Review of Freemasonry



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GARIBALDI MASSONE
del Ven.mo Fr. Edward Eugene Stolper (1913-2003).





Nota: Giuseppe Garibaldi (Nizza 1807 - Caprera 1882) fu certamente il Massone italiano più famoso nell'Ottocento. Per celebrare il bicentenario della sua nascita pubblichiamo questo bel documentato saggio del Fr. Ed. Stolper pubblicato per primo su Ars Quatuor Coronatorum Vol. 102, The Transactions of Quatuor Coronati Lodge NO. 2076 EC, Londra.

garibaldi Durante il diciannovesimo secolo, l'era dei Risorgimenti, un gran numero di idealisti era disposto a sacrificare la vita ed i beni personali in supporto dei popoli oppressi in varie parti del mondo. Un tipico esempio era Giuseppe Garibaldi, un convinto pacifista, il quale ha però trascorso gran parte della sua vita sotto le armi, quale cospiratore, ammiraglio, corsaro, generale e guerrigliero, tutto per la causa della libertà, in Sud America, in Italia e nella Francia invasa dai Prussiani. Tuttavia, malgrado ciò che fece per la creazione della nazione italiana, egli non era un nazionalista, dichiarandosi cosmopolita. Egli non era un bravo generale nel senso convenzionale della parola, ma aveva il magico istinto del guerrigliero e perciò, insieme col suo indomabile coraggio, egli fronteggiò e sconfisse grandi eserciti regolari. Infatti, la sua massima era: "l'unico bravo generale è colui che vince".

 

Garibaldi non era uno statista e, di conseguenza, egli non aveva alcuna simpatia per Cavour, il "tessitore", che aveva avuto il coraggio di barattare la sua città natale, Nizza,ed il Ducato di Savoia, in cambio dell'aiuto militare francese contro gli Austriaci. Inoltre, non essendo in grado di obbedire ad una disciplina di partito, egli era anche un pessimo politico. Infatti, sosteneva qualsiasi proposta che nella sua opinione era positiva, senza badare al partito politico che la proponeva. Inizialmente Garibaldi era un repubblicano, ma infine egli accettò la monarchia costituzionale sotto il re di Savoia, guadagnandosi con ciò la critica furiosa di Giuseppe Mazzini. Il nostro eroe era un persuaso democratico ed ha avanzato proposte per un'Europa unita e una pace mondiale, garantita da un tribunale internazionale.

 

Garibaldi non era un irreligioso ed aveva rapporti di grande amicizia con il suo cappellano militare e segretariò personale, Fra Pantaleo. Dopo la campagna militare siciliana del 1860, che aveva visto molti religiosi nei ranghi dei garibaldini, egli distinse ancora tra preti buoni e preti cattivi, ma in seguito, quando il Papa si rifiutò di consegnare lo Stato Pontificio al Regno d'ltalia, tutti i preti per lui divennero pestiferi.

 

Le azioni militari di Garibaldi provocarono un grandissimo entusiasmo in tutto il mondo civile ed in molti Paesi vi furono pubbliche sottoscrizioni per la raccolta di fondi. Il Presidente Lincoln gli offrì il comando delle truppe nordiste, mentre il Massone Samuel Colt offrì la sua nuova invenzione, il revolver.

 

Per quanto concerne la Massoneria, Garibaldi aveva soltanto una vaga nozione dei suoi principi fondamentali. Per lui era sufficiente il trinomio popolare nei paesi latini, Libertà, Uguaglianza, Fratellanza, ed egli vedeva la Massoneria come un elemento morale a monte di un Governo capace ed onesto. Peraltro la Massoneria italiana dell'epoca era divisa in vari gruppi rivali, del tutto incapaci dei comportarsi come un Ente morale, con idee chiare.

 

Garibaldi, nel suo entusiasmo, pensava che con la presa di Roma nel 1870, l'ideale dell'Italia unita sarebbe stato un fatto compiuto. Con ciò egli dimenticò che una nazione unita non può essere costruita da oggi a domani. Anzi, tutti sappiamo che ancora oggi vi è un abisso, in tutti i sensi, fra l'Italia settentrionale e meridionale e c'è addirittura ancora chi nel Sud vedrebbe ben volentieri uno stato indipendente napoletano o siciliano, mentre qui nel Nord c'è chi segretamente vorrebbe che lo facessero.

 

Garibaldi fu iniziato nel 1844 nella Loggia irregolare "Asilo de la Vertud", di Montevideo, Uruguay. L'8 agosto di quell'anno egli fu regolarizzato nella loggia francese "Les Amis de la Patrie". A Montevideo sembra abbia frequentato raramente i lavori di loggia ed, infatti, 4 anni dopo, quando partì per l'Europa, era ancora un Apprendista.

 

Non risulta che ci siano stati rapporti massonici durante i successivi 14 anni della sua vita movimentata, ad eccezione del 1850 quando sappiamo che egli visitò la Loggia "Tompkins" a Staten Island, New York, insieme con il suo ospite Antonio Meucci, inventore del telefono. È stato suggerito che forse in quella occasione Garibaldi può essere stato elevato al secondo e terzo grado della gerarchia massonica, ma questo mi sembra piuttosto improbabile perche, già all'epoca, il Generale era un personaggio famoso ed il suo passaggio di grado sarebbe senza dubbio stato menzionato nella cronaca massonica internazionale o almeno in quella americana. Pare che i libri verbali della Loggia "Tompkins" siano stati distrutti in un incendio ed il Gran Segretario della Gran Loggia di New York ci informa che anche negli archivi di Gran Loggia non vi è alcun riferimento utile.

 

È stato suggerito che Garibaldi abbia avuto contatti con la Massoneria inglese nel 1854, durante la sua permanenza di 5 settimane a Londra. Questo non risulta affatto dagli archivi massonici inglesi ed è improbabile anche per altre ragioni. Garibaldi ebbe contatti soprattutto con gli esuli rivoluzionari come Mazzini, Herzen, Orsini, Kossuth, Pulzsky ed altri, mentre la G.L. Unita d'Inghilterra, che all'epoca non riconosceva la Massoneria italiana, era di natura strettamente conservatrice.

 

In Italia tutti hanno sempre tacitamente supposto che Garibaldi avesse tutti i tre gradi simbolici ed il Generale stesso, il quale non è mai stato interessato in dettagli minori del genere, non l'ha mai negato.

 

Nel dicembre 1861, durante la prima Assemblea Costituente del Grande Oriente Italiano di Torino, quando Costantino Nigra aveva rinunciato alla Gran Maestranza, la votazione per quella carica risultò per 15 voti in favore del siciliano Filippo Cordova, contro i 13 voti per... Garibaldi. È stato detto che questo risultato costituì una vittoria dei politicamente "moderati" (pro-Cavour) sui "democratici". In quella occasione Garibaldi acquistò, però, il titolo onorifico di "Primo Massone d'ltalia, con gli onori di "Gran Maestro di tutte le Logge".

 

Nel marzo 1862 il rivale Grande Oriente di Rito Scozzese siciliano, che in quel momento contava soltanto 7 logge, decise di offrire la carica di Gran Maestro/Sovr. Gran Commendatore a Garibaldi. Sei rappresentanti di quella Obbedienza, tra i quali Francesco Crispi e Saverio Friscia, si recarono a Torino, dove gli conferirono i gradi da 4 a 33:

 

"Noi qui sottoscritti SS:. GG:. II:. GG:. del 33°  ed Ult.° G:. Francesco Crispi, Giuseppe lnsenga, Saverio Friscia, Rosario Bagnasco e GG:. SS:. EE:. CC:. KK:. de130° gr, Giovanni Brasetti e Salvatore Cappello, tutti sei nelle qualità di Commissari straordinari per mandato del Sup:. Cons:. nel giorno undecimo del primo mese del'anno di V:. L:. 5862 ci siamo presentati al Generale Giuseppe Garibaldi M:. a cui abbiamo conferito tutti i G:. Mas:. dal 4° al 33° gr. presentandogli la nomina di Pres:. del Sup:. Cons:. G:. O:. d'ltalia sedente in Palermo, col titolo di P.mo:. Sov:. Gr:. Com:. Gr:. Mae:.

Del presente pezzo di Arch, se ne sono formulate numero sette modelli da rilasciare uno per ognuno' dei signatari ed uno da rimanere negli Archivi del surriferito S:. C:. G.. O:. d'ltalia sedente in Palermo.

Oggi il Diciassettesimo giorno del primo mese dell'anno di V. L. Cinquemila, ottocento sessantadue nella Valle di Torino."

 

La risposta fu immediata, per mezzo della seguente lettera, che dimostra del resto che Garibaldi non aveva ancora molta familiarità con la terminologia massonica, se parlava del Rito Scozzese "riformato" invece di "antico".

Ma dettagli minori del genere non hanno mai interessato il nostro eroe, che vedeva piuttosto le grandi linee delle cose:

 

"Torino, 20 marzo 1862 E:. V:.

Ill:. ffr:. Assumo di gran cuore il supremo ufficio di capo della Mass:. It:. costituita se:condo il rito scozz:. rif:. ed accet:. Lo assumo perche mi viene conferito dal libero voto di uomini liberi, a cui devo la mia gratitudine non solamente per l'espressione della loro fiducia in me nello avermi elevato a così altissimo posto, quanto per l'appoggio che essi mi diedero da Marsala al Volturno, nella grande opera dello affrancamento delle province meridionali. Codesta nomina a G:. M:. è la più solenne interpretazione delle tendenze dell'animo mio, de' miei voti, dello scopo cui ho mirato in tutta la mia vita. Ed io vi dò sicurtà, che mercè vostra e colla cooperazione di tutti i nostri ff:. la bandiera d'ltalia, ch'è quella dell'umanità, sarà il faro da cui partirà per tutto il mondo la luce del vero progresso.

 

Che il G:. A:. dell'U:. spanda le sue benedizioni su tutte le LL:. e che ci guardi sempre con occhio propizio e ci continui le sue grazie il nostro divino protettore S.

Giovanni di Scozia.

 

Abbiatevi il bacio fr.

G. Garibaldi"

 

 

E così, il nuovo S.G.C. si accingeva a difendere la bandiera del Rito Scozzese e a capeggiar il S.C.G.O. di Palermo, come dimostra la lettera che egli scrisse il 20 giugno 1862 al Fr. Francesco Guerzi, Venerabile della R.L. "Concordia Umanitaria" di Bologna, il quale aveva chiesto un consiglio:

 

"Rispondente alla vostra domanda contenuta nella vostra lettera del 31 del 3° mese anno 5863 (corrige 5862). Io devo manifestarvi che francamente la mia opinione è

di abbracciare il rito scozzese antico ed accettato coi gradi dopo al terzo onde emancipare la Mas. Ital. da quella francese che trovasi capitanata dal Bonaparte e ciò anche perchè questo rito è più universalmente seguito. Io spero dunque che voi (...) unitamente alla vostra loggia seguirete in questo l'esempio dei fr:. M:. di Torino che sonovi riuniti in oltre tre LL:. ed hanno proclamato la loro indipendenza dal G:. o:. di Torino seguendo il rito e dogma Scozzese".

 

A fine giugno 1862 il Generale lasciò Caprera, per giungere inaspettatamente a Palermo (29 giugno), dove cominciò subito a tenere discorsi infiammati contro Napoleone III di Francia e per la liberazione di Roma, con lo slogan bellicoso: "Roma o Morte". Il piano "segreto" era di reclutare un esercito siciliano che doveva marciare verso Roma.

 

Nell'ambito della Massoneria palermitana il Gran Maestro decretò che tutti i membri del suo Stato Maggiore, per lo più garibaldini dell'ltalia settentrionale, dovevano essere iniziati immediatamente in Massoneria.

 

"A:.G:.D:.G:.A:.D:.U:.

Valle di Palermo, 3 luglio 1862 E. V.

 

Desidero che le persone qui sotto notate vengano iniziate regolarmente ai misteri dell'Or. M. in alcune delle RR.LL. poste sotto a questo Or:.  E a tal fine cogli altri poteri a me conferiti gli dispenso dalle solite formalità:

Ripari Pietro di Cremona di anni 60

Bruzzesi Giacinto  romano di anni 40

Missori Giuseppe  Milano di anni 33

Nullo Francesco -Bergamo 36

Chiassi Giov. -Mantova 35

Basso Giov. -Nizza 38

Guastalla Enrico -Mantova 33

Nuvolari Giuseppe -Mantova 40

Guerzoni Giuseppe -Brescia 29

Bedeschini Francesco -Venezia 28

Forza Pietro -Venezia 28

Frigyesi Gustavo -Ungheria 30

 

Il G:.M:.G:. C:. dell'Ord:.

G. Garibaldi 33:."

 

L' iniziazione di questi candidati, e di Menotti Garibaldi, ebbe luogo quella stessa sera, semplicemente per mezzo di una triplite battuta di mano. Un resoconto della cerimonia e del discorso del Gran Maestro fu pubblicato ne "L' Umanitario", periodico ufficiale del S.C.G.O. Ecco alcune delle sue parole:

 

"Io sono superbo d'appartenere alla Massoneria e ringrazio tutti i buoni ed amati Fratelli di avermi nominato Gran Maestro dell'Ordine. La mia riconoscenza aumenta da che considero che la dignità che mi si è voluta conferire, è al di là delle mie forze e dei miei meriti. Tuttavia vi assicuro che il mio cuore è cuore veramente massonico.

Io vi raccomando l'unione e la concordia.

Io vi raccomando poi la bella Italia nostra tuttavia calpestata dallo straniero e insozzata da falsi sacerdoti. Pensate che molti dei nostri ffr:. gemono ancora nel più duro e vile servaggio. Io ho fede, che fra non guari l'Italia tutta sarà degli Italiani, e che formeranno unica famiglia dalle Alpi agli estremi della Sicilia, di questa terra delle grandi iniziative. Io sono avanzato in età, ma il resto degli anni lo consacrerò all'Italia; ed io vi dico che noi andremo a Roma a presto".

 

Evidentemente, la Massoneria era un perno nella campagna per il reclutamento ed il Gran Maestro emanò la seguente circolare "segreta" a tutte le logge siciliane :

 

"Luglio 1862 E.V.

 

Venerabile Maestro,

I momenti attuali sono supremi per la bella Italia nostra, tuttavia calpestata dallo straniero; insozzata dai falsi preti di Roma. È mestieri alla perfine che tutte le membra sparse della povera addolorata sieno riunite, e che sul Campidoglio si vegga sventolare sicuro e glorioso il vessillo nazionale.

Tutti gli uomini che hanno il cuore italiano devono con tutti i mezzi concorrere al compimento di questo sublime pensiero. Stupido e scellerato colui che non corre in difesa della propria madre.

I nostri cari fratelli devono sapere che la causa dell'Italia è la causa di tutte le nazionalità tuttora conculcate, è la causa dell'Umanità.

Quindi i nostri fratelli e come cittadini, e come Massoni, devono cooperarsi a che Roma divenga degli Italiani, e la capitale di grande e possente Nazione. Ed eglino sono in dovere non solo di aiutare in ogni maniera la Patria impresa, ma eziandio di fare persuasi i profani che, senza Roma, i destini d'Italia saranno sempre incerti, e che con Roma finiranno tutti i dolori, e che si avrà liberale e sapiente reggimento.

Voi, Venerabile Maestro, farete palesi questi miei sentimenti ai fratelli maestri che accompagnano cotesta Loggia, affinche all'occasione si trovino pronti ad accorrere sotto quella bandiera per la quale fu sparso tanto sangue italiano.

Questa occasione non sarà certamente lontana, epperò è mestieri che sin d'ora diasi opera a che tutti i buoni si preparino per trovarsi pronti all'appello che loro farà la Patria. Non dunque voi soli, ma chiunque ha cuore Italiano dovrà tenersi munito di armi e pronto il braccio alla grande impresa; a voi tocca però precipuo il debito di predicare l'adempimento di quest'obbligo sacro, con la voce e con l'esempio.

E poiche il segreto è l'anima di tutte le importanti fazioni, così voi, venerabile Maestro, comunicherete la presente in famiglia e senza visitatori, raccomandando ai fratelli il silenzio per il mantenimento del quale hanno replicatamente giurato.

 

Salute e fratellanza.

.(Sigillo)

IL P:.S:.G:.C:.G:.M:.

G. Garibaldi 33:."

 

La spedizione militare cominciò sotto cattiva stella e l'esercito si arenò nelle montagne dell' Aspromonte calabrese. Dopo una breve prigionia sotto i Piemontesi, Garibaldi si ritirò di nuovo a Caprera.

 

Nel corso dell'anno 1863, il S.C.G.O. palermitano cominciò a preoccuparsi seriamente della crescente attività. del rivale G.O.I. nell'Italia settentrionale, il quale fece proposte per unire tutta la Massoneria italiana, per mezzo di 4 sezioni territoriali. Il S.C.G.O., che non aveva alcuna intenzione di perdere la sua preminenza, mandò il suo Gran Segretario Giuseppe Colosi a Caprera, dove il Gran Maestro stilò il seguente Decreto:

 

"Caprera 31 agosto 1863

 

A tutte le LL., a tutti i Capitoli, Areopaghi, e Concistori, a tutti i ffr. Mass.Italiani di rito Scoz. ant. ed acc.

 

S:. F:. U:.

 

Si estenda in Italia con tutta l'energia possibile la mass:. di rito  Scoz. ant. ed acc.

Si continui, come si è fatto fino ad oggi, l'ubbidienza al  S:. C:. G.. O:. d'Italia residente in Palermo, finchè non si potrà lavorare nel Campidoglio.

Il progetto di più centri indipendenti l'uno dall'altro, potrà realizzarsi tutte le volte che i medesimi sieno sotto l'ubbidienza del  S:. C:. G.. O:. d'Italia residente in Palermo, come apice della piramide per l'unità Mass:.

 

Si dà a tutti i ffr:. il triplice bacio.

 

Il G:. M:. G:. C:. dell'Ord:. Scoz:. ant:. ed acc:. in Italia

G:. Garibaldi 33:."

 

Inoltre, per mettere fine a qualsiasi polemica ed erronea interpretazione da parte dei "dissidenti" torinesi, il 3 novembre 1863 Garibaldi confermò la sua precedente dichiarazione in favore del S.C.G.O. in questo modo.

 

"Caprera 3 novembre 1863.

 

Al S:. C:. G.. O:. d'Italia del rito  Scoz:. ant:. ed acc:. sedente in Palermo.

 

Ad esplicazione delle mie tavole antecedenti dichiaro:

1° Non potersi mai porre in dubbio o in discussione l'autorità di cotesto S:. C:. di Palermo, ne tampoco la inamovibilità della sua sede.

2° Desiderare l'affratellamento di tutta la mass:. Italiana e la convocazione di un' Assemblea mass:. allo scopo, ma non Costituente, cioè tale che possa sconvolgere i principi del nostro rito accettati, ma soltanto legislativa, o tale che possa redigere programmi e statuti per la federazione di tutte le LL:. Italiane sotto il primato inconcusso del S:. C:. G.. O:. di Palermo.

Questo valga ogni falsa interpretazione delle precedenti mie tavole e a tranquillità di cotesto S:. C:.

 

Il G:. M:.

G:. Garibaldi 33:."

 

 

In aprile 1864 Garibaldi fece la sua trionfale visita a Londra, dove ebbe molti incontri sociali con persone di tutti i ceti e non per ultimi con gli esuli Mazzini e Herzen. Massonicamente non esisteva alcun rapporto tra l'Inghilterra e l'Italia ma sembra che Garibaldi abbia avuto un informale incontro con il Gran Maestro, il Conte di Zetland. Il Nostro non è mai stato ricevuto dalla Regina Vittoria la quale non apprezzava i suoi discorsi rivoluzionari, né le sue abitudini di partecipare a banchetti ufficiali vestito in camicia rossa. Alla fine, la Regina, preoccupata anche dai suoi furiosi discorsi contro Napoleone III di Francia, lo fece gentilmente invitare a lasciare l'Inghilterra, per "ragione di salute". Così, Garibaldi non visitò Glasgow nella Scozia, dove l'eroe contava moltissimi ammiratori. Era prevista una visita ufficiale nella Loggia Massonica "St. Clair", la quale aveva fatto coniare 2 medaglie per l'occasione, una da presentare a Garibaldi ed una da portare dal proprio Maestro Venerabile in occasioni speciali. La medaglia di Garibaldi fu portata a Roma più di 100 anni dopo, e nel 1986, quando il Gran Maestro del GOI visitò la Loggia "St. Clair", si presentò la prima occasione in cui le due medaglie furono portate contemporaneamente in Loggia.

 

Dopo il suo ritorno in patria Garibaldi si mise immediatamente in contatto con il S.C.G.O., ribadendo la necessità di una Massoneria nazionale e non soltanto regionale. Fu prospettata anche l'entrata di donne ed, infatti, esistono vari diplomi, firmati dal Gran Maestro, dimostranti che furono effettivamente create delle "sorelle massoni":



garibaldi01.jpg


Per la verità, dagli archivi inglesi non risulta affatto che Garibaldi fu riconosciuto quale G.M. da parte del Conte Zetland, G.M. della G. Loggia Unita d'Inghilterra. Il Generale avrà scambiato come tale una cortese lettera di auguri in occasione della sua presenza nel Regno Unito. In altre lettere Garibaldi accenna al riconoscimento da parte del "G.M." del Rito Antico ed Accettato, come viene chiamato il R.S.A.A. in Inghilterra. Quel Rito, costituito in Inghilterra soltanto nel 1845, con Bolla della "Northern Jurisdiction" degli Stati Uniti (che in seguito la ritirò), all'epoca era piuttosto insignificante ed aveva tutt'altro che rapporti amichevoli con la Grande Loggia.

Il Conte di Zetland certamente non ne faceva parte. Il Rito,che oggi conta più di 800 Capitoli, è per i soli fratelli Cristiani, che possono farne parte su domanda (fino al 30° grado). I lavori rituali si tengono soltanto nei gradi di 18°, 30°, 31°, 32°, 33°.

 

Il 21 maggio 1864, a Firenze fu tenuta l' Assemblea Costituente del G.O.d'Italia, sedente a Torino. Presenti erano 72 officine da tutte le parti d'Italia (contro le circa 50 officine che in quell'epoca erano all'obbedienza di Palermo). L' Assemblea decise all'unanimità di offrire la Gran Maestranza effettiva a Giuseppe Garibaldi con la seguente comunicazione:



garibaldi02


Ed ecco il colpo di scena: Garibaldi... accettò, con una breve lettera del 6 giugno 1864, nominando, con decreto dell'8 giugno, il Fr. Mordini quale suo rappresentante.

Non è facile capire quel brusco cambio di rotta, ma la ragione è probabilmente che per quell'idealista istintivo esistevano soltanto i principi di "concordia" e unificazione", ed egli avrà capito che in quel senso il G.O. d'ltalia di Torino offriva migliori possibilità. Inoltre, egli sembrava aver pensato che poteva benissimo combinare la carica di S.G.C. e G.M. del S.C.G.O. siciliano, con quella di G.M. di Torino, come dimostrerebbe la sua lettera, semplicemente informativa, della stessa data, a Palermo:



garibaldi03


Si può immaginare che in seno al S.C.G.O. rengasse la più completa costernazione ma, deciso a difendere i suoi "diritti", verso la fine di giugno, esso mandò il Fr. Colosi a Casamicciola, nel napoletano, per ottenere dal G.M. dei "chiarimenti", i quali il Generale fornì con la seguente comunicazlone:

 

"Casamicciola 3 luglio 1864

 

Al Sup:. Cons:. di Palermo

 

Ad esplicazione delle mie precedenti tav:. del 15 maggio e 6 giugno 1864, dichiaro, che la mia accettazione a G:. M:. della Mass:. di rito Ital:., offertami dall'assemblea di Firenze, non ha per nulla derogata la mia qualità di G:. M:. a vita della Mass:. di rito Scoz:. ant:. ed acc:. rappresentata dal Sup:. Cons:. residente provvisoriamente in Palermo.

Nello intento, di riunire come più si potrà le differenti frazioni della famiglia Mass;. sparsa in Italia, desidero, che sia al più presto possibile riunita una grande assemblea Mass:., nella quale convengano i rappresentanti liberamente eletti da tutte le loggie esistenti in Italia, regolarmente costituite.

Il giorno ed il luogo della riunione saranno quanto prima destinati da una mia seguente disposizione.

 

Salute e fr:.

 

Vostro G:. M:.

G:. Garibaldi 33:."

 

Ora  il G.M. fu attaccato da tutte e due le parti, ed, infine, demoralizzato ed infastidito, egli si liberò dal pasticcio, dando le sue dimissioni, sia dal G.O. d'Italia, che dal S.C.G.O., che fu informato come segue:

 

Caprera 8 agosto 1864.

 

Fratelli,

Lo stato non buono della mia salute, mi costringe con vivo rincrescimento a rassegnare le mie dimissioni dall'onorato ufficio di G:. M:. che da voi mi fu conferito. Gradite o ffr:. il tripl:. fr:. amplesso, che vi mando coi miei voti sinceri, per la diffusione sempre più crescente, per la prosperità e la gloria del nostro illustre Ordine.

 

G:. Garibaldi 33:."

 

Seguirono nuove rimostranze e il S.C.G.O., con la sua lettera del 20 agosto, spiegò al G.M. che, per Statuto, egli non poteva rinunciare alla carica "ad vitam". Ecco la risposta, presumibilmente scritta in uno spirito di rassegnazione:

 

Caprera 12 settembre 1864.

 

Vogliate avvertire il Sup:. Cons:. ch'io ricevetti il gentil suo foglio del 20 agosto 1864, e che io ritiro le mie dimissioni.

 

G:. Garibaldi 33:."

 

 

Fra le tre autorità massoniche (perchè frattanto anche il S.C. di Napoli si era buttato nella mischia) regnò ormai una continua guerriglia, fatto questo che non contribuì certamente alla buona salute della fratellanza in genere. Infine, nel 1866, il S.C.G.O. decise di mandare il Fr. Gianluigi Bozzoni a Caprera, per discutere la situazione. Ne risultò la seguente lettera del Gran Maestro:

 

"Caprera 17 aprile 1866.

 

Agl' Ill:. FF:. GG:. Isp:. GG:. 33, membri attivi del Sup:. Cons:. G:. Or:. D’Italia di rito Scozz:. ant:. ed acc:. con sede provvisoria in Palermo, finchè Roma non sia capitale degl'italiani.

 

Cari ffr:.

Ripeto a voi, quanto ho già detto al nostro carissimo Fr:. G:. Segr:. Bozzoni - le condizioni della Mass:. Italiana sono vèramente deplorevoli - e per intrusione di elementi eterogenei - e per esclusione dell'elemento giovanile e laborioso - e più, per nessuna utilità di propositi.

Che il Gran Corpo Mass:. rigettando le formule, tenti fermamente, come altre volte, a tòrre la Patria, e la società dalla cloaca, in cui siamo caduti, ed io sarò tutto per Voi, e con Voi.

Spero che l'apertura della Gr:. L:. Centrale, vorrà mirare allo scopo, e sempre che farete apro dell'Italia nostra e del progresso umanitario, mi avrete compagno.

 

Tutto vostro

Il Gran Maestro G:. Garibaldi 33:.

 

Da parte del G.O. d'Italia che frattanto aveva stabilito la sua sede a Firenze, nuova capitale provvisoria d'Italia fu convocata una assemblea legislativa a Napoli, in data 21 giugno 1867, cui furono invitati i rappresentanti di tutti i corpi massonici della penisola, ad eccezione di quelli di... Palermo. "A disegno", dice il sospettoso Fr. Còlosi, il quale però, nel suo libro, non parla della bellissima lettera che Garibaldi stesso indirizzò a proposito al S.C. G.O., un mese prima dell'Assemblea in questione:

 

"Firenze, 18 maggio 1867.

 

Al Supremo Consiglio della Massoneria di Palermo.

 

Fratelli!

 

Come non abbiamo ancora Patria, perchè non abbiamo Roma, così non abbiamo Mass:. perchè divisa.

Se la vecchia lupa della Diplomazia da una parte, e l'apatia del popolo dall'altra, ci contendono Roma, chi in mass:. oserà contenderci una patria - una Roma morale - una Roma mass:. ?

Io sono di parere che l'unità mass:. trarrà a se l'unità politica d'Italia.

È quindi mio vivo desiderio che un' Assemblea sia convocata, la quale si elevi a costituente, onde ne sorga l'Unità Mass:. Facciasi in mass:. quel Fascio romano che

ad onta di tanti sforzi, non si è potuto ottenere ancora in politica.

Io reputo i Massoni eletta porzione del Popolo Italiano.

Essi adunque pongano da parte le passioni profane, e con la coscienza dell'alta missione che dalla nobile Istituzione Mass:. è loro affidata creino l'unità morale della Nazione.

Noi non abbiamo ancora l'unità materiale perchè ci manca l'unità morale. Che la Mass:. faccia questa e quella sarà subito fatta.

 

Fratelli!

 

Io altro non aggiungo. Voi della sacra, sventurata terra delle iniziative, farete opera veramente degna dei figli del Vespro, se alle glorie politiche, e patriottiche unirete anche questa: l'aureola della Rivoluzione morale e massonica.

Uniamoci e saremo forti per vincere realmente colla virtù il vizio, col bene il male, e la Patria e l'Unità ve ne saranno riconoscenti. Vi prego intanto a voler dare comunicazione della presente tav:. a tutte le nostre LL:. essendo mio fermo proposito che esse siano invitate a nominar caduna il proprio Rappresentante per l' Assemblea Generale Mass:. che avrà luogo in Napoli nel locale della Gran L:. Egeria, Via Nilo n. 30, pel dì 21 del prossimo mese di giugno, alla quale Assemblea spero di poter intervenire, come Rappresentante del G:. O:. di Palermo.

 

Fratelli!

 

L'astensione è inerzia, è morte. Urge lo intendersi e nella unità degli intendimenti avremo unità di azione. Laonde spero che nessuno mancherà all'appello.

 

Sono con tutta l'anima

Vostro Fratello

G. Garibaldi."

 

 

Evidentemente ignorando (di proposito?) la lettera di cui sopra, il S.C. G.O., scrisse al generale (lettera del 10 giugno 1867, di cui non conosciamo il contenuto), il quale, però, frattanto aveva fatto arrivare ancora una lettera a Palermo, tramite il suo segretario personale, il Fr. Giovanni Pantaleo:

 

"Castelletti, 11 giugno 1867.

 

Al Supremo Consiglio della Massoneria di Palermo.

 

Fratelli miei,

 

A Voi del Supr:. Cons:. di Palermo, della città sì cara all'anima mia, cui devo gli immeritati ed onorevolissimi titoli di Fratello e di G:. M:., come mai io potrei recar

menzogna? A Voi, che con tanta costanza e coraggio affrontaste le persecuzioni della tirannide per spargere e diffondere nell'Umanità oppressa ed oltraggiata i santi

principi del Diritto e della Coscienza?

L'antichissima fra le antiche società umane, la Massoneria, colonna incrollabile nel naufragio universale delle genti, in tutte le epoche essenzialmente civilizzatrici, deve permettere all'Umanità, che essa condusse per mano, di oltrepassarla nel progresso. Tutto tende al miglìoramento in questo secolo di portenti, nel quale, colle distanze, sparirono le antipatie dei popoli più lontani e più eterogenei. E perchè la mass:., madre del Progresso, dovrà limitarsi nel suo sublime, ma vetusto santuario, e conformarsi oggi, come 20 secoli addietro, a consuetudini che non si confanno all'epoca nostra?

Guida ed interprete di quella intelligenza che il Grande Architetto dell'Universo compartiva alla più perfetta delle sue manifestazioni, la Mass:. deve spingere l'Umanità avanti colla dotttrina e coll'esempio.

Colla dottrina del Grande Architetto dell'Universo, che significa fratellanza universale delle Nazioni, coll' esempio, l'irremovibile, costante, eroica applicazione di quei santi principi che la Mass:. ha praticati fra i rivolgimenti dei secoli, ad onta delle persecuzioni della barbarie.

E perchè non formeremo noi questa nostra Italia colla fratellanza dei suoi popoli, raggranellandoli in un fascio, sotto il glorioso vessillo della Massoneria, anticipando l'unità politica e trascinandola sul nostro pensiero?

Ecco il concetto, Fratelli miei, di un' Assemblea costituente, di tutte le Logge di Napoli, ove il 12 volgente, senza derogare agli attributi dei Grandi Or:. dei diversi Riti in Italia, si potrà raggiungere l'attuazione, desiderata da tutti, di una sola Famiglia mass:. italiana.

Io non dubito punto, che nelle sue saggie deliberazioni, il Supremo Consiglio di Palermo, non voglia contribuire a tanto benefizio per la patria e per l'umanità.

Io vi invio il tripl:. saluto e bacio fraterno, e sono per tutta la vita

 

Vostro Fratello

G. Garibaldi. "

 

Peraltro, il S.C.G.O., rispose, il17 giugno, che riteneva, con rammarico, di non poter partecipare all'assemblea di Napoli. Ecco la secca reazione del Generale, il quale, con questa pubblica dichiarazione, aveva finalmente fatto una chiara scelta:

 

"Firenze 21 settembre 1867.

 

Io dichiaro di appartenere ad una sola Massoneria italiana ed umanitaria, rappresentata dal G:. O:. eletto nell'assemblea del giugno p.p. in Napoli, risiedente in Firenze, mentre non abbiamo Roma, che vuole, in vista dello spirito universale della Mass:., la fratellanza dei popoli, e non le autonomie le quali sono un regresso, massime nelle aspìrazioni italiane.

 

G:. Garibaldi 33:."

 

Palermo, dubitando dell'autenticità della pubblicazione, mandò la seguente lettera, raccomandata, con ricevuta di ritorno:

 

"Or:. di Palermo 30 sett:. 1867.

 

P:. S:. G:. C:. G:. M:. G:. Garibaldi 33:.

 

Nel periodico il Precursore di Palermo N. 148 che accludiamo, evvi una lettera data da Firenze il 21 settembre, firmata G. Garibaldi, preceduta da alcune considerazioni del giornalista.

$... C... G... Or... d'Italia, di cui Voi siete il G... M..., deve miscredere all'autenticità di quella lettera, e per sua norma chiedervi se effettivamente ne siete l'autore.

Siccome tale nozione è inevitabile e vitale pel nostro corpo Mass:., si deliberò interpellarvi, coll' intelligenza, che trascorsi quindici giorni dal ricapito di questa T:. senza una risposta, il vostro silenzio ci autorizzerà qualificare apocrifa la lettera attribuitavi.

 

Accogliete P:. S:. G:. M:. il tripl:. sal:. dai componenti il Vostro S:.. C:.

 

Il Gr:. Segr:. -Vito Citelli 33:."

 

Non ci fu risposta. Il 18 giugno 1868 Palermo fece un tentativo finale, con la seguente "balaustra", tramite il Fr. 33° Federico Campanella:

 

"Palermo 18 giugno 1868.

 

Generale

 

A voi uomo libero, scrivono uomini liberi per dirvi sincere e non compre parole.

Coloro che vi dirigono la presente sono quei medesimi che v'innalzarono al sublime grado 33 e vi nominarono G:. M:. a vita dell'Ord:. Mass:. di rito scoz:. ant:. ed acc:. - Eglino, vi han diretto tavole e telegrammi, e non una risposta. Perdonate le dure parole o Gen:. G:. M:. ma è necessario proferirle; voi avreste dovuto rispondere se non altro per semplice cortesia. Mazzini grande quanto voi, all'annunzio che noi al banchetto Mass:. avevamo applaudito alla sua mìssione, rispose con una lunga lettera che confortò i nostri animi; voi che pure plaudimmo manteneste il silenzio.

Questo vostro ostinato silenzio ci fa argomentare che uomini mascherati ci abbiano calunniati. Ne siamo addolorati non per la calunnia, ma perchè essa ha potuto fare impressione nel vostro animo.

Generale, voi uomo di gran cuore non avreste dovuto prestar fede alle altrui assicurazioni. Avreste dovuto informarvi con uomini onesti ed indipendenti dell'esser nostro, ed avreste dovuto sentirci prima di giudicare. Per gettare lo biasimo in faccia all'ente Supr:. Cons:. avrebbero dovuto esistere delle prove, e non denuncie.

Sentite o Generale, i sottoscritti non han mai fatto i delatori, mai han pensato di calunniare il prossimo, mai si hanno appropriato ne privata ne pubblica pecunia, mai hanno avvicinato i potenti della terra, ne han salito e sceso le scale dei ministeri, delle prefetture, delle questure, In una parola eglino sono uomini onesti. E certamente i loro nemici non avranno l'imprudenza di pensare o assicurare il contrario, il pubblico li smentirebbe.

Oh Generale, voi siete stato ingannato, e quel che più fa meraviglia è, che voi ostinatamente continuate nel vostro inganno, malgrado i fatti avrebbero dovuto farvi ricredere!

Credete voi veramente che noi massoni indipendenti e democratici puri, avremmo dovuto farci assorbire dalla Mass:. Italiana?

E non siete voi quell'istesso che replicatamente ed esplicitamente dichiaraste, che la sede del Sup:. Cons:. star deve in Palermo finchè Roma non sarà la capitale d'Italia ?

Noi ci negammo al vostro desiderio d'intervenire alla costituente di Napoli, per nostra e vostra dignità, poichè non è da uomini forti e sicuri del loro diritto, di dire e disdire.

Gravissime cose - ne siamo sicuri - han dovuto manifestarvi, il vostro inqualificabile silenzio lo dimostra.

Che forse non potendo dire che, o tutti componenti del Sup:, Cons:. o parte di essi, fossero calunniatori, spie, ladri, gente senza principio, e senza viscere umane, vi hanno dato ad intendere fossero clericali, retrivi, autonomisti?

Ma queste sono buffonate o Generale.

Clericale il massone? Clericale il Sup:. Cons:. che dopo l'anatema scagliata da Pio IX con suo decreto, lo smascherò in faccia alla mass:. mondiale? Retrivi noi uomini del progresso, e che pel progresso abbiamo indefessamente travagliato? Gli atti tutti del Sup:. Cons:. non dimostrano questa assicurazione?

Autonomisti! Ma gli autonomisti non avrebbero scelto voi per G:. M:. - Coloro che desiderano mantenere Garibaldi nella Grande maestria devono necessariamente essere unitarii.

Gli unitarii regionisti sono i veri amici d'Italia, perchè eglino non vorrebbero che i malumori, egli odii si moltiplicassero; s'è delitto il regionismo fra i delinquenti scrivete Mazzini, Cattaneo, e le prime celebrità italiane.

Vi abbiamo scritto queste cose perchè restiate persuaso e convinto che siete stato ingannato. Guardatevi Generale per lo avvenire di coloro che sotto la veste di candide colombe, gittano veleno più pericoloso di quello del crotalo e della vipera!

Generale, noi vi abbiamo fin ora ritenuto come nostro G:. M:. - Proveremmo ineffabile piacere se le voci sparse sul vostro conto non fossero vere; sarà per noi giorno d'incommensurabile dolore quello in cui fossimo certi, che voi senza causa abbiate infranto i giuramenti solennemente e volontariamente profferiti.

Ma è alla perfine necessario che fosse sciolto il problema e che fossero tolti gli equivoci.

Generale, domandiamo una vostra esplicita dichiarazione. Noi a qualunque costo, e per qualunque circostanza mai avremmo pensato di togliervi la Maestria. Se poi da parte vostra avete volontariamente abbandonata la Presidenza del Sup:. Cons:. ditelo francamente onde altri in vece vostra potessimo nominare.

Qualunque fosse la vostra determinazione noi vi resteremo sempre affezionati, e mai dimenticheremo che nella villa del Principe Belmonte abbiamo bevuto nella medesima tazza."

(Seguono le firme dei componenti il Sup:. Cons:.)"

 

La risposta del Generale fu secca e confermava la rottura finale con Palermo:

 

"Caprera 7 luglio 1868.

 

Al Sup:. Cons:. di Palermo.

 

Senza desistere della mia qualità di fr:. Mass:. io rinunzio a qualunque titolo o grado conferitomi dal Sup:. Cons:. di Palermo, e sono con considerazione.

 

G. Garibaldi"

 

Il sogno di Garibaldi era un'Italia unita, nella quale regnasse la giustizia e nella quale tutti gli italiani potessero vivere e lavorare in pace ed in armonia. Per lui una Massoneria unita poteva essere la base di quell'ideale e, perciò, egli non si stancava mai di chiamare i fratelli alla concordia. Ecco una lettera inedita (l'orginale è in possesso del Fr. Giovanni Palmieri, di Rapallo):

 

"Roma 3-11-71

 

Mio caro Fadigati,

 

Dite ai nostri cari fratelli di Casalmaggiore che la discordia ed i preti furono la maladizione d'Italia, per cui essa tanto tardò e tarda a costituirsi. Quindi io raccomando loro la concordia

 

Sempre Vostro

G. Garibaldi."

 

Nel 1872 l'inglese John Yarker nominò Garibaldi membro onorario della sua nuova creazione: il "Santuario del Rito di Memphis" o "Rito della Gran Loggia dei Philadelphi". Si tratta, però, di una delle molte imprese di natura massonica periferica che Yarker importò o inventò, e che fu considerata del tutto irregolare da parte della Gran Loggia inglese. Infatti, i Fratelli furono consigliati di non farne parte. L 'impresa si esaurì dopo la morte di Yarker nel 1913.

 

Nel 1876 il piccolo Grande Oriente Nazionale d'Egitto, di lingua italiana, che all'epoca abbracciava un altro ramo del Rito di cui sopra, conferì il titolo di Gran Maestro onorario a Garibaldi. Nel 1881 egli diventò addirittura Grande Hierofante del Rito. Anche questo fatto era però di poco conto.

 

BIBLIOGRAFIA

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ALESSANDRO LUZIO, La Massoneria e il Risorgimento Italiano, VoI. Il, p. 20/21, Bologna, 1925.
FRANCESCO LANDOLINA, I primi cento anni della Libera Muratoria in Sicilia, in "Atti del Convegno di studi massonici", Palermo, 1978.
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