Affrontando la questione del come
l’azione liberomuratoria si esplichi, è necessario definirla in termini
logico-formali, avendo tale azione un carattere trascendente o metafisico,;
infatti, il pensiero logico non può superare certi propri definiti limiti, se
non vuole trasformarsi nel sapere rivelato che caratterizza la fede religiosa.
In tal modo, ponendo dei limiti a se stesso, il pensiero logico-formale rispetta
anche le Antiche Regole che prescrivono l’astensione dalle considerazioni
teologiche fondate sulla fede.
Il carattere iniziatico ed esoterico della Libera Muratoria impone al pensiero
logico-formale di procedere per contrari, nel senso non di definire che cosa è
e come si caratterizza l’aspetto iniziatico ed esoterico del Lavoro
liberomuratorio, ma piuttosto di definire che cosa e come non è. In sintesi, il
pensiero liberomuratorio autoriflessivo è “pensiero negativo” che si
distingue dal pensiero positivo fondato sulla rivelazione. Nel pensiero della
Libera Muratoria non esiste la prescrittività gnoseologica, cioè i fondamenti
dogmatici che definiscono l’ambito del Vero. La verità non è data in sé ma
è il risultato del Lavoro liberomuratorio personale ed intimo di ogni Libero
Muratore. Per assurdo si potrebbe dire che nella Libera Muratoria esistono tante
Verità quanti sono i Liberi Muratori. È evidente che una tale concezione pone
dei problemi a quelle religioni che rivendicano a sé la Verità in quanto
rivelazione di un Ente metafisico a quello specifico popolo o parte
dell’umanità, con l’idea sottostante che tale verità sia comunque e
dovunque estensibile all’intera umanità.
La Libera Muratoria non si oppone a questa via gnoseologico-ontologica
storicamente e culturalmente determinata, ma semplicemente si pone come via
parallela che all’umanità si rivolge senza nulla togliere alla fede dei
singoli.
L’iniziazione e l’esoterismo, che costituiscono e determinano la specificità
della Libera Muratoria rispetto a tutti gli altri pensieri spiritualmente tesi,
sono espressioni sacrali che precorrono la religiosità e che non sono rivelate
ma sono il prodotto di un personale percorso di perfezionamento. La Libera
Muratoria è società iniziatica ed esoterica e non è società dal credo
rivelato e dalla Verità predestinata.
Con l’iniziazione, infatti, non avviene alcuna scoperta metafisica in sé, ma
solo vengono poste le condizioni formali e sovrastrutturali, ovvero lo status,
per iniziare il percorso gnostico che tende alla Verità.
L’esoterismo, a sua volta, è espressione sacrale del modo in cui si svolge il
percorso. L’esoterismo non è né strumento né metodo, perché in tal caso si
ridurrebbe a struttura di mediazione del sacro, come il rituale; infatti, se il
rituale può essere esoterico, l’esoterismo non può essere confinato negli
schemi della ritualità. La valenza sacrale dell’iniziazione e
dell’esoterismo è insita in essi, li caratterizza in senso teleologico e, in
ultima istanza, in senso metafisico.
Ogni discorso sulla Libera Muratoria deve tenere presenti questi limiti per
circoscrivere l’ambito di verità che permette di avvicinarsi al senso sacrale
del pensiero e dell’azione liberomuratoria. La coscienza dei limiti è la
forma di conoscenza che può far trascendere i limiti stessi.
Parlando dell’azione liberomuratoria noi partiamo non da ciò che la Libera
Muratoria è, ma da ciò che è dopo di essa.
La perplessità dei profani si volge all’indicibile liberomuratorio ovvero
alla condizione di riservatezza della personale scoperta che avviene nel
percorso liberomuratorio individuale e che viene definita come segreto
liberomuratorio. Il Libero Muratore non può, non riesce a spiegare il suo
percorso esoterico, i traguardi raggiunti e subito superati, i cambiamenti che
in lui avvengono a livello della sua condizione spirituale. Questa indicibilità,
che è il vero segreto d’essenza della Libera Muratoria, lo caratterizza anche
come segreto dal carattere ineffabile. Tutti i membri di Loggia percorrono in
gruppo l’individuale percorso metafisico e sacrale verso la verità. Questo
paradosso, dell’individuale che si estrinseca nel gruppo, non è determinabile
con il pensiero logico-formale, di conseguenza tale pensiero deve svilupparsi
per negatività. Dunque, della Libera Muratoria in sé, della sua essenza
iniziatica ed esoterica, si può dire solo ciò che non è. La verità insita
nell’essenza della Libera Muratoria non è concepibile come Verità assoluta,
ma solo come verità in fieri, in percorso di realizzazione. Non si trova nelle
parole e negli scritti dei Liberi muratori un contenuto sostanziale, perché la
via liberomuratoria alla Verità non procede per via diretta, come farebbe un
processo causa-effetto, ma necessariamente in modo indiretto, anche se ogni
discorso deve rispettare la formalità della logica di non-contraddizione.
Parlare dell’ “indicibile liberomuratorio”, che a prima vista appare come
un paradosso, in realtà, principalmente, vuol dire negare all’essenza della
Libera Muratoria dei contenuti sostanziali,
cioè i predicati che la oggettiverebbero, dandone una definizione positiva; in
altre parole, la Libera Muratoria denotata da contenuti sostanziali sarebbe
oggettivata dal suo essere rivelata, violando il principio di non-contraddizione
della Libera Muratoria intesa come pensiero ed azione iniziatica ed esoterica,
che per loro definizione non sono rivelabili, in quanto indicibili.
Quando Lessing dice che il segreto della Libera Muratoria è il suo esistere
malgrado tutto, egli sta ponendo la copula “è” alla Libera Muratoria, senza
determinare “che cosa” è. Così la Libera Muratoria si pone come
indefinibile, non oggettivabile, né quantificabile.
Ne discende che la Verità, intesa come l’intende Lessing, altro non è che
άλεθία, aletheìa, alfa privativo con
λεθοσ, lethos, che significa eliminazione
dell’oscuramento, esattamente il concetto tedesco di Aufklarung,
il rischiaramento, che fu la forma germanica dell'Illuminismo.
Quando Lessing dice, con la sua famosa frase, che la Verità non è nelle mani
dell’uomo ma nel pensiero divino, egli sottintende la Verità come diversa da
un oggetto, cioè la realtà del mondo sensibile. Essendo nella mente
dell’Assoluto, nel pensiero assoluto, essa si pone come eliminazione
dell’errore e come tale è azione maieutica, che non si definisce una volta
per tutte. Lessing assume la Libera Muratoria a questa funzione maieutica, volta
all’intera umanità in modalità metastorica, alla stregua di un’essenza che
l’umanità ha “necessariamente” creato per accedere a quella Verità
assoluta, con l’eliminazione dello errore, tramite la sua azione di
rischiaramento e secondo modalità parziali d’attuazione, assumibile al
progresso sociale sotto la spinta maieutica della Libera Muratoria. È un
procedere verso e non una conquista. In tale chiave la Libera Muratoria è
definibile come azione pensata indicibile, perché, sempre per il principio di
non-contraddizione, l’azione liberomuratoria non può realizzarsi
compiutamente con una razionalizzazione ed oggettivizzazione che verrebbe a far
coincidere la Libera Muratoria stessa in soggetto conoscente e oggetto
conosciuto.
La Libera Muratoria si pone allora, in virtù della Verità, ineffabile e
teleologicamente caratterizzata, sopra la pensabilità degli oggetti finiti;
collocandosi per un verso come sua forma contingente (strutture organizzative e
Gran Loggia) e, soprattutto, per altro verso, sopra la realtà del mondo finito,
profano.
Per Lessing la Libera Muratoria esiste da sempre, nel senso che è condizione
dei valori universali dell’umanità. Questa logica unificante dei valori
universali, umani e liberomuratori, consente al Libero Muratore di porsi davanti
al reale sensibile come realtà finita, riconoscendola come errore ed illusione,
conseguente al pensiero profano materialista.
La realtà profana è soggetto che s’impone al pensiero liberomuratorio
configurandosi come mancata o carente realizzazione dei valori universali umani.
Per Lessing la Libera Muratoria, allora, è la via maieutica che da una parte fa
riconoscere l’errore, la mancata normalizzazione dei valori universali, e,
dall’altra, è l’elaborazione della Verità che in sé conserva i valori
universali.
La Libera Muratoria svela la sua immagine di pensiero che possiede la capacità
di pensare la verità, di perdere la coscienza che è rapita dal suo stesso
oggetto, la Verità.
Se questa interpretazione è valida nei suoi fondamenti, il pensiero
lessinghiano si colloca nella tradizione del pensiero neoplatonico.
L’universalismo liberomuratorio del pensiero lessinghiano non è solo una
concezione umanitaristica, come invece Herder svilupperà riducendo le
potenzialità degli assunti lessinghiani a vacuo universalismo, ma si rivela
come elevazione spirituale e di espressione esemplare connotata dalla necessità
di estrinsecazione che elimina le contingenze storiche, sociali e culturali per
giungere alla sua essenza mistica.
Nella visione liberomuratoria della Verità questa non è oggetto da perseguire,
ma è soggetto del pensiero e dell’azione liberomuratoria che questo pensiero
e questa azione trascende.
Volendo descrivere l’essenza iniziatica ed esoterica della Libera Muratoria
non è possibile concepire questa essenza come oggetto di disamina e neppure
come oggetto in sé, e dunque essa appare come un nulla gnoseologico,
l’assoluto indicibile, l’assoluto ineffabile.
L’essenza liberomuratoria non è neppure ontologicamente ponibile perché è
essenza carica della valenza di potenziamento, è pienezza che si rappresenta
nella “necessità” di estrinsecarsi mediante i suoi valori universali.
Riconosciamo così la Libera Muratoria come un pensare complesso, che non è il
pensare complicato, infatti la sua complessità nasce dalla sua ineffabilità e
indicibilità.
Dicendo che il processo di elevazione spirituale che si svolge nella Libera
Muratoria è in realtà elevazione nel senso di accumulo di conoscenze
iniziatiche ed esoteriche, si vuol dire che è un immergersi nel profondo
spirituale dell’io, dunque uno spogliarsi di tutto ciò che non è essenziale
a tale processo. Ciò che appare a prima vista come concezione ascetica della
Libera Muratoria invece è la sua comprensione, installandosi
nel suo centro sostanziale e da esso accedere ai suoi valori e ai suoi
significati esoterici e simbolici.
La Libera Muratoria, nei termini lessinghiani, è concepibile solo in quanto
Aufklarung, rischiaramento, quel qualcosa che i neoplatonici chiamavano “luce”,
che non è oggetto ma che rende visibili gli oggetti. Ciò è rappresentato
simbolicamente dal pavimento a riquadri bianchi e neri, simbolo del contrasto
dialettico del molteplice sensibile che viene svelato dalla Libera Muratoria.
L’universalismo progressivo di Lessing è configurabile nei termini di un
neoplatonismo rinascimentale che proponeva un vitalismo universale del creato.
In questi termini neoplatonici, la Libera Muratoria è immagine della visione
apofasica di se stessa. Essa ponendosi come medium d’elevazione spirituale si
astrae da sé, superandosi, ed in questo superamento prende coscienza di sé, o
meglio prende coscienza della propria mistericità ed indicibilità.
L’indicibile liberomuratorio è il mistero che denota la Libera Muratoria in
modo autoreferente. Parafrasando Agostino, “Si comprehendis non est illud”,
se lo comprendi non è lui.
La Libera Muratoria nella sua relazione con l’umanità, così come la pone
Lessing, è soggetto metastorico presente nell’io dell’umanità, più che
nell’io degli individui, che sono di essa la conseguenza e che fichtianamente[1]
dovrebbero definirsi come antitetici. Essa rappresenta nel pensiero umano sia il
suo stesso conseguirsi sia la sua meta necessaria. Il Libero Muratore, nel suo
percorso verso la Verità, dubita; egli infatti non è un fedele che crede senza
dubitare, ma non è neppure il fedele che dubitando presuppone l’estinguersi
del suo oggetto di fede. Alla pari di un Agostino, che era di matrice
neoplatonica, il Libero Muratore considera il percorso verso la Verità
necessariamente fondato sul dubbio, la sola cosa che consente la presa di
coscienza di ciò che iniziaticamente ed esotericamente la Libera Muratoria non
è.
Ma la coscienza del “non essere” implica l’inconsapevole coscienza dell’
“essere”.
Questo pensiero logico-formale negativamente fondato non può essere applicato a
se stesso. Infatti, se la ragione pensasse l’impensabile violerebbe il
principio di non-contraddizione. Nello stesso tempo, quando Lessing pone la
questione della validità della Libera Muratoria in se stessa e non da un
principio logico o pensante superiore, ci dice che l’azione ed il pensiero
liberomuratorio non è relativo a se stesso e quindi è relativo e necessario[2].
Il fatto che, in Lessing, la Libera Muratoria abbia in sé la connotazione di
pensiero ed azione mistica è validato dal fatto che i più grandi mistici, da
Plotino a Meister Eckhard riconoscevano l’indicibilità e l’irriducibilità
del divino, che in Libera Muratoria è meglio definito con “sacro”.
C’è un altro aspetto che la Libera Muratoria svela come prosieguo del
pensiero neoplatonico e questo lo troviamo nei rituali: nel riferimento
frequente alla “parola”, anche quando è intesa come “non-parola” o
silenzio. Si direbbe che proprio nel rituale dei Lavori di terzo grado, questo
riferimento è più che esplicito. La parola, “λόγος”,
come la chiamavano i greci, in senso liberomuratorio è sostanzialmente il
“Nous” neoplatonico, ovvero il sapere logico in termini liberomuratori,
conoscenza misterica autoreferente che è stata perduta e che i Maestri vanno
cercando.
Il pensiero liberomuratorio , nella sua modalità di ricerca verso la Verità,
è un pensare che procede da quel principio del Logos sovra-razionale smarrito,
ma non per questo inesistente; questo Logos, principio del pensare, non essendo
deducibile in termini logici, deve procedere da un Aufklarung,
“rischiaramento” che non è riconducibile alla rivelazione d’ordine
religioso, ma che procede dal sacro, che è condizione universale dell’uomo, a
differenza della religione positiva o rivelata che è culturalmente e
storicamente contingente.
Lessing, pur grande illuminista tedesco, non riconosce il senso di progresso
ineluttabile insito nell’Illuminismo francese, né la Ragione è intesa come
principio autonomo, quindi per lui la Verità non è insita nella Ragione e la
Ragione stessa trova giustificazione nel paradossale negare se stessa, aprendosi
alla visione metastorica e metafisica dell’essenza liberomuratoria che col
metodo negativo riconosce il proprio limite.
Il pensiero e l’azione liberomuratoria si fondono dunque sulla ragione e si
distillano nella ragione sensibile, come i due aspetti di un’unica ortoprassi
che sembra ricalcare certi assunti di Nicola Cusano quando conciliava
l’esistenzialismo socratico, io so di non sapere, con l’apofatismo
neoplatonico.
Coscienza della propria ignoranza è consapevolezza dei propri limiti, infatti
non c’è consapevolezza d’ignoranza se non c’è l’intuizione di ciò che
c’è da sapere.
Se in Cusano Dio non è razionalizzabile perché in lui gli opposti coincidono
annullandosi, il pensiero liberomuratorio ricompone la dialettica
soggetto-oggetto di conoscenza, nell’azione maieutica metastorica e metafisica
della Libera Muratoria, poiché il pensiero liberomuratorio è, riguardo alla
stessa Libera Muratoria, il soggetto del conoscere e l’azione liberomuratoria
è oggetto di conoscenza.
Due altri massoni tedeschi, di non poca rilevanza, ripresero la filosofia di
tradizione neoplatonica: Fichte e Schelling, ridefinendo il metodo
trascendentale del criticismo in sé alla luce della filosofia negativa. A
differenza di Lessing, i due attribuiscono alla conoscenza un valore ontologico,
nel senso che la Verità come assoluta conoscenza, è accessibile per via
negativa, solo in quanto rende conoscibile la realtà e, per di più, la rende
accessibile al soggetto della conoscenza.
Possiamo ricondurre l’ “Idea” neoplatonica alla Verità liberomuratoria,
poiché ambedue sono di fondamento gnoseologico ed ontologico alla propria realtà.
Fichte pone l’io come azione unitaria ed originaria da cui tutto procede, è
il pensare che realizza il non-io, come effetto del pensare. Egli riprende
quindi il concetto neoplatonico plotiniano del principio non oggettivabile
distinto dalla realtà sensibile. Come in Plotino, Fichte afferma la
raggiungibilità dell’io assoluto mediante il negativo, cioè il suo contrario,
il non-io. Conoscere il non-io consente di affacciarsi alla conoscenza dell’io,
altrimenti assoluto non conoscibile.
Per Fichte alla teoria deve succedere l’azione pratica, morale; al pensiero
liberomuratorio deve seguire l’azione liberomuratoria, eticamente fondata.
Schelling, da parte sua, si espone maggiormente, affermando la conoscibilità
dell’Assoluto, in termini liberomuratori la Verità, per via d’intuizione
non razionale. Egli infatti subisce maggiormente l’influsso dello Sturm und
drang, movimento culturale di cui fu attivo membro assieme a Herder e
Goethe. Parallelamente, per quest’ultimo la Natura entra nel suo spazio
d’elaborazione teoretica come “prodotto finito dell’infinito”,
ove si rispecchia il pensare. In tal modo si ripropone la filosofia negativa sul
pensiero inconsapevole originario da cui discende quello consapevole,
ricomponendo gli opposti. Anche Schelling concepisce, sulla falsariga
neoplatonica, la Verità come procedere indefinito tramite la sua progressiva
delimitazione. Si potrebbe dire che in una visione schellinghiana il pensiero
logico-formale, espressione della ragione, coglie la forma della Libera
Muratoria nella sua azione storicamente determinata, mentre il pensare
liberomuratorio, inteso come trascendente coglie l’essenza della Libera
Muratoria.
NOTE
[1]
In questi concetti già si prefigura la filosofia fichtiana,
d’impronta neoplatonica, sull'io e il non-io.
[2]
Riprendendo il pensiero di Scoto Eriugena.
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