Ci
sono alcune correnti periferiche, molto marginali, del pensiero massonico che si
rifanno, tra l’altro, al pensiero gnostico. Probabilmente questo interesse
nasce dalla credenza che gli gnostici fossero sette segrete ed iniziatiche piene
di misteri ed esoterismi. In effetti le teorie gnostiche, ad occhi superficiali,
sembrano sincretiste e, come tali, di insolita complessità, fino alla assoluta
impenetrabilità ed è estremamente difficile affrontarle senza esserne travolti.
Senza volere inibire le fascinazioni di qualcuno, ci sembra comunque opportuno
comparare certi principi che sono alla base del pensiero gnostico con quelli che
sono alla base del pensiero della Libera Muratoria per dimostrare quanto sia
azzardato e fuorviante collegare teorie e correnti di pensiero, solo perché
ricche di aspetti misterici ed
esoterici, con la Libera Muratoria, nell’ingenua convinzione che la Libera
Muratoria sia un’istituzione misterica ancor prima che esoterica. In
conclusione questo scritto vuole solo ridimensionare certe ingenue aspettative e
confrontare alcuni aspetti di fondo dei due pensieri, senza nulla togliere alla
necessità di un approfondimento necessario dello gnosticismo, di cui per altri
aspetti, qui non trattati, si possono ravvisare dei collegamenti o meglio tracce
nel pensiero libero muratorio. Collegamenti che vengono più da una matrice di
pensiero rinascimentale italiano, che dalla tradizione del pensiero seicentesco
e settecentesco scozzese ed inglese.
Ci
rifacciamo per questi appunti al pensiero di un grande studioso dello
gnosticismo, Hans Jonas, che può essere considerato colui che finalmente ha
messo un punto fermo alle ricerche sullo gnosticismo, in termini irreprensibili
dal punto di vista scientifico e filosofico. Tutte le precedenti ricerche, siamo
negli anni ’30 quando Jonas scrive dello gnosticismo, avevano ricostruito
singoli aspetti di questo filone di pensiero, riconducendoli a diverse
tradizioni e quindi considerarlo come un fenomeno religioso sincretico, senza
chiedersi che cosa collegasse tutti i diversi apporti, quale fosse il principio
strutturale comune. Jonas scopre nel pensiero gnostico una inedita visione del
mondo fondata su un nuovo modo di rapportarsi dell’essere umano, rispetto ai
precedenti pensieri religiosi. Lo gnosticismo rappresenta non solo una visione
del mondo originale, ma anche un diverso rapporto tra l’uomo e la divinità e
tra questi ad il mondo.
Nel
pensiero arcaico l’uomo si autocomprende come parte del cosmo, nel quale vive
come “cosa” che ne fa parte. Questa concezione ottimistica del rapporto tra
uomo e mondo entra in crisi nella tarda antichità e nel periodo protocristiano,
differenziandosi dalla bellezza, armonia e regolarità del kosmos greco,
in quanto il mondo è ritenuto espressione di un ordine, ma cieco e tiranno. Lo
gnosticismo è una delle rappresentazioni più elaborate di questa crisi. Nella
tarda antichità subentra la scissione tra uomo e cosmo, tra cosmo e divinità,
tra uomo e divinità. Il cosmo che prima univa ora divide. L’influenza di
questa concezione di separazione la si troverà, in una certa misura, nel
Neoplatonismo. Ma, poi, sarà questa concezione gnostica che, assieme ad altre
concezioni ermetiche, esoteriche, magiche e neoplatoniche ispirerà il pensiero
dei Neoplatonici fiorentini del ‘500. Essi, nell’euforia costruttiva di un
mondo nuovo che rompe col passato incartapecorito della scolastica, riprendono
la concezione dell’uomo che precipita, in immensa solitudine, nel cosmo senza
fondersi in esso; è la luce che cade nelle tenebre, l’anima che esplora il
corpo e lo vivifica, l’originato che a sua volta origina la capacità propria
di ritornare all’originante. In conclusione, l’uomo come motore del cosmo. E
motore è solo se separato dal cosmo, l’energia di questo motore è la
scoperta della propria separazione dal cosmo e con essa la possibilità di
dominio del cosmo stesso. Questa è anche in una misura non così positiva, ma
al contrario pessimista, propria dello gnostico. L’uomo gnostico disprezza il
cosmo perché questo lo separa dalla sua aspirazione inattuabile di
ricongiunzione con la divinità. Il demiurgo maligno, creatore del cosmo, ha
precipitato l’uomo nel cosmo. La coscienza della separazione è la sensazione
della mancanza del divino, il sentimento di esule che il pneuma, lo spirito
interiore di origine divina, marca drammaticamente e disperatamente la
condizione umana. L’angoscia è il sentimento che risveglia l’interiorità
umana. Quest’angoscia fonda la gnosi, la conoscenza, sola cosa che può
liberarlo dai legami cosmologici e fargli riscoprire la sua essenza. La gnosi è
lo strumento di battaglia, ciò che aiuta l’uomo a rompere i lacci che lo
legano al mondo, a separarlo definitivamente dal cosmo e in definitiva dalla sua
stessa natura materiale, dal suo corpo imprigionante l’Io pneumatico,
l’essenza spirituale. La gnosi non rappacifica l’uomo col cosmo, ma ne
decreta la rottura.
Questa
concezione del rapporto dell’essere con il Cosmo e la Divinità rappresenta la
visione unitaria dello gnosticismo al di là dell’eterogeneità degli apporti.
Jonas
spinge la sua analisi a confrontare questa concezione gnostica con il pensiero
moderno, accomunati dalla frattura tra uomo e mondo, dalla svalutazione
metafisica, dalla cosmica segregazione umana e in definitiva dal nichilismo
etico.
Hans
Jonas osserva che, nel pensiero gnostico, l’uomo, per un suo processo
evoluzionistico, emerge dalla natura, viene “gettato fuori dalla natura” ed
è rigettato a se stesso. Da un mondo che è suo cade in un mondo che non è suo.
Solo
qui, in questo concetto si “potrebbe” riconoscere il simile processo di
rinascita, quello massonico del profano che con l’iniziazione viene “gettato
fuori” dal mondo profano ed è rigettato a se stesso, svincolandosi da tale
mondo, ritrovando se stesso nella propria essenza e così sperimentando quella
propria solitudine che già i Platonici fiorentini avevano previsto, ponendo
l’uomo al centro dell’universo, come essere distinto dal divino e dalla
natura; separato dal divino perché l’uomo non è assumibile in alcuna forma
al divino che non è definibile con
categoria umane e naturalistiche e separato dalla natura perché su questa
definisce il suo primato e controllo. Tuttavia la somiglianza è apparente in
quanto per lo gnostico l’uomo è spiritualmente estraneo al mondo, giacché il
pneuma, lo spirito, il sé interiore, non appartiene alla creazione, ma è
trascendente quanto la divinità. Pertanto, l’uomo è alienato rispetto ai
suoi più profondi bisogni. Al contrario, il Libero Muratore si svincola dai
lacci del mondo profano, si astrae con il senso e la logica del mistico, di chi
è alla ricerca del senso del sacro, dalle contingenze della religiosità,
ricercando le astrazioni della pura spiritualità. In questo gettarsi da un
mondo all’altro non c’è la perdita ma al contrario la conquista. Per lo
gnostico si va dalla luce alla tenebra, per il Libero Muratore iniziato, dalla
tenebra alla luce: è il processo di risalita, di plotiniana memoria. Se nello
gnostico questa concezione è prodotta da un pessimismo cosmico, nel pensiero
massonico la concezione di rinascita avviene per opera del pensiero massonico
libero, cioè antidogmatico. Non c’è capacità critica nello gnostico ma solo
disperazione, remissività ad un destino ineluttabile. Il Libero Muratore quando
esprime i principi della Libera Muratoria lo fa sempre e comunque con spirito
critico, anche rispetto a quegli stessi principi a cui fa riferimento; per
questo, nella Libera Muratoria, possiamo parlare di una storicizzazione sincrona
con la propria Tradizione. Chi, e forse ci sono massoni che così pensano, crede
che gli Antichi Doveri, le Costituzioni ed i Regolamenti siano costruzioni
astratte ed asincrone rispetto alle condizioni socioculturali nelle quali questi
principi si applicano, questo Libero Muratore opera fuori dalla storia e quindi
tradisce uno dei più importanti fondamenti dell’essere Libero Muratore, il
cambiare in meglio la società nella quale vive da profano. Si può allora
avanzare l’idea che i principi massonici non sono ipostatizzazioni indelebili
sulla pagina della storia ma che anch’essi sono suscettibili di riscrittura di
pensiero, di interpretazione storicizzata alla luce dello sviluppo e della
crescita spirituale e materiale della società umana. Con questo non si vuol
dire che l’evoluzione umana ed il progresso socio-culturale sia
un processo unilaterale, ad una sola direzione, anzi, proprio la
coscienza massonica dice che sono sempre possibili le regressioni, i tradimenti
e le negazioni e ciò induce il Libero Muratore a valutare con spirito critico
la realtà in cui vive, sia essa profana che iniziatica. È possibile affermare
che lo sviluppo della Libera Muratoria nel corso dei secoli non abbia subito
deviazioni, regressioni e tradimenti rispetto alle volontà dei nostri fondatori?
Non crediamo proprio.
L’uomo
gnostico vive nell’angoscia dell’assenza di un ente che lo “getta fuori”
e dell’assenza di un luogo in cui viene gettato. Questa non è certamente la
condizione del Libero Muratore. Questa angoscia manca perché il Libero Muratore
non si pone in una condizione teologico-metafisica, lui agisce operativamente e
spiritualmente in un livello diverso, quello della spiritualità intesa come
essenza pura dell’essere umano che viene dall’interno, dal profondo della
sua stessa umanità; quindi, non è spiritualità nel senso di coscienza del
divino ma estrinsecazione del suo bisogno del sacro, emanazione del suo essere
se stesso, del suo in sè. Potremmo azzardare a dire che nel pensiero massonico,
l’uomo emana il sé interiore, il pneuma. Ciò, anche vuol dire, che se
l’uomo gnostico è indifferente quanto la natura da cui è gettato fuori, il
Libero Muratore è, invece, partecipe e significante del mondo profano a cui lo
lega la sua tensione spirituale. Questa tensione spirituale è il ponte, la
colleganza, tra condizione iniziatica e condizione profana, dove le luci
dell’una illuminano l’altra e dove le luci iniziatiche sono tese ad
illuminare le ombre del profano. La distinzione, dunque, tra mondo iniziatico e
mondo profano è fondata concettualmente sul criterio di qualità di ente, ma
cade concettualmente intendendo il cosmo come luogo dove operano tanto la
dimensione del sacro quanto quella del profano. In definitiva non c’è
distinzione o meglio dualismo antagonistico tra sfera profana e sfera iniziatica
perché esiste l’azione del Libero Muratore che collega e perfeziona le due
dimensioni.
A
differenza di quanti vorrebbero far risalire la Libera Muratoria, tra le tante
cose, anche al pensiero gnostico, si deve osservare che la componente
fondamentale dello gnosticismo, questa disperazione della condizione umana, che
non fa parte né della natura né del divino, non è intrinseca al pensiero e
alla condizione iniziatica del Libero Muratore.
Secondo
Jonas la disperazione dello gnostico antico si ritrova nella disperazione
dell’uomo moderno secondo una diversa modalità, per il primo è il senso di
perdita della natura e del divino, per il secondo la perdita del senso
metafisico del pensiero moderno, quello della filosofia moderna da Cartesio a
Pascal, da Husserl ad Heidegger e quello della dominanza del pensiero
tecnico-scientifico sul pensiero metafisico. La Libera Muratoria esprime la
possibilità che questa condizione non sia vera e che l’uomo, anche senza
cadere nella rete delle aporie metafisiche di concezioni pseudo-religiose ed
anti-spiritualistiche, si muove lungo un percorso di coscienza del sacro che
esprime con la sua elevazione spirituale. Il Libero Muratore non percepisce,
come lo gnostico, il disincanto, prodotto dalla scienza, nei confronti della
realtà vissuta, perché di questa ne coglie luci ed ombre e non la considera un
tutto omogeneo teso alla distruzione della dimensione spirituale, ma un
territorio la cui terra feconda è talora attraversata da fiumi e torrenti
appestanti ed inquinati che devono essere purificati.
Il
pensiero della Libera Muratoria fin dall’origine, quella delle certezze
documentarie, è pensiero lontano dal romanticismo della natura,
dall’irrazionalismo della vita, senza sottomettersi al gioco degli abbandoni
ingenui verso le fascinazioni del misterico-esoterico.
|