non atea) viene implicitamente respinta da Herder, pastore protestante di cultura familiare pietista. 

 

NOTE


[i] Vedasi il mio Commento al Secondo Dialogo di Lessing in

PS Review of Freemasonry

[ii] Ibidem

[iii] Nel suo “Ancora una filosofia della storia” del 1774, Herder immagina una Provvidenza che senza intervenire in forma diretta sulla storia dell’uomo ottiene il suo scopo dando luogo a forze che indirizzano il corso della storia verso svolgimenti “così semplici, delicati e meravigliosi quali li vediamo in tutte le produzioni della natura”. Prima ancora nel Reise Journal (1769) stigmatizzò l’Esprit des Lois come una "metafisica fatta per un morto codice", alla quale dev’essere contrapposta una "metafisica fatta per la formazione dei popoli".

[iv]  Non c’è nessuna creatura della mia specie che non operi per l’intera specie”.

[v] Intendendo per libertà il: “poter essere un uomo onesto e cristiano, possedere in pace, all’ombra del trono, la propria capanna e la propria vigna e godere il frutto del proprio sudore”.

[vi] “[…] mi forma, non in relazione a tali e tali uomini, ma con gli uomini in generale”.

[vii] intorno proprio a questi principi e dottrine, si riuniscono […] tutti i nobili spiriti del mondo”.

[viii] La sua fede lo fortifica e rassicura facendogli definire la storia universale come “il cammino di Dio attraverso le nazioni”.

[ix] È utile richiamare il senso del Pietismo: “Lutero diceva che la nostra giustizia è nascosta in Cristo, il pietismo voleva renderla palese mediante le opere. La sua intenzione di fondo era manifestare la realtà del cristiano come "uomo nuovo", rinato in Cristo. La conversione, o rigenerazione, o nuova nascita e le loro conseguenze diventano il perno dell'esperienza ed esistenza cristiana. Questo comporta certo un rinnovamento della pietà (donde il nome), ma in funzione di un rinnovamento del modo di vivere dei cristiani: secondo i pietisti il cristianesimo non è dottrina, ma vita.” Da Sapere.it

[x] Che forse per questo motivo ruppe il sodalizio con Herder.



Home Page | Alphabetical Index | What is New | Freemasons World News
Research Papers | Books online | Freemasons History | Symbolism & Rituals
Saggi in Italiano | Essais en Langue Française | Monografias em Português | Planchas Masonicas en Español

| Sitemap | Privacy Policy | How to Contribute a Paper |

RSS Feed News Feed | News Alerts Subscribe News by Email

visitor/s currently on the page.