Durante il
diciannovesimo secolo, l'era dei Risorgimenti, un gran numero di idealisti era
disposto a sacrificare la vita ed i beni personali in supporto dei popoli
oppressi in varie parti del mondo. Un tipico esempio era Giuseppe Garibaldi, un
convinto pacifista, il quale ha però trascorso gran parte della sua vita sotto
le armi, quale cospiratore, ammiraglio, corsaro, generale e guerrigliero, tutto
per la causa della libertà, in Sud America, in Italia e nella Francia invasa
dai Prussiani. Tuttavia, malgrado ciò che fece per la creazione della nazione
italiana, egli non era un nazionalista, dichiarandosi cosmopolita. Egli non era
un bravo generale nel senso convenzionale della parola, ma aveva il
magico istinto del guerrigliero e perciò, insieme col suo indomabile coraggio,
egli fronteggiò e sconfisse grandi eserciti regolari. Infatti, la sua massima
era: "l'unico bravo generale è colui che vince".
Garibaldi non era
uno statista e, di conseguenza, egli non aveva alcuna simpatia per Cavour, il
"tessitore", che aveva avuto il coraggio di barattare la sua città
natale, Nizza,ed il Ducato di Savoia, in cambio dell'aiuto militare francese
contro gli Austriaci. Inoltre, non essendo in grado di obbedire ad una
disciplina di partito, egli era anche un pessimo politico. Infatti, sosteneva
qualsiasi proposta che nella sua opinione era positiva, senza badare al partito
politico che la proponeva. Inizialmente Garibaldi era un repubblicano, ma infine
egli accettò la monarchia costituzionale sotto il re di Savoia, guadagnandosi
con ciò la critica furiosa di Giuseppe Mazzini. Il nostro eroe era un persuaso
democratico ed ha avanzato proposte per un'Europa unita e una pace mondiale,
garantita da un tribunale internazionale.
Garibaldi non era
un irreligioso ed aveva rapporti di grande amicizia con il suo cappellano
militare e segretariò personale, Fra Pantaleo. Dopo la campagna militare
siciliana del 1860, che aveva visto molti religiosi nei ranghi dei garibaldini,
egli distinse ancora tra preti buoni e preti cattivi, ma in seguito, quando il
Papa si rifiutò di consegnare lo Stato Pontificio al Regno d'ltalia, tutti i
preti per lui divennero pestiferi.
Le azioni militari
di Garibaldi provocarono un grandissimo entusiasmo in tutto il mondo civile ed
in molti Paesi vi furono pubbliche sottoscrizioni per la raccolta di fondi. Il
Presidente Lincoln gli offrì il comando delle truppe nordiste, mentre il
Massone Samuel Colt offrì la sua nuova invenzione, il revolver.
Per quanto concerne
la Massoneria, Garibaldi aveva soltanto una vaga nozione dei suoi principi
fondamentali. Per lui era sufficiente il trinomio popolare nei paesi latini,
Libertà, Uguaglianza, Fratellanza, ed egli vedeva la Massoneria come un
elemento morale a monte di un Governo capace ed onesto. Peraltro la Massoneria
italiana dell'epoca era divisa in vari gruppi rivali, del tutto incapaci dei
comportarsi come un Ente morale, con idee chiare.
Garibaldi, nel suo
entusiasmo, pensava che con la presa di Roma nel 1870, l'ideale dell'Italia
unita sarebbe stato un fatto compiuto. Con ciò egli dimenticò che una nazione
unita non può essere costruita da oggi a domani. Anzi, tutti sappiamo che
ancora oggi vi è un abisso, in tutti i sensi, fra l'Italia settentrionale e
meridionale e c'è addirittura ancora chi nel Sud vedrebbe ben volentieri uno
stato indipendente napoletano o siciliano, mentre qui nel Nord c'è chi
segretamente vorrebbe che lo facessero.
Garibaldi fu
iniziato nel 1844 nella Loggia irregolare "Asilo de la Vertud", di
Montevideo, Uruguay. L'8 agosto di quell'anno egli fu regolarizzato nella loggia
francese "Les Amis de la Patrie". A Montevideo sembra abbia
frequentato raramente i lavori di loggia ed, infatti, 4 anni dopo, quando partì
per l'Europa, era ancora un Apprendista.
Non risulta che ci
siano stati rapporti massonici durante i successivi 14 anni della sua vita
movimentata, ad eccezione del 1850 quando sappiamo che egli visitò la Loggia
"Tompkins" a Staten Island, New York, insieme con il suo ospite
Antonio Meucci, inventore del telefono. È stato suggerito che forse in quella
occasione Garibaldi può essere stato elevato al secondo e terzo grado della
gerarchia massonica, ma questo mi sembra piuttosto improbabile perche, già
all'epoca, il Generale era un personaggio famoso ed il suo passaggio di grado
sarebbe senza dubbio stato menzionato nella cronaca massonica internazionale o
almeno in quella americana. Pare che i libri verbali della Loggia
"Tompkins" siano stati distrutti in un incendio ed il Gran Segretario
della Gran Loggia di New York ci informa che anche negli archivi di Gran Loggia
non vi è alcun riferimento utile.
È stato suggerito
che Garibaldi abbia avuto contatti con la Massoneria inglese nel 1854, durante
la sua permanenza di 5 settimane a Londra. Questo non risulta affatto dagli
archivi massonici inglesi ed è improbabile anche per altre ragioni. Garibaldi
ebbe contatti soprattutto con gli esuli rivoluzionari come Mazzini, Herzen,
Orsini, Kossuth, Pulzsky ed altri, mentre la G.L. Unita d'Inghilterra, che
all'epoca non riconosceva la Massoneria italiana, era di natura strettamente
conservatrice.
In Italia tutti
hanno sempre tacitamente supposto che Garibaldi avesse tutti i tre gradi
simbolici ed il Generale stesso, il quale non è mai stato interessato in
dettagli minori del genere, non l'ha mai negato.
Nel dicembre 1861,
durante la prima Assemblea Costituente del Grande Oriente Italiano di Torino,
quando Costantino Nigra aveva rinunciato alla Gran Maestranza, la votazione per
quella carica risultò per 15 voti in favore del siciliano Filippo Cordova,
contro i 13 voti per... Garibaldi. È stato detto che questo risultato costituì
una vittoria dei politicamente "moderati" (pro-Cavour) sui "democratici".
In quella occasione Garibaldi acquistò, però, il titolo onorifico di
"Primo Massone d'ltalia, con gli onori di "Gran Maestro di tutte le
Logge".
Nel marzo 1862 il
rivale Grande Oriente di Rito Scozzese siciliano, che in quel momento contava
soltanto 7 logge, decise di offrire la carica di Gran Maestro/Sovr. Gran
Commendatore a Garibaldi. Sei rappresentanti di quella Obbedienza, tra i quali
Francesco Crispi e Saverio Friscia, si recarono a Torino, dove gli conferirono i
gradi da 4 a 33:
"Noi
qui sottoscritti SS:. GG:. II:. GG:. del 33°
ed Ult.° G:. Francesco Crispi, Giuseppe lnsenga, Saverio Friscia,
Rosario Bagnasco e GG:. SS:.
EE:. CC:. KK:. de130° gr, Giovanni Brasetti e Salvatore Cappello, tutti
sei nelle qualità di Commissari straordinari per mandato del Sup:. Cons:. nel
giorno undecimo del primo mese del'anno di V:. L:. 5862 ci siamo presentati al
Generale Giuseppe Garibaldi M:. a cui abbiamo conferito tutti i G:. Mas:. dal 4°
al 33° gr. presentandogli la nomina di Pres:. del Sup:. Cons:. G:. O:. d'ltalia
sedente in Palermo, col titolo di P.mo:. Sov:. Gr:. Com:. Gr:. Mae:.
Del
presente pezzo di Arch, se ne sono formulate numero sette modelli da rilasciare
uno per ognuno' dei signatari ed uno da rimanere negli Archivi del surriferito
S:. C:. G.. O:. d'ltalia sedente in Palermo.
Oggi
il Diciassettesimo giorno del primo mese dell'anno di V. L. Cinquemila,
ottocento sessantadue nella Valle di Torino."
La risposta fu
immediata, per mezzo della seguente lettera, che dimostra del resto che
Garibaldi non aveva ancora molta familiarità con la terminologia massonica, se
parlava del Rito Scozzese "riformato" invece di "antico".
Ma dettagli minori
del genere non hanno mai interessato il nostro eroe, che vedeva piuttosto le
grandi linee delle cose:
"Torino,
20 marzo 1862 E:. V:.
Ill:. ffr:. Assumo di gran cuore il supremo ufficio di capo della
Mass:. It:. costituita se:condo il rito scozz:. rif:. ed accet:. Lo assumo
perche mi viene conferito dal libero voto di uomini liberi, a cui devo la mia
gratitudine non solamente per l'espressione della loro fiducia in me nello
avermi elevato a così altissimo posto, quanto per l'appoggio che essi mi
diedero da Marsala al Volturno, nella grande opera dello affrancamento delle
province meridionali. Codesta nomina a G:. M:. è la più solenne
interpretazione delle tendenze dell'animo mio, de' miei voti, dello scopo cui ho
mirato in tutta la mia vita. Ed io vi dò sicurtà, che mercè vostra e colla
cooperazione di tutti i nostri ff:. la bandiera d'ltalia, ch'è quella
dell'umanità, sarà il faro da cui partirà per tutto il mondo la luce del vero
progresso.
Che
il G:. A:. dell'U:. spanda le sue benedizioni su tutte le LL:. e che ci guardi
sempre con occhio propizio e ci continui le sue grazie il nostro divino
protettore S.
Giovanni
di Scozia.
Abbiatevi
il bacio fr.
G.
Garibaldi"
E così, il nuovo
S.G.C. si accingeva a difendere la bandiera del Rito Scozzese e a capeggiar il
S.C.G.O. di Palermo, come dimostra la lettera che egli scrisse il 20 giugno 1862
al Fr. Francesco Guerzi, Venerabile della R.L. "Concordia Umanitaria"
di Bologna, il quale aveva chiesto un consiglio:
"Rispondente
alla vostra domanda contenuta nella vostra lettera del 31 del 3° mese anno 5863
(corrige 5862). Io devo manifestarvi che francamente la mia opinione è
di
abbracciare il rito scozzese antico ed accettato coi gradi dopo al terzo onde
emancipare la Mas. Ital. da quella francese che trovasi capitanata dal Bonaparte
e ciò anche perchè questo rito è più universalmente seguito. Io spero dunque
che voi (...) unitamente alla vostra loggia seguirete in questo l'esempio dei fr:.
M:. di Torino che sonovi riuniti in oltre tre LL:. ed hanno proclamato la loro
indipendenza dal G:. o:. di Torino seguendo il rito e dogma Scozzese".
A fine giugno 1862
il Generale lasciò Caprera, per giungere inaspettatamente a Palermo (29 giugno),
dove cominciò subito a tenere discorsi infiammati contro Napoleone III di
Francia e per la liberazione di Roma, con lo slogan bellicoso: "Roma o
Morte". Il piano "segreto" era di reclutare un esercito siciliano
che doveva marciare verso Roma.
Nell'ambito della
Massoneria palermitana il Gran Maestro decretò che tutti i membri del suo Stato
Maggiore, per lo più garibaldini dell'ltalia settentrionale, dovevano essere
iniziati immediatamente in Massoneria.
"A:.G:.D:.G:.A:.D:.U:.
Valle
di Palermo, 3 luglio 1862 E. V.
Desidero
che le persone qui sotto notate vengano iniziate regolarmente ai misteri dell'Or.
M. in alcune delle RR.LL. poste sotto a questo Or:.
E a tal fine cogli altri poteri a me conferiti gli dispenso dalle solite
formalità:
Ripari
Pietro di Cremona di anni 60
Bruzzesi
Giacinto romano di anni 40
Missori
Giuseppe Milano di anni 33
Nullo
Francesco -Bergamo 36
Chiassi
Giov. -Mantova 35
Basso
Giov. -Nizza 38
Guastalla
Enrico -Mantova 33
Nuvolari
Giuseppe -Mantova 40
Guerzoni
Giuseppe -Brescia 29
Bedeschini
Francesco -Venezia 28
Forza
Pietro -Venezia 28
Frigyesi
Gustavo -Ungheria 30
Il
G:.M:.G:. C:. dell'Ord:.
G.
Garibaldi 33:."
L' iniziazione di
questi candidati, e di Menotti Garibaldi, ebbe luogo quella stessa sera,
semplicemente per mezzo di una triplite battuta di mano. Un resoconto della
cerimonia e del discorso del Gran Maestro fu pubblicato ne "L' Umanitario",
periodico ufficiale del S.C.G.O. Ecco alcune delle sue parole:
"Io
sono superbo d'appartenere alla Massoneria e ringrazio tutti i buoni ed amati
Fratelli di avermi nominato Gran Maestro dell'Ordine. La mia riconoscenza
aumenta da che considero che la dignità che mi si è voluta conferire, è al di
là delle mie forze e dei miei meriti. Tuttavia vi assicuro che il mio cuore è
cuore veramente massonico.
Io
vi raccomando l'unione e la concordia.
Io
vi raccomando poi la bella Italia nostra tuttavia calpestata dallo straniero e
insozzata da falsi sacerdoti. Pensate che molti dei nostri ffr:. gemono ancora
nel più duro e vile servaggio. Io ho fede, che fra non guari l'Italia tutta sarà
degli Italiani, e che formeranno unica famiglia dalle Alpi agli estremi della
Sicilia, di questa terra delle grandi iniziative. Io sono avanzato in età, ma
il resto degli anni lo consacrerò all'Italia; ed io vi dico che noi andremo a
Roma a presto".
Evidentemente, la
Massoneria era un perno nella campagna per il reclutamento ed il Gran Maestro
emanò la seguente circolare "segreta" a tutte le logge siciliane :
"Luglio
1862 E.V.
Venerabile
Maestro,
I
momenti attuali sono supremi per la bella Italia nostra, tuttavia calpestata
dallo straniero; insozzata dai falsi preti di Roma. È mestieri alla perfine che
tutte le membra sparse della povera addolorata sieno riunite, e che sul
Campidoglio si vegga sventolare sicuro e glorioso il vessillo nazionale.
Tutti
gli uomini che hanno il cuore italiano devono con tutti i mezzi concorrere al
compimento di questo sublime pensiero. Stupido e scellerato colui che non corre
in difesa della propria madre.
I
nostri cari fratelli devono sapere che la causa dell'Italia è la causa di tutte
le nazionalità tuttora conculcate, è la causa dell'Umanità.
Quindi
i nostri fratelli e come cittadini, e come Massoni, devono cooperarsi a che Roma
divenga degli Italiani, e la capitale di grande e possente Nazione. Ed eglino
sono in dovere non solo di aiutare in ogni maniera la Patria impresa, ma
eziandio di fare persuasi i profani che, senza Roma, i destini d'Italia saranno
sempre incerti, e che con Roma finiranno tutti i dolori, e che si avrà liberale
e sapiente reggimento.
Voi,
Venerabile Maestro, farete palesi questi miei sentimenti ai fratelli maestri che
accompagnano cotesta Loggia, affinche all'occasione si trovino pronti ad
accorrere sotto quella bandiera per la quale fu sparso tanto sangue italiano.
Questa
occasione non sarà certamente lontana, epperò è mestieri che sin d'ora diasi
opera a che tutti i buoni si preparino per trovarsi pronti all'appello che loro
farà la Patria. Non dunque voi soli, ma chiunque ha cuore Italiano dovrà
tenersi munito di armi e pronto il braccio alla grande impresa; a voi tocca però
precipuo il debito di predicare l'adempimento di quest'obbligo sacro, con la
voce e con l'esempio.
E
poiche il segreto è l'anima di tutte le importanti fazioni, così voi,
venerabile Maestro, comunicherete la presente in famiglia e senza visitatori,
raccomandando ai fratelli il silenzio per il mantenimento del quale hanno
replicatamente giurato.
Salute
e fratellanza.
.(Sigillo)
IL
P:.S:.G:.C:.G:.M:.
G.
Garibaldi 33:."
La spedizione
militare cominciò sotto cattiva stella e l'esercito si arenò nelle montagne
dell' Aspromonte calabrese. Dopo una breve prigionia sotto i Piemontesi,
Garibaldi si ritirò di nuovo a Caprera.
Nel corso dell'anno
1863, il S.C.G.O. palermitano cominciò a preoccuparsi seriamente della
crescente attività. del rivale G.O.I. nell'Italia settentrionale, il quale fece
proposte per unire tutta la Massoneria italiana, per mezzo di 4 sezioni
territoriali. Il S.C.G.O., che non aveva alcuna intenzione di perdere la sua
preminenza, mandò il suo Gran Segretario Giuseppe Colosi a Caprera, dove il
Gran Maestro stilò il seguente Decreto:
"Caprera
31 agosto 1863
A
tutte le LL., a tutti i Capitoli, Areopaghi, e Concistori, a tutti i ffr.
Mass.Italiani di rito Scoz. ant. ed acc.
S:. F:. U:.
Si
estenda in Italia con tutta l'energia possibile la mass:. di rito
Scoz. ant. ed acc.
Si
continui, come si è fatto fino ad oggi, l'ubbidienza al
S:. C:. G.. O:. d'Italia residente in Palermo, finchè non si potrà
lavorare nel Campidoglio.
Il
progetto di più centri indipendenti l'uno dall'altro, potrà realizzarsi tutte
le volte che i medesimi sieno sotto l'ubbidienza del
S:. C:. G.. O:. d'Italia residente in Palermo, come apice della piramide
per l'unità Mass:.
Si
dà a tutti i ffr:. il triplice bacio.
Il
G:. M:. G:. C:. dell'Ord:. Scoz:. ant:. ed acc:. in Italia
G:.
Garibaldi 33:."
Inoltre, per
mettere fine a qualsiasi polemica ed erronea interpretazione da parte dei "dissidenti"
torinesi, il 3 novembre 1863 Garibaldi confermò la sua precedente dichiarazione
in favore del S.C.G.O. in questo modo.
"Caprera
3 novembre 1863.
Al
S:. C:. G.. O:. d'Italia del rito Scoz:.
ant:. ed acc:. sedente in Palermo.
Ad
esplicazione delle mie tavole antecedenti dichiaro:
1°
Non potersi mai porre in dubbio o in discussione l'autorità di cotesto S:. C:.
di Palermo, ne tampoco la inamovibilità della sua sede.
2°
Desiderare l'affratellamento di tutta la mass:. Italiana e la convocazione di
un' Assemblea mass:. allo scopo, ma non Costituente, cioè tale che possa
sconvolgere i principi del nostro rito accettati, ma soltanto legislativa, o
tale che possa redigere programmi e statuti per la federazione di tutte le LL:.
Italiane sotto il primato inconcusso del S:. C:. G.. O:. di Palermo.
Questo
valga ogni falsa interpretazione delle precedenti mie tavole e a tranquillità
di cotesto S:. C:.
Il
G:. M:.
G:.
Garibaldi 33:."
In aprile 1864
Garibaldi fece la sua trionfale visita a Londra, dove ebbe molti incontri
sociali con persone di tutti i ceti e non per ultimi con gli esuli Mazzini e
Herzen. Massonicamente non esisteva alcun rapporto tra l'Inghilterra e l'Italia
ma sembra che Garibaldi abbia avuto un informale incontro con il Gran Maestro,
il Conte di Zetland. Il Nostro non è mai stato ricevuto dalla Regina Vittoria
la quale non apprezzava i suoi discorsi rivoluzionari, né le sue abitudini di
partecipare a banchetti ufficiali vestito in camicia rossa. Alla fine, la
Regina, preoccupata anche dai suoi furiosi discorsi contro Napoleone III di
Francia, lo fece gentilmente invitare a lasciare l'Inghilterra, per "ragione
di salute". Così, Garibaldi non visitò Glasgow nella Scozia, dove l'eroe
contava moltissimi ammiratori. Era prevista una visita ufficiale nella Loggia
Massonica "St. Clair", la quale aveva fatto coniare 2 medaglie per
l'occasione, una da presentare a Garibaldi ed una da portare dal proprio Maestro
Venerabile in occasioni speciali. La medaglia di Garibaldi fu portata a Roma più
di 100 anni dopo, e nel 1986, quando il Gran Maestro del GOI visitò la Loggia
"St. Clair", si presentò la prima occasione in cui le due medaglie
furono portate contemporaneamente in Loggia.
Dopo il suo ritorno
in patria Garibaldi si mise immediatamente in contatto con il S.C.G.O.,
ribadendo la necessità di una Massoneria nazionale e non soltanto regionale. Fu
prospettata anche l'entrata di donne ed, infatti, esistono vari diplomi, firmati
dal Gran Maestro, dimostranti che furono effettivamente create delle
"sorelle massoni":
Per la verità,
dagli archivi inglesi non risulta affatto che Garibaldi fu riconosciuto quale
G.M. da parte del Conte Zetland, G.M. della G. Loggia Unita d'Inghilterra. Il
Generale avrà scambiato come tale una cortese lettera di auguri in occasione
della sua presenza nel Regno Unito. In altre lettere Garibaldi accenna al
riconoscimento da parte del "G.M." del Rito Antico ed Accettato, come
viene chiamato il R.S.A.A. in Inghilterra. Quel Rito, costituito in Inghilterra
soltanto nel 1845, con Bolla della "Northern Jurisdiction" degli Stati
Uniti (che in seguito la ritirò), all'epoca era piuttosto insignificante ed
aveva tutt'altro che rapporti amichevoli con la Grande Loggia.
Il Conte di Zetland
certamente non ne faceva parte. Il Rito,che oggi conta più di 800 Capitoli, è
per i soli fratelli Cristiani, che possono farne parte su domanda (fino al 30°
grado). I lavori rituali si tengono soltanto nei gradi di 18°, 30°, 31°, 32°,
33°.
Il 21 maggio 1864,
a Firenze fu tenuta l' Assemblea Costituente del G.O.d'Italia, sedente a Torino.
Presenti erano 72 officine da tutte le parti d'Italia (contro le circa 50
officine che in quell'epoca erano all'obbedienza di Palermo). L' Assemblea
decise all'unanimità di offrire la Gran Maestranza effettiva a Giuseppe
Garibaldi con la seguente comunicazione:
Ed ecco il colpo di
scena: Garibaldi... accettò, con una breve lettera del 6 giugno 1864,
nominando, con decreto dell'8 giugno, il Fr. Mordini quale suo rappresentante.
Non è facile
capire quel brusco cambio di rotta, ma la ragione è probabilmente che per
quell'idealista istintivo esistevano soltanto i principi di
"concordia" e unificazione", ed egli avrà capito che in quel
senso il G.O. d'ltalia di Torino offriva migliori possibilità. Inoltre, egli
sembrava aver pensato che poteva benissimo combinare la carica di S.G.C. e G.M.
del S.C.G.O. siciliano, con quella di G.M. di Torino, come dimostrerebbe la sua
lettera, semplicemente informativa, della stessa data, a Palermo:
Si può immaginare
che in seno al S.C.G.O. rengasse la più completa costernazione ma, deciso a
difendere i suoi "diritti", verso la fine di giugno, esso mandò il
Fr. Colosi a Casamicciola, nel napoletano, per ottenere dal G.M. dei
"chiarimenti", i quali il Generale fornì con la seguente
comunicazlone:
"Casamicciola
3 luglio 1864
Al
Sup:. Cons:. di Palermo
Ad
esplicazione delle mie precedenti tav:. del 15 maggio e 6 giugno 1864, dichiaro,
che la mia accettazione a G:. M:. della Mass:. di rito Ital:., offertami
dall'assemblea di Firenze, non ha per nulla derogata la mia qualità di G:. M:.
a vita della Mass:. di rito Scoz:. ant:. ed acc:. rappresentata dal Sup:. Cons:.
residente provvisoriamente in Palermo.
Nello
intento, di riunire come più si potrà le differenti frazioni della famiglia
Mass;. sparsa in Italia, desidero, che sia al più presto possibile riunita una
grande assemblea Mass:., nella quale convengano i rappresentanti liberamente
eletti da tutte le loggie esistenti in Italia, regolarmente costituite.
Il
giorno ed il luogo della riunione saranno quanto prima destinati da una mia
seguente disposizione.
Salute
e fr:.
Vostro
G:. M:.
G:.
Garibaldi 33:."
Ora
il G.M. fu attaccato da tutte e due le parti, ed, infine, demoralizzato
ed infastidito, egli si liberò dal pasticcio, dando le sue dimissioni, sia dal
G.O. d'Italia, che dal S.C.G.O., che fu informato come segue:
Caprera
8 agosto 1864.
Fratelli,
Lo
stato non buono della mia salute, mi costringe con vivo rincrescimento a
rassegnare le mie dimissioni dall'onorato ufficio di G:. M:. che da voi mi fu
conferito. Gradite o ffr:. il tripl:. fr:. amplesso, che vi mando coi miei voti
sinceri, per la diffusione sempre più crescente, per la prosperità e la gloria
del nostro illustre Ordine.
G:.
Garibaldi 33:."
Seguirono nuove
rimostranze e il S.C.G.O., con la sua lettera del 20 agosto, spiegò al G.M.
che, per Statuto, egli non poteva rinunciare alla carica "ad vitam".
Ecco la risposta, presumibilmente scritta in uno spirito di rassegnazione:
Caprera
12 settembre 1864.
Vogliate
avvertire il Sup:. Cons:. ch'io ricevetti il gentil suo foglio del 20 agosto
1864, e che io ritiro le mie dimissioni.
G:.
Garibaldi 33:."
Fra le tre autorità massoniche (perchè frattanto anche il S.C. di
Napoli si era buttato nella mischia) regnò ormai una continua guerriglia, fatto
questo che non contribuì certamente alla buona salute della fratellanza in
genere. Infine, nel 1866, il S.C.G.O. decise di mandare il Fr. Gianluigi Bozzoni
a Caprera, per discutere la situazione. Ne risultò la seguente lettera del Gran
Maestro:
"Caprera
17 aprile 1866.
Agl'
Ill:. FF:. GG:. Isp:. GG:. 33, membri attivi del Sup:. Cons:. G:. Or:.
D’Italia di rito Scozz:. ant:. ed acc:. con sede provvisoria in Palermo, finchè
Roma non sia capitale degl'italiani.
Cari
ffr:.
Ripeto
a voi, quanto ho già detto al nostro carissimo Fr:. G:. Segr:. Bozzoni - le
condizioni della Mass:. Italiana sono vèramente deplorevoli - e per intrusione
di elementi eterogenei - e per esclusione dell'elemento giovanile e laborioso -
e più, per nessuna utilità di propositi.
Che
il Gran Corpo Mass:. rigettando le formule, tenti fermamente, come altre volte,
a tòrre la Patria, e la società dalla cloaca, in cui siamo caduti, ed io sarò
tutto per Voi, e con Voi.
Spero
che l'apertura della Gr:. L:. Centrale, vorrà mirare allo scopo, e sempre che
farete apro dell'Italia nostra e del progresso umanitario, mi avrete compagno.
Tutto
vostro
Il
Gran Maestro G:. Garibaldi 33:.
Da parte del G.O.
d'Italia che frattanto aveva stabilito la sua sede a Firenze, nuova capitale
provvisoria d'Italia fu convocata una assemblea legislativa a Napoli, in data 21
giugno 1867, cui furono invitati i rappresentanti di tutti i corpi massonici
della penisola, ad eccezione di quelli di... Palermo. "A disegno",
dice il sospettoso Fr. Còlosi, il quale però, nel suo libro, non parla della
bellissima lettera che Garibaldi stesso indirizzò a proposito al S.C. G.O., un
mese prima dell'Assemblea in questione:
"Firenze,
18 maggio 1867.
Al
Supremo Consiglio della Massoneria di Palermo.
Fratelli!
Come
non abbiamo ancora Patria, perchè non abbiamo Roma, così non abbiamo Mass:.
perchè divisa.
Se
la vecchia lupa della Diplomazia da una parte, e l'apatia del popolo dall'altra,
ci contendono Roma, chi in mass:. oserà contenderci una patria - una Roma
morale - una Roma mass:. ?
Io
sono di parere che l'unità mass:. trarrà a se l'unità politica d'Italia.
È
quindi mio vivo desiderio che un' Assemblea sia convocata, la quale si elevi a
costituente, onde ne sorga l'Unità Mass:. Facciasi in mass:. quel Fascio romano
che
ad
onta di tanti sforzi, non si è potuto ottenere ancora in politica.
Io
reputo i Massoni eletta porzione del Popolo Italiano.
Essi
adunque pongano da parte le passioni profane, e con la coscienza dell'alta
missione che dalla nobile Istituzione Mass:. è loro affidata creino l'unità
morale della Nazione.
Noi
non abbiamo ancora l'unità materiale perchè ci manca l'unità morale. Che la
Mass:. faccia questa e quella sarà subito fatta.
Fratelli!
Io
altro non aggiungo. Voi della sacra, sventurata terra delle iniziative, farete
opera veramente degna dei figli del Vespro, se alle glorie politiche, e
patriottiche unirete anche questa: l'aureola della Rivoluzione morale e
massonica.
Uniamoci
e saremo forti per vincere realmente colla virtù il vizio, col bene il male, e
la Patria e l'Unità ve ne saranno riconoscenti. Vi prego intanto a voler dare
comunicazione della presente tav:. a tutte le nostre LL:. essendo mio fermo
proposito che esse siano invitate a nominar caduna il proprio Rappresentante per
l' Assemblea Generale Mass:. che avrà luogo in Napoli nel locale della Gran L:.
Egeria, Via Nilo n. 30, pel dì 21 del prossimo mese di giugno, alla quale
Assemblea spero di poter intervenire, come Rappresentante del G:. O:. di
Palermo.
Fratelli!
L'astensione
è inerzia, è morte. Urge lo intendersi e nella unità degli intendimenti
avremo unità di azione. Laonde spero che nessuno mancherà all'appello.
Sono
con tutta l'anima
Vostro
Fratello
G.
Garibaldi."
Evidentemente
ignorando (di proposito?) la lettera di cui sopra, il S.C. G.O., scrisse al
generale (lettera del 10 giugno 1867, di cui non conosciamo il contenuto), il
quale, però, frattanto aveva fatto arrivare ancora una lettera a Palermo,
tramite il suo segretario personale, il Fr. Giovanni Pantaleo:
"Castelletti,
11 giugno 1867.
Al
Supremo Consiglio della Massoneria di Palermo.
Fratelli
miei,
A
Voi del Supr:. Cons:. di Palermo, della città sì cara all'anima mia, cui devo
gli immeritati ed onorevolissimi titoli di Fratello e di G:. M:., come mai io
potrei recar
menzogna?
A Voi, che con tanta costanza e coraggio affrontaste le persecuzioni della
tirannide per spargere e diffondere nell'Umanità oppressa ed oltraggiata i
santi
principi
del Diritto e della Coscienza?
L'antichissima
fra le antiche società umane, la Massoneria, colonna incrollabile nel naufragio
universale delle genti, in tutte le epoche essenzialmente civilizzatrici, deve
permettere all'Umanità, che essa condusse per mano, di oltrepassarla nel
progresso. Tutto tende al miglìoramento in questo secolo di portenti, nel quale,
colle distanze, sparirono le antipatie dei popoli più lontani e più eterogenei.
E perchè la mass:., madre del Progresso, dovrà limitarsi nel suo sublime, ma
vetusto santuario, e conformarsi oggi, come 20 secoli addietro, a consuetudini
che non si confanno all'epoca nostra?
Guida
ed interprete di quella intelligenza che il Grande Architetto dell'Universo
compartiva alla più perfetta delle sue manifestazioni, la Mass:. deve spingere
l'Umanità avanti colla dotttrina e coll'esempio.
Colla
dottrina del Grande Architetto dell'Universo, che significa fratellanza
universale delle Nazioni, coll' esempio, l'irremovibile, costante, eroica
applicazione di quei santi principi che la Mass:. ha praticati fra i
rivolgimenti dei secoli, ad onta delle persecuzioni della barbarie.
E
perchè non formeremo noi questa nostra Italia colla fratellanza dei suoi popoli,
raggranellandoli in un fascio, sotto il glorioso vessillo della Massoneria,
anticipando l'unità politica e trascinandola sul nostro pensiero?
Ecco
il concetto, Fratelli miei, di un' Assemblea costituente, di tutte le Logge di
Napoli, ove il 12 volgente, senza derogare agli attributi dei Grandi Or:. dei
diversi Riti in Italia, si potrà raggiungere l'attuazione, desiderata da tutti,
di una sola Famiglia mass:. italiana.
Io
non dubito punto, che nelle sue saggie deliberazioni, il Supremo Consiglio di
Palermo, non voglia contribuire a tanto benefizio per la patria e per l'umanità.
Io
vi invio il tripl:. saluto e bacio fraterno, e sono per tutta la vita
Vostro
Fratello
G.
Garibaldi. "
Peraltro, il
S.C.G.O., rispose, il17 giugno, che riteneva, con rammarico, di non poter
partecipare all'assemblea di Napoli. Ecco la secca reazione del Generale, il
quale, con questa pubblica dichiarazione, aveva finalmente fatto una chiara
scelta:
"Firenze
21 settembre 1867.
Io
dichiaro di appartenere ad una sola Massoneria italiana ed umanitaria,
rappresentata dal G:. O:. eletto nell'assemblea del giugno p.p. in Napoli,
risiedente in Firenze, mentre non abbiamo Roma, che vuole, in vista dello
spirito universale della Mass:., la fratellanza dei popoli, e non le autonomie
le quali sono un regresso, massime nelle aspìrazioni italiane.
G:.
Garibaldi 33:."
Palermo, dubitando
dell'autenticità della pubblicazione, mandò la seguente lettera, raccomandata,
con ricevuta di ritorno:
"Or:.
di Palermo 30 sett:. 1867.
P:. S:. G:. C:. G:.
M:. G:. Garibaldi 33:.
Nel
periodico il Precursore di Palermo N. 148 che accludiamo, evvi una lettera data
da Firenze il 21 settembre, firmata G. Garibaldi, preceduta da alcune
considerazioni del giornalista.
$...
C... G... Or... d'Italia, di cui Voi siete il G... M..., deve miscredere
all'autenticità di quella lettera, e per sua norma chiedervi se effettivamente
ne siete l'autore.
Siccome
tale nozione è inevitabile e vitale pel nostro corpo Mass:., si deliberò
interpellarvi, coll' intelligenza, che trascorsi quindici giorni dal ricapito di
questa T:. senza una risposta, il vostro silenzio ci autorizzerà qualificare
apocrifa la lettera attribuitavi.
Accogliete
P:. S:. G:. M:. il tripl:. sal:. dai componenti il Vostro S:.. C:.
Il
Gr:. Segr:. -Vito Citelli 33:."
Non ci fu risposta.
Il 18 giugno 1868 Palermo fece un tentativo finale, con la seguente "balaustra",
tramite il Fr. 33° Federico Campanella:
"Palermo
18 giugno 1868.
Generale
A
voi uomo libero, scrivono uomini liberi per dirvi sincere e non compre parole.
Coloro
che vi dirigono la presente sono quei medesimi che v'innalzarono al sublime
grado 33 e vi nominarono G:. M:. a vita dell'Ord:. Mass:. di rito scoz:. ant:.
ed acc:. - Eglino, vi han diretto tavole e telegrammi, e non una risposta.
Perdonate le dure parole o Gen:. G:. M:. ma è necessario proferirle; voi
avreste dovuto rispondere se non altro per semplice cortesia. Mazzini grande
quanto voi, all'annunzio che noi al banchetto Mass:. avevamo applaudito alla sua
mìssione, rispose con una lunga lettera che confortò i nostri animi; voi che
pure plaudimmo manteneste il silenzio.
Questo
vostro ostinato silenzio ci fa argomentare che uomini mascherati ci abbiano
calunniati. Ne siamo addolorati non per la calunnia, ma perchè essa ha potuto
fare impressione nel vostro animo.
Generale,
voi uomo di gran cuore non avreste dovuto prestar fede alle altrui assicurazioni.
Avreste dovuto informarvi con uomini onesti ed indipendenti dell'esser nostro,
ed avreste dovuto sentirci prima di giudicare. Per gettare lo biasimo in faccia
all'ente Supr:. Cons:. avrebbero dovuto esistere delle prove, e non denuncie.
Sentite
o Generale, i sottoscritti non han mai fatto i delatori, mai han pensato di
calunniare il prossimo, mai si hanno appropriato ne privata ne pubblica pecunia,
mai hanno avvicinato i potenti della terra, ne han salito e sceso le scale dei
ministeri, delle prefetture, delle questure, In una parola eglino sono uomini
onesti. E certamente i loro nemici non avranno l'imprudenza di pensare o
assicurare il contrario, il pubblico li smentirebbe.
Oh
Generale, voi siete stato ingannato, e quel che più fa meraviglia è, che voi
ostinatamente continuate nel vostro inganno, malgrado i fatti avrebbero dovuto
farvi ricredere!
Credete
voi veramente che noi massoni indipendenti e democratici puri, avremmo dovuto
farci assorbire dalla Mass:. Italiana?
E
non siete voi quell'istesso che replicatamente ed esplicitamente dichiaraste,
che la sede del Sup:. Cons:. star deve in Palermo finchè Roma non sarà la
capitale d'Italia ?
Noi
ci negammo al vostro desiderio d'intervenire alla costituente di Napoli, per
nostra e vostra dignità, poichè non è da uomini forti e sicuri del loro
diritto, di dire e disdire.
Gravissime
cose - ne siamo sicuri - han dovuto manifestarvi, il vostro inqualificabile
silenzio lo dimostra.
Che
forse non potendo dire che, o tutti componenti del Sup:, Cons:. o parte di essi,
fossero calunniatori, spie, ladri, gente senza principio, e senza viscere umane,
vi hanno dato ad intendere fossero clericali, retrivi, autonomisti?
Ma
queste sono buffonate o Generale.
Clericale
il massone? Clericale il Sup:. Cons:. che dopo l'anatema scagliata da Pio IX con
suo decreto, lo smascherò in faccia alla mass:. mondiale? Retrivi noi uomini
del progresso, e che pel progresso abbiamo indefessamente travagliato? Gli atti
tutti del Sup:. Cons:. non dimostrano questa assicurazione?
Autonomisti!
Ma gli autonomisti non avrebbero scelto voi per G:. M:. - Coloro che desiderano
mantenere Garibaldi nella Grande maestria devono necessariamente essere unitarii.
Gli
unitarii regionisti sono i veri amici d'Italia, perchè eglino non vorrebbero
che i malumori, egli odii si moltiplicassero; s'è delitto il regionismo fra i
delinquenti scrivete Mazzini, Cattaneo, e le prime celebrità italiane.
Vi
abbiamo scritto queste cose perchè restiate persuaso e convinto che siete stato
ingannato. Guardatevi Generale per lo avvenire di coloro che sotto la veste di
candide colombe, gittano veleno più pericoloso di quello del crotalo e della
vipera!
Generale,
noi vi abbiamo fin ora ritenuto come nostro G:. M:. - Proveremmo ineffabile
piacere se le voci sparse sul vostro conto non fossero vere; sarà per noi
giorno d'incommensurabile dolore quello in cui fossimo certi, che voi senza
causa abbiate infranto i giuramenti solennemente e volontariamente profferiti.
Ma
è alla perfine necessario che fosse sciolto il problema e che fossero tolti gli
equivoci.
Generale,
domandiamo una vostra esplicita dichiarazione. Noi a qualunque costo, e per
qualunque circostanza mai avremmo pensato di togliervi la Maestria. Se poi da
parte vostra avete volontariamente abbandonata la Presidenza del Sup:. Cons:.
ditelo francamente onde altri in vece vostra potessimo nominare.
Qualunque
fosse la vostra determinazione noi vi resteremo sempre affezionati, e mai
dimenticheremo che nella villa del Principe Belmonte abbiamo bevuto nella
medesima tazza."
(Seguono
le firme dei componenti il Sup:. Cons:.)"
La risposta del
Generale fu secca e confermava la rottura finale con Palermo:
"Caprera
7 luglio 1868.
Al
Sup:. Cons:. di Palermo.
Senza
desistere della mia qualità di fr:. Mass:. io rinunzio a qualunque titolo o
grado conferitomi dal Sup:. Cons:. di Palermo, e sono con considerazione.
G.
Garibaldi"
Il sogno di
Garibaldi era un'Italia unita, nella quale regnasse la giustizia e nella quale
tutti gli italiani potessero vivere e lavorare in pace ed in armonia. Per lui
una Massoneria unita poteva essere la base di quell'ideale e, perciò, egli non
si stancava mai di chiamare i fratelli alla concordia. Ecco una lettera inedita
(l'orginale è in possesso del Fr. Giovanni Palmieri, di Rapallo):
"Roma
3-11-71
Mio
caro Fadigati,
Dite
ai nostri cari fratelli di Casalmaggiore che la discordia ed i preti furono la
maladizione d'Italia, per cui essa tanto tardò e tarda a costituirsi. Quindi io
raccomando loro la concordia
Sempre
Vostro
G.
Garibaldi."
Nel 1872 l'inglese
John Yarker nominò Garibaldi membro onorario della sua nuova creazione: il
"Santuario del Rito di Memphis" o "Rito della Gran Loggia dei
Philadelphi". Si tratta, però, di una delle molte imprese di natura
massonica periferica che Yarker importò o inventò, e che fu considerata del
tutto irregolare da parte della Gran Loggia inglese. Infatti, i Fratelli furono
consigliati di non farne parte. L 'impresa si esaurì dopo la morte di Yarker
nel 1913.
Nel 1876 il piccolo
Grande Oriente Nazionale d'Egitto, di lingua italiana, che all'epoca abbracciava
un altro ramo del Rito di cui sopra, conferì il titolo di Gran Maestro onorario
a Garibaldi. Nel 1881 egli diventò addirittura Grande Hierofante del Rito.
Anche questo fatto era però di poco conto.
BIBLIOGRAFIA
ED. E. STOLPER, Garibaldi e il Supremo Consiglio di Palermo, in "L' Acacia", notiziario del Rito Simbolico, Anno 1982, n. II, pp. 1-19.
ALDO A. MOLA, Garibaldi vivo, antologia critica degli scritti con documenti inediti, Milano, Gabriele Mazzotta, 1982.
GIUSEPPE COLOSI, La Massoneria in Azione, Palermo, Tipografia Lo Castro, 1879.
GIUSEPPE COLOSI, in "L'Umanitario", Anno I, n. 43, Palermo, 1868.
ALESSANDRO LUZIO, La Massoneria e il Risorgimento Italiano, VoI. Il, p. 20/21, Bologna, 1925.
FRANCESCO LANDOLINA, I primi cento anni della Libera Muratoria in Sicilia, in "Atti del Convegno di studi massonici", Palermo, 1978.
M.R. MAIOR. Un diploma massonico de11848, in "Hiram" Rivista Massonica, 1981, pp. 54, 55, 157.
G.Garibaldi Massone, in "Lux", Bollettino del Supremo Consiglio dei 33:. sedente in Palazzo Giustiniani, Anno Il 1924.
GIUSEPPE COLOSI, A tutti i Massoni dell'uno e l'altro Emisfero, s.d. et l., ma Palermo circa 1870.
IDEM, Un brano di Storia Massonica contemporanea, Parte prima, Palermo, 1868; Parte seconda, Palermo, 1869.
A.C.F. ]ACKSON, Rose Croix. A History ofthe Ancient and Accepted Ritefor England and Wales, London, Lewis Masonic, 1980.
|