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MYSTERIA LATOMORUM Uno studio sullo scisma massonico del 1717 e su alcuni aspetti generali di
questo Ordine Fraterno
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di Bruno d'Ausser Berrau |
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Intorno all’Istituzione massonica[1],
alla sua storia ed al suo vero significato esistono non soltanto molte
incomprensioni ma anche assurde costruzioni affabulatorie, difficili da
scalfire presentandosi quasi sempre come il negativo coagulo di personali idiosincrasie,
alimentate, del resto, da un’informazione che, quand’anche provenga da ambienti
ad essa interni, non brilla per conoscenza, chiarezza ed obiettività. Questo
detto, non si vuole però affermare che la materia sia facile e che le
confusioni lamentate non siano prive di una qualche umana giustificazione. La
difficoltà maggiore, quella concernente la natura profonda di
quest’organizzazione, sta nel disagio dell’uomo d’oggi a confrontarsi, in
termini che non siano meramente sentimentali, con realtà che affondano le
proprie radici nel mondo pre-moderno. Non a caso, sono correnti espressioni
riassumibili nel ben noto <<sentimento religioso>> oppure nel
ricondurre tutta la materia ad una questione d’ordine morale. Disfarsi di
queste abitudini mentali è almeno difficile, poiché pesa su esse tutta
l’inerzia di una formazione che impedisce anche d’accorgersi di trovarsi di
fronte ad un problema. Il problema sta dunque negli antichi mestieri[2];
riguardo ai quali è necessario sbarazzarsi delle opinioni preconcette
determinate da un “senso comune”, il quale, lungi dall’essere il frutto
principale dell’innocenza è il risultato di secoli di una formazione culturale
specifica, quale, appunto, si riassume nei contenuti dell’istruzione
contemporanea. Il mestiere, che qui ci riguarda, è quello del costruttore,
inteso nella sua accezione più elevata ossia quello di colui che progetta e
segue nel suo edificarsi un’opera di rilevante importanza. Quest’uomo, un
architetto, non era una persona colta nell’accezione attuale anche se alcune
delle conoscenze professionali, che gli erano necessarie, debbano essere
inserite nella storia della tecnologia mentre altre – le più importanti – sono
oggi ignote. Non era nemmeno un operaio anche se certe abilità manuali gli
appartenevano avendole apprese nell’iter formativo iniziato col
giovanile apprendistato; spesso poi, egli aveva anche un ruolo imprenditoriale,
risultando titolare di quella che noi chiameremmo una “ditta”. La cosa però
fondamentale e che lo differenziava dai moderni, omonimi epigoni è che, le sue
conoscenze e tutto il suo agire erano posti in una prospettiva radicalmente
diversa e tale da ribaltare ciò che noi intendiamo per lavoro. Intanto, quello
che faceva e delle cui implicazioni egli era, per la sua formazione tradizionale,
perfettamente cosciente, corrispondeva ad una simbolica imitazione della
Creazione e quindi l’opera, che andava formandosi, era, volutamente,
un’immagine del cosmo. Pertanto, ogni parte di essa stava in relazione
analogica con livelli ontologici d’ordine superiore essendo, di questi, una
rappresentazione sensibile, analogamente a come anche tutto il cosmo era letto
ed interpretato. Inoltre, per la stretta aderenza tra l’intima natura personale
ed il lavoro esercitato, caratteristica di tutte le arti antiche, l’atto
proprio estrinsecava le potenzialità dell’uomo, nel medesimo modo in cui
<<il saper costruire [sta] al costruire…..e.. l’oggetto cavato dalla
materia ed elaborato compiutamente sta alla materia grezza ed allo [stesso]
oggetto non ancora finito>>.[3]
In questo senso ovvero nel passaggio dalla potenza all’atto di ciò che era
latente, in tale reminiscenza, che rende simile il pensante al pensato e,
all’interno di una specifica forma iniziatica, si compiva la realizzazione
spirituale dell’artista. Tale azione personale e soprattutto interiore è,
sempre, un compito fondamentale ed ineliminabile ma, nelle iniziazioni di
mestiere, qual è, appunto, il caso massonico, assume un ruolo di prevalenza il
lavoro collettivo e da esso discende la necessità di una struttura
corrispondente. Quest’entità operativa era la Loggia[4]:
essa per essere costituita e poter trasmettere il fiat lux iniziatico,
necessita, ancor oggi, della presenza di almeno sette maestri.[5]
La Massoneria medievale, quella dei costruttori di
cattedrali, era pertanto organizzata in entità autonome: le Logge. Ed è per
tale autonomia che, s’usa dire: <<la Loggia è sovrana>>. È perciò
che la presenza, per alcuni antichi
raggruppamenti rituali, di centri di riferimento quali Strasburgo, Colonia o
York, non deve far pensare che, a quell’epoca, siano esistiti organismi
societari e direttivi paragonabili alle attuali Grandi Logge. Nel modo stesso,
in cui era diversa la struttura organizzativa anche il livello culturale dei
maestri, era ben altro da quello che oggi noi immaginiamo figurandoci quei
massoni operativi come semplici operai o, al più, quali esperti capi-mastri[6]:
in effetti, le nozioni tecniche prima citate erano applicate ed adattate ma, in
linea di massima, sarebbe più giusto affermare che erano subordinate ed
espressamente derivavano dalle esigenze di una prospettiva simbolica nota come <<philosophia
hermetica>>. Ogni particolare dei grandi edifici religiosi medievali,
dalla disposizione generale del progetto ai dettagli architettonici e scultorei
- sempre interpretabili ricorrendo a quel peculiare linguaggio - testimonia
quanto profondo fosse questo legame. Legame, che era il prodotto, all’epoca
della cristianizzazione dell’Impero di Roma, della confluenza, avvenuta nei collegia
fabrorum[7],
tra il pitagorismo ivi dominante, l’ermetismo dall’Egitto ellenistico[8]
e -portata dal Cristianesimo - quella corrente ebraica[9]
(salomonica), che, in tanti modi, ha poi profondamente determinato tutte le
ritualità massoniche[10].
Prima delle radicali modifiche apportate alla società europea (che
s’identificava con la Cristianità) dall’avvento del mondo moderno, le
organizzazioni compagnoniche dei costruttori erano diffuse su tutto il
continente dove avevano, nel senso prima accennato, un carattere nettamente
operativo. Quest’aggettivazione non deve far pensare che dalle Logge fossero
esclusi personaggi non strettamente legati al mestiere, i cosiddetti
“accettati”; anzi, due indispensabili “ufficiali” di loggia lo erano per
definizione: il medico ed il cappellano. Per quest’ultimo, esistevano speciali
condizioni ed in virtù di esse, la sua iniziazione avveniva in una loggia a tal
fine costituita: la Lodge of Jakin. Il nome di quest’ufficiale era
pertanto quello di Brother Jakin.
Per seguire gli sviluppi storici, che hanno portato al
nascere della Massoneria moderna (speculativa), è necessario fissare la nostra
attenzione sulle isole britanniche, dove si sono appunto verificati gli eventi
per tale indirizzo determinanti. La costituzione dello “stato” medievale era
basata su una parcellizzazione e privatizzazione del potere nei feudi ed ogni
classe, gerarchicamente ordinata, aveva le sue strutture di riferimento tanto
che, tale costituzione, poteva essere, appunto, definita corporativa. In questo
senso, anche il segreto[11]
non era soltanto di particolari organismi quali la Massoneria operativa ma
faceva parte di quella separatezza, che compartimentava ogni articolazione
della società. È con la prevaricazione regia nei confronti della Chiesa prima,
con la distruzione del sistema feudale poi e la conseguente crisi
dell’aristocrazia che, attraverso i sempre più estesi e pervasivi poteri della
corona, si mettono le basi dello stato moderno. Tutto è regolamentato e
centralizzato ed a quest’occhiuta presenza nessuno ha diritto di opporre
quell’autonomia e riservatezza fino allora tanto naturali entrambe: è a quel
punto che sorge l’odio per il “segreto”, così caratteristico di quell’illusorio
ed astratto ideale d’eguaglianza, cui tanto ci si reclama nel mondo moderno.
Ogni cambiamento è un processo continuo, ogni modificazione ha sempre avuto dei
precedenti, ogni agente dell’innovazione ha la sua giustificazione negli errori
e nelle ottusità degli attori della controparte ma è tuttavia da rilevare come,
tra il 1580 ed il 1620, sia da collocare il passaggio dall’Inghilterra
medievale a quella moderna e come Lord Francis Bacon, Baron of Verulam,
Viscount of St. Alban [12]
sia stato uno dei motori politici e filosofici di questa trasformazione. Il suo
ruolo, per la storia delle idee nel mondo anglosassone, è, in qualche modo,
paragonabile a quello di Cartesio[13]:
in tutti e due la spinta antitradizionale è molto forte, proponendosi entrambi
il problema dell’elaborazione di un metodo reso indipendente dalle forme
dell’antico sapere. La differenza tra loro può essere sommariamente riassunta
affermando che la ragione cartesiana è necessaria non potendo essere diversa da
sé e per questo non può essere smentita e neppure richiede ulteriori conferme
mentre, per Bacone, tale necessità non si pone, dovendosi, qualsiasi
ragionamento, sottoporre al vaglio della prova (inductive logic with trial
and error): soltanto la verifica della sua utilità sarà la dimostrazione
della sua rispondenza alla realtà naturale. Non la contemplazione dunque ma la
comprensione della natura nei suoi processi sarà lo scopo del metodo: la
scienza guida all’azione e l’uomo può quanto sa. Questo principio si applica al
mondo fisico ed a quello umano: il primo si sottomette con la tecnica mentre
chi conosce l’intima essenza del secondo è destinato all’impero.
La visione del mondo di Bacone anche messa a confronto con
quella di Cartesio, considerato il fondatore del pensiero moderno, appare assai
più lontana di questa da qualsivoglia impronta tradizionale: mentre nel filosofo
francese resta, nel concetto delle idee innate, qualche traccia di metafisica,
in lui si fa soltanto riferimento ad una trama, che, soggiacente al reale, ne è
come una costante, una struttura assoluta (schematismus latens) ed
immodificabile dal vortice fenomenico (he identified four non-rational
neuro-ontological and epistemological interpretive idola for eliminating
distortions and prejudices from perceptions). Da quali influssi può essere
stata determinata una visione tanto innovativa e diremmo anche spregiudicata? Nei molti segreti che velano la vita di
quest’uomo singolare, c’è anche chi ha supposto come la sua nascita sia stata
il frutto della relazione tra la regina Elisabetta ed il favorito Robert Dudley
Conte di Leicester, al quale, da ragazzo, fu assegnato, dal padre Duca di
Northumberland, un precettore nella persona del dottissimo John Dee[14].
Imbevuto di cultura ermetica, era costui un uomo affascinante e geniale,
considerato un filosofo ma soprattutto un mago[15].
Questo non gli impediva di scendere a più pratiche e politiche considerazioni:
sosteneva – significativa coincidenza baconiana – la necessità di un’educazione
utilitaristica improntata ad un’etica puritana dell’utile ed il suo umanesimo
era totale, non concependo limiti alle possibilità dell’uomo[16].
Per le strette relazioni esistenti tra loro, fu del tutto naturale che Dudley
lo introducesse a corte dove divenne consigliere ed astrologo della Regina.
Intanto l’educazione del giovane Bacone, sembra dipendesse, più che dalle cure
di Lady Ann e di Sir Nicholas Bacon ed a conferma delle suddette supposizioni,
dalla segreta, attenta supervisione di Elisabetta. Fu soltanto quando Bacone
aveva ventuno anni che avvenne un incontro tra i due: in un pomeriggio dell’11
Agosto 1582, egli, in compagnia di Mr. Phillipes, un criptografo alle
dipendenze di Sir Francis Walsingham, il capo di quello che oggi definiremmo il
servizio segreto del regno, andò a far visita a Dee nella sua casa di Mortlake[17],
dov’era custodita la più ricca biblioteca privata d’Inghilterra. Motivo della
visita[18]
era di far vagliare da un esperto le possibilità criptografiche insite nella
tecnica cabalistica nota come gematria. Sembra sia stato lo stesso Dee,
molto interessato al Bacon (Roger), alchimista del XIII sec. a suggerire al promettente
omonimo giovane, la lettura delle opere di quell’antico maestro; tale episodio
potrebbe spiegare alcune delle similitudini oggi riscontrabili nel loro
pensiero[19].
Soltanto più tardi, quando, succeduto al trono Giacomo I (Stuart), di
tutt’altro avviso verso l’aspetto occulto della realtà che non la disponibile
Regina (Tudor), Bacone preferì dissimulare questo lato della sua personalità,
facendo proprio la massima shakespeariana <<discretion is the better
part of valor>>[20].
La sapienza ermetica di Dee ed i nostri precedenti
riferimenti massonici allo stesso ambito, impongono alcune precisazioni. Come
abbiamo visto testé, sia Dee, sia Bacone presentano un pensiero le cui linee di
fondo hanno poi avuto, nella storia della cultura occidentale, sviluppi dai
tratti fortemente antitradizionali[21]
mentre le considerazioni, sul ruolo nell’operare massonico, di questa speciale
“philosophia” fanno presupporre tutto il contrario. C’è dunque
contraddizione? Come è stato prima precisato, l’origine della scienza ermetica
e di quella che potremmo chiamare la sua tecnica: l’alchimia, si collocano
nell’Egitto ellenistico, dove, il greco Hermes era fatto corrispondere
al dio Thoth ovvero al principio ispiratore dal quale traeva autorità e
conoscenza quell’antico sacerdozio. Questa scienza, ci è pervenuta
singolarmente isolata dal suo contesto, inserendosi prima nel Tasawwuf[22]
e poi, in alta epoca medievale, transitando nelle equivalenti organizzazioni
cristiane. La condizione di essa sarebbe stata quindi di perfetta ortodossia
solo nel caso fosse stata accolta ed integrata in un ordine tradizionale
completo. Presentava però alcuni rischi connessi e alla sua natura di
singolare, erratico masso distaccato dalla rocca scomparsa di un’antica
sapienza e - poiché le scienze[23],
socialmente, erano appannaggio del secondo stato – il “pericolo” poteva essere
incrementato per il ruolo, non sempre corretto, giocato dall’aristocrazia nella
società ospitante. Per la prima condizione, c’era il rischio che tale scienza
potesse tendere, con l’allontanarsi dal principio metafisico informatore, ad
uno sviluppo autonomo e, di fatto, preso un indirizzo meramente naturalistico,
fu da lì che senz’altro venne uno dei maggiori contributi all’attivazione
nell’uomo europeo di quell’ansia d’azione sempre, spasmodicamente, intesa a
sottomettere e servirsi degli elementi. Per la seconda condizione, essendo la
metafisica, virtuale appannaggio del sacerdozio, ove i nobili a quest’ultimo si
fossero ribellati, le possibilità di deviazione erano evidenti. Ebbene, è noto come in Inghilterra, sin dal
1531, il Re, con un atto di vera e propria usurpazione, si fosse proclamato
capo di quella Chiesa; in aggiunta poi a quelle che potevano essere le loro
caratteristiche ed inclinazioni personali, si può anche prendere atto di come
Dee fosse un gentleman[24]
e Bacone un altissimo esponente della nobility[25].
Oltre a queste peculiari circostanze dell’Inghilterra, da qualche tempo (1307),
era stato eliminato, per opera del Re di Francia e del Papa a lui sottomesso[26],
uno dei kateconeV[27] di
riferimento nell’ordinamento della Cristianità: la milizia templare, la quale
assommava in sé il potere spirituale e quello temporale. È quindi palese come
il momento storico ed il luogo fossero tra i più opportuni per sferrare, con
lusinghevoli influenze e potenti suggestioni, un nuovo attacco alle strutture
tradizionali della società.
L'offensiva generale alla quale il suddetto episodio
appartiene, si è sviluppata in più tempi ed è tuttora in corso; le fasi,
determinanti l’allontanamento dell’Occidente dalle radici della propria
tradizione, sono pertanto in successione e vedono il punto di partenza
d’ognuna, diversamente localizzato: non si tratta quindi di “criminalizzare”
uno specifico paese o un singolo popolo, perché anch’esso è un errore, che a
sua volta genera mostri e rientra nella studiata ricerca di quella
generalizzata confusione sempre tanto utile a nascondere i veri attori. Si può
dire invece che queste forze dell’eversione, di volta in volta, “cavalchino”
più destrieri,[28]sfruttando
etnie ed aree geografiche, secondo le esigenze d’avanzamento del progetto.
Tutti i periodi storici nei quali tali impulsi, in particolare, s’attivano
debbono avere certe caratteristiche onde garantire successo all’iniziativa;
resta però il fatto che non si tratta soltanto di privilegiare una certa
“qualità” del tempo ma, affinché l’operazione riesca, è naturalmente richiesta
la presenza di intelligenti “esecutori” ovvero di agenti motivati e
consapevoli. In questo caso, l’intervento diretto, attivo dell’uomo è del tutto
analogo a quello col quale s’organizza la discesa, la presenza e la permanenza
delle influenze di carattere spirituale[29].
Soltanto che, in questo caso, ben diversa è la loro natura, essendo gli
influssi in questione appartenenti agli strati inferiori del mundus subtilis
o psichico che dir si voglia ed anche se ciò possa sembrare bizzarro, è
proprio nell’ambito della magia, lato sensu, che tutto questo si svolge:
l’aggregato psichico, individuale o collettivo che sia, resta puramente
virtuale rispetto al “celebrante” sino a che l’“operazione”[30]
non è compiuta. Ciò fatto, esso, uscendo dall’indistinzione nella quale, in
precedenza, si trovava, s’attualizza rendendosi disponibile ai più diversi
scopi. Giustamente, René Guénon ha definito i
movimenti che così agiscono contro-iniziazione, sia per certe similitudini
formali[31]
con le società iniziatiche, delle quali sono come un’immagine invertita, sia
perché l’iniziazione <<incarne véritablement l’ « esprit »
d’une tradition, et aussi ce qui permet la réalisation effective des états
« sopra-humains », il est évident que c’est à elle que doit s’opposer
le plus directement (dans la mesure toutefois où une telle opposition est
concevable) ce dont il s’agit ici, et qui tend au contraire, par tous les
moyens, à entraîner les hommes vers l’ « infra-humain »>>[32].
Da quello che sinora si è esposto, appare abbastanza chiaro che, le
persone, in quest’ultimo e preciso senso realmente fattive e partecipi, non
siano veramente “moderne” nel loro più profondo sentire ma che tutto l’insieme
delle idee (progressismo, evoluzionismo, razionalismo, meccanicismo…..) diffuse
negli ultimi secoli, altro non rappresentino che un mezzo a giustificazione di
un fine; il quale, si colloca nel pervenire, attraverso la preventiva distruzione
di tutto quanto c’era stato trasmesso ab immemorabili, alla costituzione
di un’universale contraffazione del Sanctum Regnum e ad una caricatura
della vera spiritualità. Di questa fase “costruttiva”, già da non pochi anni,
se ne intravedono, in parte velati, i segni nelle attese pseudo-messianiche e
negli accenni pieni di speranza per l’allettante avvento di una next, new
age. Tale indirizzo di fondo, con la determinazione ed i mezzi utilizzati
per giungere al fine, implica come, alle remote origini[33]di
tutto quest’occulto processo, debba esserci stata una prospettiva
insuperabilmente dualistica e come tale vulnus metafisico, impedendo la
concezione di un Principio unificatore delle due apparenti, irriducibili
opposizioni presenti nella Manifestazione,[34]abbia
indotto i remoti responsabili dell’immensa, attuale valanga, ad
un’irreversibile scelta di campo verso quel Princeps huius mundi, che,
Demiurgo e signore del Cosmo, li chiuderà così in un magico cerchio
d’illusione, facendo loro dedicare alla <<prigione cosmica>> ogni
sforzo di conoscenza e dominio insito nelle possibilità dell’uomo. Un ruolo non
indifferente in queste manovre lo gioca sia la voga delle previsioni -
ottimistiche o disastrose che siano – sia la suggestione che può scaturire da certi
libri visionari. Tra questi, importante è la Nova Atlantis[35]
di Bacone nella quale, oltre ad alludere a programmi già elaborati e forse
anche attuati (erga paucos), se ne vuole, in effetti, determinare la futura
realizzazione (erga omnes) attraverso un potente stimolo di fascinazione
letteraria[36].
I semi, gettati da John Dee e da Lord Bacon, non mancarono
di fruttificare e molti studiosi, i cui interessi erano rivolti alla fisica ed
alle scienze naturali, forti dei suggerimenti organizzativi e metodologici dei
maestri, nel 1645, prima quindi della guerra civile, cominciarono a riunirsi al
Gresham College di Londra. Questi meetings sono meglio noti sotto
il titolo di “Invisibile College” ma, diciassette anni dopo, superato il
Protettorato di Olivier Cromwell, nel 1660, con la restaurazione stuardiana di
Carlo II, il consesso fondò, nella stessa sede, la Royal Society[37]
finché, nel 1662, ottenne il royal charter che ne confermava le
funzioni. Si stava quindi organizzando, in maniera palese, quel dominio di un establishment
culturale, il quale, sino allora, era apparso prospettato soltanto in forma
utopistica.
Fino a questo cruciale periodo della storia britannica, la
presenza nelle Logge di ulteriori “accettati” oltre ai due istituzionalmente
previsti, non n’alterava minimamente la struttura ed operatività tradizionali;
il loro inserimento derivava da prossimità intellettuali, vicinanza d’interessi
o dal patronage di qualche famiglia[38]
di rilevante rango sociale. Dopo, con la perdita di potere dei Pari e l’ascesa
della Gentry e dei commons, legata anche all’imporsi dell’etica
capitalistico-protestante, imperniata sul perfezionismo, l’individualismo,
l’autonomia personale, la morigeratezza dei costumi e la moderazione nelle
spese, l’esaltazione della concorrenza e la ricerca di un sistema sociale in
grado d’offrire a tutti eguali possibilità di riuscita, crebbe, <<tra le
colonne>>, il numero dei gentlemen. Guardare oggi al comportamento
di tanti, dal critico punto di vista qui espresso e nella retrospettiva dei
secoli trascorsi, può non rendere giustizia del loro livello d’effettiva,
cosciente partecipazione alle linee ideologiche sottese al disegno baconiano.
Ciò non pertanto, tra i molti “innocenti”, furono accettati in Massoneria anche
alcuni che avevano in animo qualcosa d’assai alternativo rispetto alla
partecipazione ad un esoterismo tradizionale: un progetto questo, riassumibile
nel voler fare dell’Istituzione uno strumento da utilizzare per fini molto
lontani da quelli che avrebbero dovuto essere i suoi propri. L’impresa che si
andava dunque preparando, si palesò con lo scisma[39]
del 1717: dal corpus degli Operativi, si staccarono quattro logge[40]
che costituirono la Grand Lodge of London, non più dunque operativa ma,
com’era esplicitamente affermato, speculativa[41].
Con quest’aggettivazione, s’intendeva porre l’accento sull’avvenuta
dislocazione, da una centralità del punto di vista tradizionale ad una deriva
su posizioni pre-illuministiche: indubbie manifestazioni degli ambienti più
progressisti del regno.
Significativa, nel senso di quanto sia oggi difficile
discernere l’animo di quei lontani protagonisti e di quanto poco monolitiche
siano state certe organizzazioni, è la vicenda di Sir Christopher Wren[42].
Architetto e professore d’astronomia al Gresham College, egli fu uno dei
dodici fondatori della Royal Society e suo presidente negli anni 1680 /
1682, Gran Maestro degli Operativi dal 1689 e pertanto colui sotto la cui
autorità ebbe quindi a costituirsi, nel 1691, la St. Paul Lodge (in
effetti, “The Goose & Grideron”, cfr. n. 40). Loggia, che sarebbe
poi diventata il motore dello scisma: inoltre, i componenti di essa erano, in
larga parte, membri o comunque vicini alla Royal Society e tutti
quindi ben conosciuti da Wren. Nonostante ciò e sebbene l’ostilità degli
Operativi verso quel tipo di tendenza sia storicamente dimostrata, l’indirizzo
innovatore doveva essere – ancorché, forse, parzialmente occultato nella sua
portata - conosciuto sin dalla nascita della St. Paul. Evidenti dovevano
anche apparire le manchevolezze nel rituale[43]
e già doveva aver dato segni di sé la sicumera che traspare dalla dichiarazione
di fondazione, quando vi s’afferma che, finalmente, nella Grand Lodge of
London <<i privilegi della Massoneria non saranno più appannaggio
esclusivo dei massoni costruttori [e] gli uomini di differenti professioni
verranno chiamati a gioirne>>: affermazione insulsa, agli orecchi della
maggioranza, ben al corrente della varietà sociale presente negli organici
delle Logge ed ampiamente cosciente dell’elevato livello intellettuale, sotteso
al vero significato da dare all’espressione “massoneria operativa”[44].
In realtà, il gruppo, che costituì la Gran Loggia di Londra,
a differenza della Royal Society, doveva essere piuttosto omogeneo e
comunque con appoggi tali da sfidare l’autorità di Wren: non a caso, nel 1691
quand’esso s’organizzò in Loggia, il filo-cattolico Giacomo II Stuart[45]
era stato da poco cacciato (1688) dalla Glorious Revolution; Guglielmo
III d’Orange era sul trono d’Inghilterra e le simpatie giacobite[46]
per il fuggiasco non potevano palesarsi ma che queste fossero della maggioranza
dei massoni ne è una riprova l’incendio (1720) - unanimemente considerato
doloso[47]
- di buona parte degli archivi generali
(the Old Charge) dell’Istituzione che erano in mano alla“The Goose
& Grideron”, conosciuta come St.Paul proprio perché lavorava nel
churchyard dell’omonima Cattedrale[48]
e nelle cui sagrestie essi erano custoditi. In questo modo, “opportunamente”,
scomparvero i maggiori riferimenti ad un contesto politico ma soprattutto
dottrinale, che sarebbe apparso imbarazzante per chi aveva intenzione di fare
della Massoneria uno degli instrumenta Regni per quella translatio
Imperii, la quale, ispirata a suo tempo da John Dee, intendeva riguadagnare
ad Albione, per vie pragmatiche ed utilitaristiche, le terre che la leggenda
arturiana voleva fossero appartenute a quel mitico Re. A questo punto gli
scismatici furono, appropriatamente, definiti “moderns” mentre gli
Operativi vennero etichettati come “antients”; le differenze erano palesi
ma la scelta di un sistema centralizzato e organizzato di guida della
Massoneria, messo in atto nel 1717 fu, di per sé, considerato adeguato alle
esigenze dei tempi e, in rapida successione anche chi era rimasto estraneo al
nuovo movimento, lo adottò. In questo senso, curiosamente, si mossero per prime
le altre componenti del Regno Unito: nel 1725 fu fondata la Gran Loggia
d’Irlanda, nel 1736 fu la volta della Scozia e soltanto nel 1751 gli “antients”
d’Inghilterra, s’allinearono creando la “Grand Lodge of Free & Accepted
Masons of the Old Institution”[49]
con Robert Turner quale GM. Considerato come la rivolta giacobita del 1745
abbia avuto, nell’anno successivo, tragico termine con la sconfitta di
Culloden, si può supporre che, esaurite le residue speranze di cacciare gli
Hannover[50],
non rimanesse agli Antichi che adeguarsi sul piano organizzativo con la rivale
Gran Loggia di Londra, strenua sostenitrice della dinastia regnante. La Chiesa
Cattolica, che, nei piani[51]
elaborati in epoca elisabettiana, era indicata come uno degli obiettivi nemici,
nel 1738[52],
irrogò la scomunica all’Istituzione in coincidenza con la seconda e più
importante stesura delle costituzioni dei “moderns”. Evidentemente,
viste ormai annullate le speranze per il Pretendente Stuard, non ritenne di
dover ancora contare sul contributo che, alla causa cattolica avrebbero potuto
portare gli “antients” disinteressandosi che, la reiterazione della
scomunica[53], venisse
così a coincidere con la suddetta fondazione della Gran Loggia dei massoni tradizionali.
Le costituzioni di Anderson non potevano, di certo, piacere alla Chiesa
dell’epoca: con assai discutibili accenti di vaghezza e banalità, vi
s’affermava come ogni membro fosse libero d’esercitare la sua religione ponendo
poi un’enfasi particolare sulla necessità di un amore fraterno tra gli uomini e
su quella di una vera e propria rigenerazione dell’intera umanità. Del resto, a
giustificazione di tali generici idealismi, non si deve dimenticare che l’altro
fondatore degli Speculativi, il pastore anglicano Desaguliers[54],
era a sua volta figlio di un pastore, costretto, dall’iniqua revoca (1685)
dell’editto di Nantes, a lasciare la Francia come altre centinaia di migliaia[55]
di concittadini riformati che Luigi XIV aveva cacciato riaprendo una piaga giustamente
sanata, nel 1598, dal più saggio Enrico IV, che, in quel modo, aveva messo fine
ad un tormentato e sanguinoso periodo di guerre di religione. Quest’improvvido
atto del cosiddetto Re Sole, riprovato con sdegno da tutti i paesi dell’Europa
settentrionale, si rivelò non soltanto un grave danno d’immagine per il paese
ma, come poi ebbe a dire il Talleyrand: <<c’était plus qu’un crime,
c’était une faute!>>; infatti, la Francia, si ritrovò priva di un
elevato numero di cittadini qualificati, operosi e fedeli alla monarchia. È
importante porre l’accento su quest’episodio perché, nelle tappe dell’azione
antitradizionale, un ruolo tutt’altro che indifferente spetta, oltre che alle
offensive degli avversari, anche all’ottusità fondamentalista[56]
di coloro che quelle posizioni avrebbero dovuto difendere. In tacita (?)
polemica con le suddette Costituzioni, gli “antients”, nel 1754,
pubblicarono una Carta normativa chiamata “Ahiman Rezon” [57]
nella quale erano raccolti, senza sbavature ideologiche, antichi doveri, usi e
canzoni corporative.
La Massoneria - che era sicuramente un’unica (ma non
unitaria) organizzazione nella Cristianità medievale ed anzi, nelle isole
britanniche, era giunta tardi, importata dal continente all’epoca dei Maestri
Comacini[58].
Nel periodo preso in considerazione in questo studio, per l’effetto
conservativo, caratteristico degli ambienti insulari, oltre Manica, essa era
rimasta piuttosto attiva e di buon livello nei suoi aspetti operativi mentr’era
invece scaduta su un piano di davvero modesto artigianato nel resto d’Europa.
Queste sopravvivenze muratorie erano e sono tuttora presenti in Francia
(m’anche in Germania e Scandinavia) quali componenti dei mestieri raccolti nel Compagnonnage.
In quella forma non era quindi di nessun’attrattiva per le classi colte
della società del XVII sec., le quali, si dimostrarono invece assai ricettive
per gli aspetti che l’Istituzione stava assumendo in Inghilterra. Di fatto, la
forma più adatta all’esportazione fu quella dei “moderns”, in loro,
inoltre, agiva con evidenza uno stimolo “mondialista” e missionario assente
negli altri[59]. Fino alla
metà del secolo, nonostante l’appoggio del potere, la resistenza tradizionale
si dimostrò ampiamente prevalente tanto che, intorno agli anni venti,
l’esperimento sembrò sul punto di fallire. Da allora, il vento mutò, tant’è che
si giunse alla fatidica unione del 1813 con una situazione invertita: i Moderni
si presentarono con 1085 Logge tra Inghilterra ed Oltremare e, di queste 387
sul territorio metropolitano. Gli Antichi con 521 Logge complessive e 260 in
patria; soltanto nella capitale la situazione era pressoché bilanciata: ciò
permise a quest’ultimi una discreta forza nelle trattative. A tutto ciò, si
deve aggiungere come, nella seconda metà del XVIII sec., parallelamente alla
crescita organizzativa dei progressisti fosse andato maturando, in senso
qualitativo, in tutti gli ambienti massonici, sia inglesi, sia continentali,
anche un forte revival tradizionale. Di esso sarebbe però troppo lungo
occuparci adesso ma che possiamo accennare come rappresentato dal
neo-templarismo, molto attivo specie nel mondo germanico; inoltre, dall’Ordre
des Elus Coens in Francia e da personaggi anche assai singolari,
esemplificabili dalla nota figura del Conte di Saint-Germain, presenti un po’
in tutta Europa. Il risultato di queste forze combinate fu che, intorno al
1790, il Principe di Galles, in seguito Giorgio IV, divenne il 38° GM. dei
Moderni mentre suo fratello, il Duca di Kent, fu designato quale Past GM. Nel
1813, il medesimo divenne il 10° GM. degli Antichi succedendo al Duca di
Atholl. La strana trasferta e la direzione delle due Obbedienze rivali,
affidata alla guida di due fratelli di quel rango, erano palese indice come la
divisione non fosse più tollerata e come l’unione fosse ormai giudicata una
questione di stato. Pertanto, nel 1813 fu tenuta la Grand Assembly of
Freemasons for the Union of the Two Grand Lodges of England; quando lo
scopo fu raggiunto il 27 Dicembre[60],
un terzo fratello dei due precedenti, il Duca di Sussex, fu infine eletto GM. e
nell’anno successivo, fu installato quale 1° GM. dell’United Grand Lodge of
England (UGLE). Il compromesso, alla base dell’unione, stabiliva che, la
data d’inizio della nuova forma di Massoneria fosse formalmente fissata al
1717, data di fondazione della Grand Lodge of London. Il sistema rituale
dei Moderni era però ampiamente riformato in conformità a quello degli Antichi[61],
fatto salvo, nell’abbigliamento, il mantenimento del più pratico, corto apron
degli scismatici. Il grado di maestro ed il suo fondamentale completamento
del Royal Arch furono ripristinati per l’apporto degli Antichi,[62]
dando così al nuovo organismo quella completezza tradizionale che, le gravi
alterazioni precedenti avevano compromesso sul piano della continuità e pertanto
della validità della trasmissione iniziatica. I GG.MM. delle Grandi Logge
d’Inghilterra, Irlanda e Scozia, nel 1814, si riunirono in un’apposita
conferenza che ratificò, ove necessario, l’adeguamento delle loro Comunioni ai
rituali ed alle procedure stabilite al momento della creazione dell’UGLE;
cosa che non dovette comportare grossi problemi essendo le altre GG.LL.
britanniche, in pratica, da sempre, allineate sul sistema degli Antichi.
Un ulteriore segno di raddrizzamento tradizionale, furono le trattative,
iniziate intorno al 1851 e proseguite con alterne vicende sino al 1878, quando,
in Londra, giunsero a conclusione e fu infine fondata la Grand Lodge of Mark
Master Masons of England & Wales & the Dominions & Dependencies of
the British Crown. Quest’organismo non deve essere inteso quale
un’Obbedienza rivale dell’UGLE, com’è il caso per le irriducibili
rivalità, presenti nelle decine di Comunioni d’Italia; è piuttosto un organismo
parallelo fruente di una sua specifica autonomia. Ritualmente, the Mark
Master è un’estensione del grado di Compagno corrispondente al momento nel
quale a questi Operativi era concesso il “marchio” che avrebbero utilizzato da
Maestri per contrassegnare i loro lavori, in effetti, oggi, vi si può accedere
soltanto se si è giunti al culmine del Craft ossia al Royal Arch. Da
un punto di vista organizzativo, mentre l’UGLE guida il Craft la
GL. del Marchio è il riferimento[63]
di numerosi additional o side ma anche higher degrees o
come chiamare si vogliano, quelli cioè che in Italia si usa denominare “Riti” e
tra i quali occupano un posto d’onore e tutto speciale The Knights Templar
& Malta Orders[64]
e The Ancient & Accepted Rite or Rose Croix[65].
Questi eventi, tanto sommariamente riportati, c’interessano
soprattutto per alcune considerazioni. Senza remore abbiamo posto in evidenza
quanto le forze antitradizionali abbiano cercato di utilizzare ed al fondo
tentato di rendere inefficace quella che, di fatto, si presentava come l’unica
organizzazione iniziatica accessibile nel mondo occidentale. L’operazione degli
scissionisti per certi versi – ovvero per la politica - è riuscita quando ha
legato i destini dell’Istituzione a quelli della ragion di stato, per altri ha
fallito lo scopo, poiché infine la via tradizionale dell’iniziazione è rimasta
agibile. Speciale il caso delle colonie americane, dove, i membri fondatori,
quasi tutti massoni, determinarono un’inopinata, grave perdita per la
madrepatria ma divennero poi, una volta costituiti gli Stati Uniti, in special
modo a partire dal XX sec., la terra d’elezione di potenti operazioni
contro-iniziatiche. Ciò, a riprova di come, per quelle forze, sia stata sempre
del tutto strumentale la scelta di un partner: i temporanei, diretti
vantaggi di esso erano (e sono) soltanto la secondaria ricaduta di quelli che
sarebbero poi stati i risultati finali e, al fondo, i risultati realmente
ricercati ma, a loro volta, non sempre davvero convenienti per il visibile ed
ignaro esecutore di tutta la manovra. Tutti effetti, quelli ultimi, non
facilmente riconducibili da un osservatore esterno, nel tentativo di
ricostruzione storica, alla sequenza delle fasi dell’intero episodio ma,
evidentemente, importanti quali veri obiettivi, per un occulto protagonista -
meglio sarebbe dire regista – sempre tutt’altro che desideroso di farsi
individuare. Anche sul continente europeo, nonostante l’eterogeneità
d’origine delle Logge filiate dall’Isola,[66]la
forma rituale che infine ha prevalso anche prima del 1813 è stata quella degli
Antichi, con particolarità da paese a paese ma sempre di relativa
completezza dei riti. Rimangono a spiegare le caratterizzazioni progressiste e
laiciste molto forti soprattutto nei paesi latini e generalmente in quelli che
più hanno subito l’influenza napoleonica. Viene da pensare alla favola della
Rivoluzione francese preparata dalla Massoneria; in gran parte diceria del
secolo successivo, costruita a fini auto-gratificatori anche dalla stessa
Istituzione francese di quegli anni e, in realtà, leggenda maturata in un
contesto culturale ed in un costume posteriori all’89 e particolarmente
sviluppati con l’Impero. Impero, che è stato, ancora una volta, dopo averlo
ideologicamente parassitato per renderlo meglio funzionale ai propri scopi
politici, uno dei molti utilizzatori del mezzo massonico.
In definitiva, da un punto di vista della regolarità
iniziatica e pertanto tradizionale, si può dire che lo scisma massonico del
1717 l’avrebbe in gran parte compromessa, avviando l’Istituzione, se avesse
avuto successo, verso quella definitiva estinzione che toccò in seguito ad
analoghi organismi di tipo compagnonico, quali, ad esempio, la Carboneria,
ridotta a mero strumento politico delle lotte nazionali italiane[67].
Le cose però non andarono esattamente così e la correzione degli errori e delle
manchevolezze rituali dei Moderni, cominciò a prodursi già nel corso del XVIII
sec. finché, in quello successivo, esse furono, come abbiamo visto, ampiamente
anche se non totalmente emendate con la fondazione della UGLE. Il
risultato è che, adesso, questa struttura è “tecnicamente” in grado di
trasmettere l’influenza spirituale dell’iniziazione. Affinché poi il fiat
lux sia suscettibile di passare dalla virtualità all’atto, tutto risiede
nelle disposizioni e potenzialità interiori del recipiendario nonché nel modo
in cui i lavori si svolgono in quella specifica Loggia e particolare
Obbedienza. Il problema maggiore - ed a nostro parere insanabile - è quello che
ha scavato un abisso tra l’aspetto esoterico e quello exoterico della
Cristianità procurandole un’amputazione che non ha riscontri presso altre forme
tradizionali se non, per l’Islam, nella sola Arabia Saudita. Paese dove il Tasawwuf
è duramente perseguitato dagli ottusi esponenti dell’eresia Wahhabiya[68]
ivi dominante: è , in effetti, questa una forma di puritanesimo che,
ossessionata dal peccato di shirk (idolatria), reputa tale qualsiasi
introduzione di nomi diversi da quello di Allah (nomi di profeti, santi
ed angeli) nelle preghiere e, di conseguenza, condanna il culto dei santi
(importante in quell’esoterismo) nonché l’interpretazione ermeneutica (ta’wil)
del Corano.
Gli atti degli incontri[69],
che, a volte, avvengono tra “alti” esponenti massonici e cattolici in vista di
un qualche accordo, offrono una lettura che sarebbe risibile se, in realtà, non
fosse drammatica per lo stato mentale ed intellettuale ch’essa rivela nei
partecipanti: la Chiesa ha una rigida struttura gerarchica che corrisponde ad
una precisa sistemazione teologica (il “potere delle chiavi”), quella
apparentemente analoga della Massoneria non è invece intrinseca alla natura
dell’organizzazione ma, come abbiamo visto, frutto di una sistemazione in forma
di moderna associazione, derivata dall’innovazione del 1717. Pertanto la
Chiesa, che trova sempre difficoltà a figurarsi una forma tradizionale organizzata
in modi diversi dai propri,[70]ama
confrontarsi sempre con i “vertici”. Nello specifico, quelli massonici, i quali
equivocano sul proprio stesso ruolo, si sentono, in tal maniera, autorizzati a
prese di posizione non solo fondamentalmente illegittime ma spesso frutto
d’ignorante arroganza riguardo al senso vero da dare all’Istituzione.
Istituzione che legittimamente guidano soltanto ed esclusivamente in un senso
amministrativo e gestionale. C’è da aggiungere che, a queste “alte” posizioni
massoniche[71], giungono
di norma personaggi[72]
tra i meno qualificati sul piano dottrinario e mossi soltanto da
quell’ambizione alla carica così caratteristica dell’uomo comune inteso
nell’accezione intellettuale e morale più modesta.
Resta da precisare come la Massoneria, pur appartenendo di
pieno diritto all’ambito del sacro, non sia in alcun modo una religione ma,
esclusivamente, una via iniziatica; la quale, in condizioni normali,
analogamente a quanto accade in altri contesti culturali, dovrebbe appoggiarsi
su un preciso exoterismo. Nella fattispecie esso era il Cattolicesimo ma, dalla
caduta dell’Ordine del Tempio in avanti, la situazione europea, col
deteriorarsi in senso tradizionale, è andata rapidamente mutando. Certe ferite
non sono più sanabili: dalla Riforma, la Cristianità è divisa e la Massoneria
ha generalmente assunto una veste religiosamente “neutra”[73]
perciò ad essa possono aderire appartenenti a qualsivoglia indirizzo
confessionale. Per tutto quello che abbiamo esposto, si può affermare che sola
permanga la virtualità iniziatica,[74]le
cui possibilità d’attuazione restano affidate a condizioni disomogenee da stato
a stato, da Obbedienza a Obbedienza e da Loggia a Loggia, fermo restando che,
indispensabili per ogni realizzazione spirituale, sono le personali qualità
dell’iniziato. In questo studio, nel toccare alcuni particolari aspetti
relativi alla nascita del mondo moderno, abbiamo dovuto spesso riferirci, per
ciò che riguarda la storia inglese, al ruolo in tal senso assunto da persone ed
organizzazioni di quel paese. Non sappiamo se siamo riusciti a rendere la
complessità delle relative situazioni ma ci appare indispensabile sottolinearla
perché conosciamo bene quanto, secondo le proprie personali inclinazioni e
simpatie, sia facile dividere la realtà con tagli netti. Molto raro è infatti
che qualcuno o qualcosa si collochi tutto da una parte e senza sfumature: per
le persone qui rammentate direi che decisamente assegnabili ad un preciso e
forse cosciente ruolo contro-iniziatico, ci sono soltanto Francis Bacon,
Olivier Cromwell e forse James Anderson mentre alcuna delle organizzazioni in
argomento, fatte da uomini e quindi ricche delle innumerevoli varianti che ciò
comporta, può averlo rivestito
interamente. La stessa fondazione degli speculativi, sicuramente “eretica” ed
eversiva rispetto al passato massonico, dandosi una struttura centralizzata ha
creato sì un’innovazione burocratica ed irrilevante se non negativa rispetto ai
veri motivi dell’esoterismo ma – ci sembra necessario sottolinearlo - ha reso
disponibile per l’Istituzione un mezzo in grado di garantirne la sopravvivenza
durante gli enormi mutamenti sociali e politici degli anni e dei secoli
successivi.
[1]
In queste tematiche è, a nostro avviso, importantissima la questione linguistica,
non soltanto per la diversità e spesso purtroppo per l’incompatibilità dei modi
individuali di pensiero, che si esprimono nel medium in questione ma proprio per un netto deterioramento,
caratteristico del mondo moderno, della congruenza semantica connessa al
lessico: la precisazione che segue sarà superflua per molti ma anche se ciò può
sembrare impossibile abbiamo riscontrato così grandi e fantasiose illazioni
sull’origine della parola che noi riteniamo meriti insistere. In Italia dunque,
detta istituzione è nota come “Massoneria” mentre il piuttosto desueto “Libera
Muratoria” meglio renderebbe la stretta contiguità con l’Arte in argomento. Da
un punto di vista etimologico non ci sono però dubbi in proposito: in qualsiasi
dizionario europeo il lemma (massoneria, masonry, franc-maçonnerie,
freimauerei, frimurare, frimureri, vapaamuurari…) rimanda al lt. maceria il cui senso tecnico per
<<muro di chiusura>> fatto di terra argillosa stemperata in acqua e
consolidata con paglia e pietre, trova, comprensibilmente, origine nel più
ampio contesto semantico del verbo macero.
Da qui, al basso latino medievale, machionis® machio®
macio ed infine massa (da cui
tanti nostri toponimi) il passo è breve: prima è il nome del casale al centro
di una tenuta, poi, si trasferisce, intorno al X sec., alla grande fattoria
fortificata e da questa va, infine, ad indicare un intero dominio feudale. Il
senso edificatorio del vocabolo è pertanto indubitabile e quindi la Massoneria
è, con certezza, il mestiere, the Craft.
[2]
Mestiere deriva dall’ant. fr. metier,
questo dal lt. ministerium ® minister, il quale fa
coppia con magister dove le due radici danno rispettivamente: un senso
di subordinazione la prima (minis- ® minus) ed il suo
contrario la seconda (magis-); è quindi il minister l’esecutore
delle disposizioni del magister e tale fattispecie è appunto quella in
cui, chi esercitava un mestiere, si trovava nei confronti di chi lo iniziava e
lo guidava sui sentieri dell’arte. In questa prospettiva diventa congrua
l’equivalenza tra mestiere e mysterium (da musterion a sua volta da muste,
l’iniziato ai misteri) che
“popolare” come etimologia, non è però meno significativa asseverando, nella
propria storicità, il contesto esoterico nel quale esso era esercitato e
vissuto.
[3] Aristotele,
Met. IX, 6.
[4]
Detto termine, nell’accezione massonica utilizzato oggi universalmente,
proviene, dall’ing. lodge, importato dai normanni nella forma di un
originario fr. loge ma derivante dall’ant. francone laubja, pergola.
In origine, stava ad indicare quella costruzione provvisoria, che, sul
cantiere, era destinata al ricovero degli attrezzi ed alla direzione dei
lavori. In Italia era denominata, con molta più pregnanza rispetto alla
ritualità che soprattutto ospitava, “baracca”: la parola deriva dall’ebr. BeRaKaH, “benedizione” ma, in
quella lingua, è così chiamata anche l’influenza spirituale trasmessa con
l’iniziazione (cfr. ar. BaRaKT) ed essendo questa il fiat lux ordinatore per
il caos oscuro della condizione profana è anche un éclair: BaRaQ, ebr. lampo,
fulmine.
[5]
Le iniziazioni di mestiere erano proprie del terzo stato, per le altre classi
(nobiltà e sacerdozio), in linea di principio, non valevano queste condizioni,
potendo - ad es. - un cavaliere creare tale chiunque ritenesse degno anche se,
di fatto, da una certa epoca in avanti, ciò non fosse più avvenuto, essendo
stati costituiti gli ordini cavallereschi con le relative cerimonie
d’investitura e la successiva regola e disciplina collettiva.
[6]
La differenza con questo tipo di muratori (masons without the word; non
appartenenti cioè all’Istituzione) era marcata dal dispregiativo loro
attribuito di “cowans” dal vb. to cow: to depress, subdue,
keep under.
[7]
L’adesione a tali organizzazioni faceva i membri partecipi dei cosiddetti
“piccoli misteri” e, sia questi ultimi, sia i “grandi” (Elusi), non si ponevano
in contrapposizione con la religione pubblica (exoterica) ma ne costituivano un
completamento, atto a rispondere a rispondere alle esigenze di perfezionamento
ed approfondimento di coloro che avvertivano questa necessità.
[8]
Anche l’alchimia, importante componente dell’Ermetismo, mostra chiaramente tale
origine: la parola viene dall’ar. al-kîmîa, il quale, a sua volta,
deriva dall’egiz. Kémi, terra nera ovvero l’antico nome del paese.
L’arrivo di queste conoscenze in Europa, si deve agli arabi come attestano
numerosi etimi della terminologia alchemica.
[9]
È qui, il motivo della presenza, nella nomenclatura massonica, o d’esplicite
parole ebraiche, o, se deformate, di un etimo che, pur sempre, a quell’idioma
conduca. Inoltre, per tutto il Cristianesimo, l’ebraico resta l’unica lingua
sacra di riferimento essendoci la Rivelazione pervenuta soltanto in traduzione
greca. Da questo stato di cose, si comprende il rapporto contraddittorio avuto
in due millenni col popolo vettore di tale tradizione, il quale, inoltre, è
stato anche un medium indispensabile nelle fondamentali relazioni
culturali e spirituali con l’Islam.
[10]
Questo è particolarmente evidente nel Craft perché la “colorazione”
cristiana prevale invece negli High Degrees cavallereschi.
[11]
Secretum viene dal vb. secerno, secreti, secretum, secernere; separare,
dividere (sacrum ha la stessa radice), è quindi un part. pass. ossia
“separato” che, nell’accezione esoterica, sta a sottolineare la distinzione dal
mondo profano. In ultima istanza, il vero segreto d’ogni via iniziatica sta
nell’ineffabile. Il quale, è bene precisare, è soltanto l’incomunicabile e non
l’incomprensibile come il punto di vista exoterico troppo spesso erroneamente
fraintende quando, in ordine ai misteri della fede, si rapporta a questo
concetto, riducendo la medesima ad un ben misero epifenomeno
dell’infrarazionale: cfr. il <<credo quia absurdum>>.
[13]
1596 / 1650; per detto filosofo, vd. il ns. Janua Inferni
apparso nel 1° n. di questa rivista.
[15]
L’importanza di questa fama risiede, non tanto nella persona di Dee, sebbene
nel suo generale significato d’avvertimento: lo sviluppo della magia è
caratteristico della fase tarda e comunque decadente di una civiltà,
ricollegandosi, in qualsiasi ambito conoscitivo tradizionale, le pratiche di
questo tipo a svolgimenti inferiori e lontani dal Principio. Essendo, in
qualche modo, una “tecnica” sono evidenti i rapporti della magia con la nascita
del mondo moderno le cui scienze e tecnologie sono uno speciale “sviluppo”
(“progresso”, nella prospettiva corrente) delle antiche matrici. Nel caso
individuale di Dee, per obiettività, deve essere fatto presente che egli sempre
si difese dall’essere un mago “nero” (e non lo fu) limitandosi queste pratiche,
nell’intento, all’evocazione degli angeli. La sua personalità aveva anche
sorprendenti tratti di assoluta ingenuità e fiducia nel prossimo. Importante fu
anche la propaganda che condusse a favore del sistema copernicano. Sono infine
certe, sia la sua fede cristiana, sia la sua personale onestà, confermata da
una morte in miseria.
[16]
Inteso però nella sua integralità e non nella prospettiva laicista e
razionalista che si suole, oggi, attribuire all’espressione.
[17]
Oggi fa parte della Grande Londra; è a 10 km. a SW di Westminster sulla riva
destra di un’ansa del Tamigi. Sul luogo sorgono un crematorio ed un cimitero; è
curioso verificarne l’etimo: mortlake® mortal lake.
[18] In Baconiana, Dec. 1983: Ewen MacDuff, After
some time be past.
[19] David Kahn, The Codebreakers, 1996.
[20] È nota la
discussa attribuzione dell’opera di Shekespeare a Bacone.
[21]
Tale considerazione è soprattutto valida per Bacone; per Dee la valutazione è
più complessa, essendo, appunto, indubitabile la sincerità nella sempre
professata fede cristiana. Quindi, per lui il discorso, più che indirizzarsi
alle intenzioni dell’uomo, riguarderebbe piuttosto le potenzialità di un certo
ordine presenti in alcune delle sue formulazioni: è quello che è accaduto anche
a Cusano ed a molti altri intellettuali rinascimentali o tardo-medievali.
[22]
È l’esoterismo islamico. Per dare appena un’idea della sua centralità in quella
religione sarebbe sufficiente fare presente come tutti i santi islamici – il
loro culto è molto popolare – siano tali giacché esponenti dell’esoterismo
(pertanto dediti ad una via di conoscenza piuttosto che meramente devozionale)
mentre adesso, nel Cattolicesimo, con la “puritana” riforma delle ricorrenze
calendariali e con l’evidente inflazione dell’elevazione a quello status, il
titolo tenda ormai, prevalentemente, a designare una condizione esemplare sul
piano della devozione e dell’impegno sociale.
[23]
Avendo costatato come, da parte di alcuni, molto s’equivochi sulla natura
dell’Ermetismo, sarà bene fare presente che, praticamente, tutte le scienze
tradizionali della Cristianità ad esso, in tutto o in parte, si rifacciano e
ciò proprio per il suo carattere nettamente cosmologico: astrologia, araldica,
fisiognomica, medicina, architettura….non c’è settore che sia escluso: demonizzarlo
equivarrebbe quindi ad una condanna totale delle radici della nostra stessa
civiltà, il che da sé si qualifica. È forse utile ricordare che Ermete
Trismegisto campeggia, in un magnifico mosaico, sul pavimento della cattedrale
di Siena; è rappresentato mentre tiene in mano una tavola, nella quale si
celebrano le lodi del Verbo fatto carne. Infine, il cattolicissimo Filippo II
possedeva all’Escorial un’intera biblioteca ermetica.
[24]
La famiglia, ai tempi di Enrico VIII, era giunta in Inghilterra dal Galles,
apparteneva ad una delle stirpi più antiche di quel paese facendo risalire la
propria agnazione al Principe Roderico il Grande e sembra che avesse anche una
qualche parentela con i Tudor.
[25]
Il padre di Bacone era stato fatto Baronetto mentre il figlio ebbe accesso alla
peerage. Esponendo fatti concernente la storia britannica sarà utile
ricordare, per meglio orientarsi in quella società, come l’aristocrazia inglese
si divida in gentry e nobility. La prima non è mai stata
disciplinata e se ne fa parte per lenta assimilazione e consenso sociale; è
quindi lo stile di vita che fa il gentleman. Gli appartenenti non hanno
un titolo specifico; in genere al nome, negli indirizzi, s’aggiunge, quale
forma di cortesia, Esquire. La nobility è tale per nomina regia,
ha un titolo feudale e la peerage comporta un seggio alla Camera Alta
(trattamento di Lord e Lady; quello di Honourable è
riservato to the children of peers below the rank of Marquis)
mentre l’accesso a quest’ultima è escluso soltanto per il titolo di Baronet (the
lowest titled order), il quale comporta il trattamento di Sir.
Quello del knight è invece un ennoblissement ad personam; non ne
consegue quindi trasmissibilità ma è egualmente previsto il trattamento
di Sir. Fuori dall’ambito aristocratico, Mister (Mr.) è invece
rivolto a chi, appunto, non abbia altri titoli (common) ed è una
variante di Master (cfr. supra, n. 2) e pertanto equivale a
riconoscere, nel destinatario, l’eccellenza in un mestiere: ad es., per
rimanere in tema, the master mason.
[26] Prodromi
della “cattività” avignonese: 1309 / 1377.
[27]
In tutto il Medioevo, quest’espressione di S.Paolo (2Ts. 2.7, <<katecwn>>: “colui che trattiene”,
qui tenet, der Aufhalter) è intesa quale “forza frenante” nei confronti
dell’avvento dell’Anticristo ed era, di norma, interpretata come profeticamente
riferita al Sant’Impero. L’ordine del Tempio fu, quale fondamentale ricetto
dell’aspetto più “interno” (iniziatico) della Tradizione, posto espressamente
da San Bernardo a difesa della Respublica Christiana.
[28]
Nell’utopico stato della Nova Atlantis, Bacone attribuisce la funzione
di guida ad un collegio di saggi, definito Domus Salomonis e in detta,
troppo specifica denominazione, si può già intravedere quel progetto
d’infiltrazione che porterà poi alla creazione della Massoneria speculativa.
Allo stesso modo, con l’intenzione di stringere legami coi ricchi mercanti e
banchieri ebrei di Amsterdam ed a tutto vantaggio economico della britannica
monarchia, il suggerimento “biblico” di John Dee, il quale faceva discendere il
mitico Artù dall’altrettanto mitico Bruto – d’ascendenza troiana – e questi da
Noè, servì a più tardi epigoni (John Sadler, 1649; Dr. Abade, 1723 ed altri
posteriori) che la impostarono, sull’irrisolta vicenda delle dieci tribù
perdute d’Israele, per elaborare la teoria del British-Israelism: the
British, as Abrahm’s seed, were to inherit the earth. Tutto ciò svolse una
funzione preparatoria per il successivo assorbimento di parte di tale
formidabile centro di know-how finanziario nella società inglese (vd. M. Freedman, J. Parkes, H.
Newstatter, A minority in Britain. Social studies of the Anglo-Jewish community, London,
1955): le condizioni, per annullare la cacciata degli ebrei nel 1290, si
realizzarono nel clima religioso e politico suscitato dalla rivoluzione e dalla
dittatura di Cromwell e pertanto, nel 1656, la riammissione della presenza
ebraica fu un fatto compiuto come, ancorché limitato, l’acquisizione del loro
diritto di cittadinanza. Ed anche per gli ebrei vale quanto detto per la
Massoneria: essi sono stati usati con cinismo da un - in larga parte -
invisibile establishment, che li ha esposti, facendo ricadere su loro il
risentimento di azioni da questo preparate e suscitando, anche direttamente ma
nelle maniere più subdole, quell’antisemitismo che è stato uno degli espedienti
principali per realizzare il proprio occultamento. Un esempio per tutti, I Protocolli
dei Savi Anziani di Sion, editi per la prima volta nel 1901, in Russia,
furono tradotti in inglese e pubblicati (1919) dalla Eyre & Spottiswoode
Publishing House, stampatore di tutto ciò che d’ufficiale fosse rilasciato
dalla Royal Family: il libro vendette molto rapidamente 30.000 copie,
finché non fu ritirato dal commercio su pressione dei Rothschild. In detta
circostanza, la cosa più singolare del falso, è che il modus agendi
attribuito ai supposti Savi è proprio quello caratteristico delle forze
contro-iniziatiche: letto in questo modo, il testo rivela allora prospettive di
notevole interesse. L’aspetto paradossale del British-Israelism è che,
dall’impostazione filoebraica degli inizi sino ad oggi, attraverso il filtro di
stravaganti personalità del XIX sec., esso, in alcuni gruppi, ha assunto una
veste nettamente agli antipodi di quella originaria versione: the adherents
embrace the Anti-Semitism by claming that those normally referred to as Jews
are not God’s chosen people but the “seed of serpent” and the “true Jews” are
the Anglo-Saxons.
[29]
Cfr. il ns. Efficere Deos nel n. 2 di questa stessa rivista.
[30]
Nell’opinione di Dee e di Cusano, uno degli strumenti fondamentali, in senso
ovviamente non negativo, avrebbe dovuto essere la matematica; poiché, il mezzo
migliore, per penetrare nell’intima struttura cosmica, era nel possesso delle
scienze de numeris formalibus, de ponderibus misticis, de mensuris divinis.
È evidente come gli stessi procedimenti possano poi essere volti ad altri
scopi. Ben cosciente della tripartizione dell’universo, Dee si dedicava in
particolare al ruolo di un certo uso degli algoritmi nel mondo intermediario
essendo da lì che poteva giungere, in una visione utilitaristica, il maggior
aiuto for the mechanics. A differenza di Cartesio, egli aveva però ben
chiaro che il puro intelletto, non confuso con la ragione, era l’essenza divina
presente nell’uomo. Cfr. J.
Dee Rehearsal, citato in Peter French, John
Dee. The world of an Elisabethan Magus, Ark Edition, 1987.
[31] La cosa è evidente se si riflette
su queste righe: <<The organization of method of trasmission he
[Bacon] was such as to ensure that never again so long as the world endured,
should the lamp of tradition [!], the light of truth, be darkened or
extinguished>> (H. Pott, Francis
Bacon and His Secret Society, Kissinger Publishing Co., reprint 2000, USA). Altro tema
capovolto è quello della Prisca Religio o Religio Una o
Tradizione Primordiale, quella comune a tutta l’umanità ed alla quale gli
ermetisti facevano riferimento nella speranza di poter ricomporre le divisioni
della Cristianità. La sua parodia è riconoscibile negli “ideali” del
mondialismo e della globalizzazione, che già Dee prefigurava ipotizzando la
necessità di un governo mondiale. Tali prospettive utopiche erano condivise
anche da Guillaume Postel, matematico ed ermetista francese che Dee incontrò
nei suoi viaggi sul continente.
[32] R. Guénon, Le Régne de la QuantitÉ et les
Signes des Temps, Ch.
XXVIII; Gallimard, 1962.
[33]
Queste sono fatte risalire alla deviazione di una remota civiltà cui dovrebbe
alludere Gen. 6. 4 con i suoi enigmatici, prediluviani protagonisti: possono
quindi essere indizi della presenza negli autori di una perfetta cognizione di
causa, sia il riferimento atlantideo nel titolo dell’utopia baconiana, sia quel
singolare British-Israelism di Dee, il quale - privo di fondamenti nel
suo riferirsi a the lost ten tribes - non sarebbe invece così
inconsistente ove fosse presa in considerazione la remota area di dominanza
della “razza rossa”, tuttora ben rappresentata per la non trascurabile
incidenza del rutilismo nel british seed: per quest’ordine di problemi
vd. i ns. La Scandinavia e l’Africa, Centro studi la Runa, 1999 e Il
Nome e la Storia, in via di pubblicazione presso le stesse edizioni.
[34]
Difficoltà sentita specialmente dai teologi nella loro ricerca dell’origine del
Male: <<si Deus est, unde Malum? Si non est unde Bonum?>>.
[35]
Pubblicata ad Amsterdam nel 1661.
[36] Per meglio intendere quello
che vogliamo dire, diamo, qui di seguito, un breve ed efficace resumé di
quest’opera nota ma poco letta: <<In this romance of the future,
"New Atlantis", Bacon outlines a Commonwealth, ruled by a powerful
research institute, which thanks to its labours extending through the
centuries, solved problems and achieved philosophical understanding that now
permit the people of Bensalem to enjoy a more pleasant life. There are most of
the scientific institutions founded but today, and, what is more, also those
which do not ordinarily exist even today. Each special field of science,
geology, botany, zoology, meteorology, chemistry, mathematics, physics,
mechanics, acoustics, optics, astronomy, comparative anatomy, experimental
physiology, teratology, they all have their own house of research,
laboratories, meteorological and biological observatories, stations for
agricultural experiments, associations to promote studies for special purposes,
all these are available. This Commonwealth has known, three hundred years prior
to their invention, the submarines, the aeroplanes, the radio, the gramophone,
the film and the microphone. This land is artificially manufactured; gigantic
quantities of energy are produced in engine houses, the heat of the earth's
interior is made use of. Victuals are manufactured in a synthetic way; healing
by air, water and diet is offered in special clinics. Experiments on animals
are conducted in order to diagnose and to cure human diseases. All these
inventions were possible only, because the Commonwealth created an organisation
in which new inventions are followed up systematically, laboratories and
experimental stations govern the Commonwealth of New Atlantis in the true sense
of the word. After all, the natural philosophers, who unveil there the secrets
of life and Nature, are, at the same time, the true rulers of the country.
Bacon uses this allusion to point out the necessity that each Commonwealth
should lay the foundations of scientific institutions, conducting experiments
for the benefit of the combined population, which a single scientist, standing
by himself, could never achieve>> (The Intellectual History of
the 17th Century and it's Importance for the Development of Research Methods in
the Field of Exact Sciences. Written by Dr. Helmuth
Minkowski, Berlin 1937, translated from German into English by Arthur
B.Cornwall).
[37]
Il nome di Royal Society apparve, di fatto, per la prima volta nel 1661
e fu ufficializzato come Royal Society of London for Improvement of Natural
Knowledge nel secondo royal charter del 1663.
[38] Come nel
caso esemplare dei Saint-Clairs of Roslin, i quali tennero la carica magistrale
(ad essa nominati da James II of Scotland: 1430 / 1460) per la Scozia, dal 1430
fino al 1736, quando William, al momento della fondazione di quella moderna
Gran Loggia, decise di lasciare l’incarico ad un Gran Maestro eletto.
[39]
Proprio di questo si trattò: l’Istituzione non era per niente in crisi come
invece scrivono ancor oggi tanti massoni “laici” quanto piuttosto del fatto che
<<few lodges at London finding themselves neglected>>: sono
parole di Anderson, che stanno a dimostrare come la stragrande maggioranza
(anche nella stessa Londra) non sentisse alcuna necessità di un’innovazione contraria
ai principi dell’Ordine. I secessionisti, già prima, erano evidentemente
emarginati dai Fratelli. Anderson poi specifica: <<…neglected by Sir
Christopher Wren>>, ad ulteriore riprova della posizione nettamente
contraria di quest’ultimo. Cfr. infra, n. 42 e vd. Jean Barles, Histoire du Schisme Maçonnique Anglais de 1717, Trédaniel Éd., 1990.
[40] In ordine
di fondazione:
1.
“The Goose & Grideron”, meglio conosciuta come “St.
Paul Lodge”, 1691,
2.
“The
Crown”, 1712,
3.
“The
Apple Tree”, 1716,
4.
“The
Rummer & Grapes”,
1716.
È evidente come le ultime
tre siano state costituite in fretta proprio per dare consistenza alla
progettata ed imminente nuova Gran Loggia.
[41]
Speculum, specchio; l’etimo ben esprime quel qualcosa d’indiretto,
quindi tutt’altro che positivo rispetto all’operatività, com’è appunto la
condizione dell’immagine riflessa rispetto alla realtà e le cui limitazioni
sono affermate con sicurezza da S.Paolo nella 1Cor. 13.12.
[42]
1632 / 1723; era nato in Inghilterra da nobile famiglia d’origine danese. Suo
zio Matthew, vescovo anglicano godeva del favore di Re Carlo I e per questo,
per diciotto anni, fu imprigionato come papista, da Cromwell, nella Torre di
Londra. Nel 1660, alla restaurazione, ritornò alla sua sede episcopale di Ely.
Noto era dunque l’attaccamento di Christopher alla causa stuartiana ed alle
tradizioni. Egli fu professore di matematica ad Oxford e sono sue la scoperta
della rettificazione della cicloide e che l’iperboloide di rotazione ad una
falda può essere generato dalla rotazione di una retta intorno ad un’altra ad
essa sghemba. Dal 1668 al 1718 fu Royal Architect.
[43]In
quella forma anomala di Massoneria, l’ordinamento prevedeva soltanto due
gradi, con l’esclusione di quello di Maestro; a maggior ragione, mancava il Royal
Arch che, del terzo grado, è il coronamento: evidentemente, la ragione
dell’anomalia risiedeva nel fatto che, i due principali promotori (Anderson e
Desaguliers) erano pastori e pertanto Massoni ma con funzioni di Cappellano;
iniziati perciò nelle speciali Logge Jakin (cfr. supra, p. 2)
dove, il rituale era assimilabile a quello di Compagno.
[44] A riprova:
nel 1663, sotto la presidenza del Re, Carlo II Stuart (il Re cattolico quindi),
fu tenuta a York l’assemblea generale dei massoni d’Inghilterra con l’elezione,
quale GM., di Lord Henry Jermyn, Earl of St-Alban.
[45]
Il suo favore verso la Massoneria era reso evidente dalla carica di Gran
Maestro che rivestiva nel templare Royal Order of Scotland, fondato dal
Re Robert Bruce nel 1314 a difesa e protezione del Tempio perseguitato. Sempre
in onore dei massoni che avevano combattuto per lui, Re Giacomo ripristinò the
Order of St-Andrew soppresso dalla Riforma.
[46]
Erano così definiti i filo cattolici ed i nazionalisti scozzesi fedeli ad una
dinastia originaria, appunto, di quella terra. L’interesse massonico per le
vicende politiche sorge dunque per difesa e - in contrasto con lo stereotipo
corrente - in senso nettamente anti-progressista ovvero quando la rivoluzione
puritana comincia a scardinare il vecchio mondo: è quindi dal 1650, vale a dire
in epoca pre-speculativa e dopo la decapitazione di Carlo I, che Cromwell ed i
suoi, si rivelano i temibili portatori di un’ideologia estremamente
antitradizionale. Prima di questi tragici avvenimenti, gli “infiltrati”
modernisti non erano né facilmente individuabili, né immediatamente
classificabili in senso politico. Essi apparivano agire, infatti, su un piano
prevalentemente filosofico.
[47]
La responsabilità, si tende ad attribuirla ad Anderson, cappellano della St.
Paul, dal 1710, personaggio piuttosto enigmatico, che, dal 1714, cominciò a
tenere riunioni riservate ai soli gentlemen e dalle quali escluse la
partecipazione di Brethren esterni alla Loggia. Stava, con evidenza,
preparando lo scisma, tant’è che, nel 1715, gli Operativi di Londra, su
disposizione di Wren, lo espulsero unitamente agli altri sette: Payne (2° GM,
1718; 4° GM, 1720), Desaguliers (3° GM, 1719), Johnson, Stuard, Sayer (1°GM),
Entick, Montagu. Quasi tutti membri della Royal Society. La raccolta
degli antichi documenti, alcuni risalenti all’epoca anglo-sassone, era stata
organizzata dal GM. George Payne, che aveva intenzione di pubblicarli almeno in
parte. Sembra pertanto, sia stato il timore che ciò avvenisse a decidere la
loro distruzione: segno evidente della presenza di posizioni interne discordi.
[48] Ricostruita
dopo il grande incendio di Londra del 1666 ed il cui progetto fu affidato allo
stesso Wren.
[49]
In seguito, conosciuta anche come Atholl Grand Lodge a ragione del 3° e
4° Duca di Atholl, che ne furono rispettivamente 6° (1771) e 7° (1775) GM.
[50]
Succeduti agli Orange nel 1714; a livello parlamentare il legame strettissimo
dei “moderns” era con il partito progressista dei Whigs, gli
altri tenevano ovviamente per i Thory. Nel 1714, alla morte della Regina
Anna con l’avvento di Giorgio I di Hannover, i Whigs, si chiamarono
hannovriani e mentre i Thories furono soprannominati, con intento
spregiativo, dal nome del fuggiasco Giacomo II, giacobiti.
[51]
È a quest’ordine di argomenti che la Chiesa intende riferirsi col termine storico
di “machinatio”: esso si trova anche nel divieto di aderire alla
massoneria, riportato nel Codex Iuris Canonici del 1917.
[52]
Lettera Apostolica “In Eminenti”, 28 Aprile 1738.
[53]
Bolla “Providas Romanorum”, 18 Marzo 1751.
[54]
Desaguliers era un ottimo matematico e fisico, inventò il planetario e fu, ai
suoi tempi, scienziato di fama, intimo di Newton più anziano di lui di circa
ventuno anni, membro della Royal Society ed in ottimi rapporti con gli
ambienti di Corte. Newton lo seguì sempre e, pur se non massone, era pertanto a
perfetta conoscenza del progetto relativo alla fondazione di un’innovativa Gran
Loggia.
[55]
Sembra in numero di circa 250.000.
[56]
Sta lì la differenza tra tradizione e tradizionalismo; gretto epifenomeno
quest’ultimo di spiriti intellettualmente timorosi, di fatto aggressivi, al
fondo limitati.
[57]
Titolo assai bizzarro redatto in un ebraico un po’ forzato: qualcosa come “the
Brother’s secret monitor”; il curatore della raccolta era un irlandese, il
Gran Segretario, Laurence Dermott. Nello stesso anno fu pubblicata anche la
terza edizione delle Costituzioni di Anderson, riviste da John Entick. Dermott
fu inoltre molto attivo a convincere le non poche Logge londinesi ostili agli
speculativi a stringersi nel Bund che doveva portare alla “Grand Lodge
of Free & Accepted Masons of the Old Institution”, tra queste la più
antica e famosa era “The Queen’s Head” in St. Charles Street al Covent
Garden.
[58]
L’apparente facile etimo del nome rimanderebbe alla zona di Como dalla quale
molti di essi, in realtà, provenivano ma le cose non sono però così semplici
perché, nello stesso modo, erano spesso chiamati anche quei maestri originari
di altre aree della penisola e forse non per semplice generalizzazione:
risulta, infatti, che co- (® lt. cum) sia qui da intendere - nel composto
nominale - quale prefisso indicativo d’unione, compagnia mentre –macini,
appare, evidentemente, l’aggettivo del basso lt. macio (cfr. supra, n.
1) a sua volta radice dell’attuale “massoneria”. Il toponimo è, infatti,
derivato da un supposto celtico *camb-, piegato, curvato, evidentemente
per la disposizione urbana sulla costa lacustre. Como e i Comacini non
sarebbero pertanto in alcuna relazione semantica ma espressioni di un fatto
linguistico di mera convergenza fonetica.
[59]
La prima Loggia di questa filiazione sembra sia stata fondata nel 1728 a Madrid
(la “French Arms”), seguono poi nel 1732 Parigi, nel 1733 Valenciennes e
Château d’Aubigny nel 1734. Per l’Italia, a Firenze, nel 1732, dov’era
ambasciatore della corte di San Giacomo, Sir Horace Mann fondò una Loggia, tra
i cui membri c’era un medico, quel Tommaso Crudeli, che ebbe poi, per questo, a
subire un noto processo inquisitoriale. Tale Loggia sotto il titolo di “Sir
Horace Mann, 1732” è ancor oggi presente e, nell’almanacco massonico
internazionale List of
Lodges, è
segnalata come <<a English speaking Lodge>>.
[60] <<Be it known to all Men,
That the Act of Union between the two Grand Lodges of free and Accepted Masons
of England, is solemnly signed, sealed, ratified, and confirmed, and the two
Fraternities are one, to be from henceforth known and acknowledged by the style
and title of The United Grand Lodge of Ancient
Freemasons of England; and may the Great Architect of the Universe make
their Union eternal!>>
[61]
Questo in linea di massima, perché gli Antichi imputarono ai Moderni
l’abbandono, nei nuovi rituali unificati, di ben undici elementi ritenuti di
notevole rilievo: tra questi si possono citare la soppressione di tratti
nettamente cristiani nei primi tre gradi e nel Royal Arch – di fatto
ignorato dagli scismatici – e l’uso delle spade che è invece rimasto in Italia
ed in Francia dov’è, erroneamente, reputato un lascito napoleonico. Sicuramente
falsa è però l’accusa d’aver omesse le preghiere, tuttora in uso nel rituale
più diffuso - l’Emulation - e questo con grave scandalo delle “laiche”
Obbedienze “latine”.
[62]
È significativo che, già nel 1765, il primo Capitolo del Royal Arch,
creato a Londra dagli Antichi, annoverasse ben quarantadue membri di
provenienza “moderna”, la presenza dei quali stava a dimostrare quanto
l’importanza, di questo completamento rituale, fosse avvertita da tutti i
massoni. Tant’è che, nel 1766, considerato inoltre che, in qualche modo, pure <<many
Moderns lodges were working the Royal Arch>> (Bernard E. Jones, Freemasons’
Book of the Royal Arch, Harrap London, p. 63), Lord Blayney,
loro GM, si fece anch’egli ricevere unitamente agli ufficiali di tutta la sua
GL. La situazione maturò al punto che, l’anno successivo, fu fondato il - del
tutto autonomo - corpo massonico denominato Grand and Royal Chapter of the
Royal Arch of Jerusalem. Benché non risultasse ufficialmente riconosciuta
dai Moderni, questa struttura - tuttora attiva sotto il titolo di Supreme
Grand Chapter of England - fu, sino all’Unione del 1813, continuativamente
presieduta dai maggiori dignitari della stessa Gran Loggia di Londra. Cfr.
R. Le Forestier, La Franc-Maçonnerie Templière et Occultiste aux XVIIIe et
XIX siècles. Ed. La Table d’Emeraude, pp. 47, 48.
[63] Riferimento
ma non guida perché questi Riti godono tutti della più ampia autonomia.
[64]
Anche qui, si può trovare una precisa smentita alle malevole fantasie che
vorrebbero l’Istituzione un organismo cripto-giudaico; una specie di B’naï
B’rith graziosamente aperto anche ai goim; in questo rito,
espressamente cristiano, si prevede il giuramento di fedeltà alla Santissima
Trinità, non può pertanto essere ricevuto cavaliere chi, evidentemente, non
accetti la regola. Quest’esclusivismo cristiano vale anche per le Massonerie
scandinave e per una delle quattro GG.LL. tedesche: quella che adotta, appunto,
gli stessi rituali delle consorelle nordiche.
[65]
Quello che, al di fuori del Regno Unito, è conosciuto come Rito Scozzese Antico
ed Accettato (RSSA). Degli altri corpi rituali, con varianti qui non riportate
per la Scozia e l’Irlanda, si possono citare, in forma sommaria ed incompleta,
i seguenti: Royal Ark Mariner, Allied Degrees, Cryptic Degrees, Royal Order
of Scotland (templare, molto importante per la storia di Scozia, cfr. supra,
n. 45), Order of Secret Monitor…….
[67]
Il periodo della sua massima attività lo si può collocare tra il 1815 ed il
1830.
[68]
I seguaci di essa sono denominati wahbiti in Occidente – dal fondatore ‘Abd
al-Wahhab; 1703 / 1787 - ma il termine col quale si designano è: muwahhidun,
unitari.
[69]
Esemplari quelli avvenuti in Germania tra il 1976 ed il 1980 tra esponenti di
quell’episcopato ed i rappresentanti delle quattro GG.LL. federate del paese:
cfr. La Chiesa cattolica e la massoneria. La commissione per il dialogo ha chiarito la
decisiva questione , di
Mons. Josef Stimpfle, in Quaderni di "Cristianità", anno II,
n. 4, primavera 1986, pp. 45-67.
[70]
Cfr. l’affannosa ricerca in questi anni di incontri al “massimo livello” con
esponenti religiosi delle più varie estrazioni: islamici (l’Islam non ha clero,
fatta parziale ed impropria eccezione per l’eresia sciita), buddisti (fatta
salva la forma Mahayana: il Dalai Lama) o induisti (non c’è gerarchia
nell’Induismo) con il risultato della presenza, a volte anche grottesca,
d’improbabili personaggi, di sicuro bizzarramente abbigliati ma d’alcuna
effettiva rappresentatività.
[71]
Il GM. e gli Ufficiali di GL. I famosi “33” invece - ossessione “profana” tra
le più comiche - sono soltanto il vertice del Rito Scozzese (RSSA). L’influenza
del RSSA varia secondo l’Obbedienza e secondo il paese ma, dovunque, la
consistenza kleine bürgerlich
dei più di loro e la facilità con cui si può giungere a tanta altezza
toglierebbe rapidamente, se conosciuta, tanto del fascino tenebroso che ispira.
[72]
In Inghilterra la situazione è, potremmo dire, istituzionalizzata in senso
statale (anche in Svezia) essendo la carica di GM., fin dal 1814, appannaggio
di un membro della Royal Family; dal 16 Giugno 1967 è tale, HRH the Duke
of Kent (10° GM. dall’Unione). In questi ultimi anni, il Duca ha
però manifestato l’intenzione di dimettersi e pare che il successore sarà
scelto fuori dell’ambito dinastico. Questo ed altri segni presenti anche negli
USA, sembra stiano ad indicare un certo abbandono dell’utilizzo strumentale
della Massoneria, che era ormai ritenuto consolidato da parte di quei governi.
[73]
Con le eccezioni per le quali vd. supra, alla n. 59.
[74] Unica
possibilità effettiva (tradizionale e non grottesca ricostruzione
contemporanea) in tal senso fruibile dall’uomo occidentale, che non voglia
distaccarsi dal proprio ambito culturale.
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