Ritengo sia importante, per tutti noi Massoni, conoscere quali furono i
meccanismi storici, filosofici, politici e culturali che portarono alla
nascita ed alla affermazione di quella che fu chiamata Massoneria
Speculativa. Il compito di parlarne non è sicuramente facile anche perché,
se si vogliono evitare conclusioni affrettate dovute alle ipotesi spesso
gratuite, suggerite da autori troppo “collusi” con l’argomento e quindi
caratterizzati da poca o nulla imparzialità, è necessario ricostruire i
fatti attingendo alle fonti storiche ufficiali e documentate e non a quelle
che richiedono veri e propri atti di fede non possedendo le caratteristiche
proprie di una vera ricerca.
Senza
pretendere che questo mio lavoro rappresenti un rapporto esaustivo
dell’argomento, affronteremo in esso un aspetto che forse abbiamo spesso
trascurato o sottovalutato, ovvero la relazione tra Cultura Illuminista e la
Massoneria nel secolo che di quest’ultima vide gli effettivi natali, il secolo
XVIII. Parlo di natali effettivi perché la Massoneria, intesa come movimento
culturale europeo di intere classi sociali, e nato sotto la spinta della nuova
filosofia illuminista, non può avere precedenti storici a meno di non
commettere l’errore di identificarla con uno dei suoi aspetti, quello
dell’Esoterismo e dell’Occultismo, l’unico che vantava sicuramente origini
antiche affondando le sue radici nelle tradizioni e nei miti del mondo
occidentale e che era diffuso tra un ristretto numero di affiliati, anche se
poteva essere non privo di fascino ed interesse per molti altri. Gruppi
provenienti da esperienze esoteriche confluirono successivamente in misura
sempre maggiore nella Massoneria speculativa, creandosi un loro proprio spazio e
modificandone l’originaria configurazione culturale. Le tendenze a tale
modificazione generarono in Inghilterra aspri contrasti fin dal 1743, tra i
Moderns e gli Antients, circa l'interpretazione da dare alla istituzione
massonica: fratellanza
filosofico-religiosa per alcuni, sodalizio
occultistico per altri, associazione
per la fraterna assistenza e per l'elevazione morale degli adepti per i
più. In ogni caso non fu la componente esoterico-occultistica a determinare il
valore sociale e storico del movimento massonico delle origini anche se,
indubbiamente, questa contribuì a determinarne una ulteriore diffusione. La
Massoneria Speculativa, come fenomeno sociale, va considerata figlia dei tempi
in cui nacque e dai quali trasse le caratteristiche principali, differenziandosi
localmente solo in base a diverse condizioni culturali, politiche e socio-economiche.
Se le Costituzioni di Anderson, approvate dalla Gran Loggia
del 25 Marzo 1722, miravano a saldare la nuova Massoneria speculativa a quella
operativa preesistente che possedeva caratteri e finalità totalmente diversi,
ciò poteva essere giustificato soltanto sulla base di una stretta analogia
storico-sociale della quale avremo modo di parlare in conclusione della tavola.
Fatta
questa introduzione passiamo adesso ai fatti della Storia. Saranno ovviamente
solo alcuni flash ma spero certamente illuminanti.
La
Massoneria speculativa nasce nel secolo XVIII come filiazione naturale di una
nuova concezione filosofica dell’essere umano all’interno di quel complesso
fenomeno socio-culturale che la storia definisce come Illuminismo.
Tale
nuova concezione filosofica rinunciava alla ricerca tradizionale dei principi
primi e dell’essenza delle cose la quale veniva così posta al di là dei
limiti della conoscenza umana ed affermava che l’attività intellettuale
dell’uomo non doveva consistere nella impossibile e chimerica speculazione su
tutto ciò che gli era precluso, quanto piuttosto nel tentativo di riconoscere
tutte quelle leggi preposte alla vita del mondo fisico e di quello morale, con
un riferimento particolare ai principi di buon governo ed alla libertà di
autodeterminazione dei popoli che tanta parte ebbero nel decretare il crollo dei
regimi politici basati sull’assolutismo monarchico.
Già
in Inghilterra, dopo il 1690, un enorme successo ebbero i due trattati sul
governo civile (Two treatises of Government) scritti da John Locke che
rappresentarono una delle prime prese di coscienza delle negative conseguenze
politiche e sociali dei sistemi di governo che fino ad allora avevano dominato
la storia delle nazioni europee. Famose sono le seguenti sue definizioni delle
libertà dell’uomo:
La
libertà naturale dell’uomo significa il non riconoscere sulla terra alcun
potere a lui superiore, non essere soggetto né alla volontà né all’autorità
legislativa di alcuno ed il porsi come norma esclusivamente il diritto naturale.
La
libertà dell’uomo nella società significa invece essere soggetti solo al
potere legislativo, stabilito nello Stato in base ad un accordo generale, e non
riconoscere alcun’altra autorità e nessuna legge, tranne quelle che quel
potere ha creato secondo il compito ad esso affidato.
Ogni volta che un certo numero di
uomini, unitisi per formare una società, rinunciano ognuno per sé, al potere
di esercitare il diritto naturale, e demandano questo potere alla comunità,
allora e solo allora sorge una società politica o civile”.
Se
le novità introdotte da Locke contribuirono a modificare l’orientamento della
politica inglese ed a gettare i primi semi della cosiddetta politica illuminata,
contemporaneamente, in Francia, in concomitanza con un periodo di benessere
economico, nasce un forte movimento di revisione critica in campo scientifico,
letterario ed artistico che pone in discussione i vecchi canoni delle relative
discipline ed il loro tipo di approccio metodologico e filosofico. Tale nuovo
movimento culturale aveva trovato una naturale concretizzazione in una serie di
strutture istituzionalizzate quali le Accademie delle Scienze, delle Arti e
delle Lettere che suscitavano interesse ed alimentavano il fervore
intellettuale, coinvolgendo tutti gli strati superiori degli abitanti delle città
e permettendo, tramite scambi culturali frequentissimi, la diffusione delle idee
in tutti i paesi d’Europa. I membri di tali Accademie, quasi tutti patrizi ed
esponenti della ricca borghesia, per lo più desiderosi di un titolo accademico,
facevano a gara nell’organizzare convegni, pubblici incontri e nello
sponsorizzare giovani talenti in tutti i campi di pertinenza delle loro
istituzioni. I più importanti dibattiti sollevati intorno agli avvenimenti
politici o intorno alle pubblicazioni più diffuse trovavano un’eco immediata
nelle province e, di città in città, si propagavano in tutti gli angoli del
regno ed al di fuori di esso.
In
questa situazione di effervescenza culturale e revisionista che, come abbiamo
visto, interessava tanto la politica che la cultura europee, nasce in
Inghilterra nel 1717 la Massoneria Speculativa che, facendo propri i principi
dell’Illuminismo, si diede anch’essa per obbiettivo la ricostruzione
dell’uomo nell’ambito di questa nuova filosofia.
Ma
a quale tipo di uomo si rivolgeva la Massoneria delle origini? Non certamente ad
un uomo di una qualunque classe sociale. Ricordiamo che, in una sua lettera del
1766, Voltaire scriveva ad un amico: non l’uomo della strada, non
l’operaio o il contadino deve essere educato ed istruito, ma il buon borghese
che è per tutti l’uomo onesto per eccellenza.
E
la Muratoria si rivolse infatti ai borghesi anche se non disdegnò di accogliere
tra le sue fila quei nobili che le potevano certamente garantire un certo grado
di libertà ideologica (leggi immunità politica) e, nel contempo, di
autorevolezza. Bisognava inoltre non provocare la Chiesa che si era già vista
sottrarre dalle Logge massoniche gran parte della nobiltà, sua tradizionale
sostenitrice, e bisognava nel contempo far spazio a coloro i quali le si
avvicinavano spinti anche da curiosità per l’esoterismo che prendeva sempre
più piede al suo interno. Ed allora la Massoneria europea divenne Cristiana,
Elitaria ed Esoterica.
Quando
le logge massoniche cominciarono a diffondersi anche in Francia, portate dai
nobili inglesi che viaggiavano per il continente, esse trovarono il terreno già
preparato da tutto quel fervore culturale che permeava ormai l’interesse delle
classi più abbienti del paese. Tali logge si diffusero quindi rapidamente ed
incontrarono largo favore per almeno due ragioni fondamentali. La prima
consisteva nel fatto che esse erano istituzioni chiuse, con un lungo e
complicato rituale d’ammissione ed un bagaglio di simboli ispirato al
progresso delle conoscenze ed al miglioramento dell’umanità. La seconda,
consisteva invece nel fatto che vi veniva praticata la libertà di discussione
cosa che attirava e stimolava gli animi. Gli argomenti che vi si dibattevano
erano in gran parte ispirati alle norme del civil government, alla logica
umana del Cristianesimo e soprattutto alle tematiche dei liberi pensatori. Anche
se le Logge massoniche non esercitarono un influsso così intenso e vasto come
le Accademie, tuttavia ebbero un’importanza tutt’altro che trascurabile
nella diffusione del pensiero critico sul sistema culturale dominante.
I
componenti delle prime Logge massoniche in Europa avevano come interesse
primario la natura come “naturans” cioè come essenza e principio primo dei
propri modi ed attributi. Consideravano l’antiquaria e l’archeologia non
come una semplice raccolta di antichità ma come uno studio delle antiche
origini e dei motivi più veri e profondi dell’Umanità. Consideravano ancora
i problemi linguistici non come attinenti a segni convenzionali ma come
attinenti all’organo del pensiero ed alla sua espressione artistica. Avevano
in altissima considerazione lo studio delle scienze naturali, dalla biologia
all’anatomia, alla chimica, alla fisica, all’astronomia.
Questo
approccio alla Scienza dell’Uomo e della Natura trovava illustri precursori
anche nei pensatori e negli scienziati della fine del secolo precedente, da
Isaac Newton a Gottfried Wilhelm von Leibniz, da Thomas Hobbes a René
Descartes, da Baruch Spinoza a Robert Boyle, da Christopher Wren a Robert Hooke.
Modello per le Accademie illuministe fu infatti la Royal Society inglese,
fondata nel 1662, i cui membri, tra cui lo stesso Newton, erano gli esponenti di
una generazione per cui l’idea del progresso e l’idea di una società capace
di usare la propria ragione, costituivano quasi una fede. La Royal Society, come
recitava il suo statuto, mirava ad approfondire la conoscenza della natura
ed a migliorare, attraverso esperimenti, le capacità produttive del paese,
cercando quindi di dare alle proprie ricerche un carattere applicativo, senza
però doversi invischiare con la metafisica considerata una “non
scienza” in quanto non giustificabile sulla base di considerazioni razionali e
di nessuna pratica utilità.
Se tutto questo accadeva in Inghilterra ed in Francia,
i due stati in cui l’Illuminismo ebbe natali e pose profonde radici, anche in
Italia si ebbe una notevole effervescenza culturale e la nascita di numerosi
gruppi di liberi muratori fin dal 1733, anno in cui nacque la prima loggia a
Firenze. La diffusione capillare delle nuove idee nella penisola cominciò però
con un certo ritardo a causa della fortissima influenza conservatrice della
Chiesa Cattolica e dei governi locali che vedevano in tali idee un pericoloso
fattore di destabilizzazione sociale ed economica.
Anche
in Sicilia c’era stata, ma solo verso il 1760, una intensa attività delle
logge massoniche le quali, servendosi di giornali, di accademie e di gruppi di
studio favorivano la circolazione delle idee ed il manifestarsi di un pensiero
alternativo, riformistico e talvolta anche fortemente democratico. Tali idee
furono quelle che portarono al rifiuto di un passato in cui l’irrazionalità
aveva dominato sulla ragione, rifiuto che, in campo religioso, favorì il
rinsaldarsi del fronte antigesuitico con l’appoggio di ordini quali quello dei
Benedettini e dei Francescani e, in campo culturale, il fiorire di circoli
scientifici e letterari come era già successo altrove.
L’interesse
per la metafisica così come per l’alchimia e le scienze occulte era però
molto limitato. In accordo ai principi illuministici, non esisteva una
particolare predilezione per questo genere di massoneria, come è provato da uno
scritto del messinese Andrea Gallo dal titolo “Delli
fratelli della Croce Rosea”. In una sua lettera del 21 giugno 1768, a
proposito di metafisica, si legge infatti che quella “pretesa scienza” serve solo a “disputare
sopra certe questioni sottili che da tanto tempo si sono agitate e giammai si
sono risolute” e si afferma come sia preferibile attenersi al “chiaro,
al facile, all’intelligibile, al demostrabile”. Fino alla fine del
secolo XVIII, gli intellettuali e tra essi anche i massoni della prima ora
combatterono infatti strenuamente tutte le speculazioni di carattere metafisico
pensando che l’uomo non avesse bisogno di tali chimere. Come affermava
Lessing, il più grande tra gli illuministi tedeschi, è proprio dell’uomo
il tendere alla verità ma non la verità stessa, la quale, nella sua
assolutezza, appartiene solo a Dio.
Potrebbe
essere interessante conoscere quale fosse, a quel tempo, il lavoro svolto
all’interno delle Accademie e delle Logge massoniche. La risposta può essere
dedotta ancora da documenti relativi alla storia messinese della seconda metà
del settecento. Nel febbraio del 1755, lo stesso Andrea Gallo fondò a Messina,
allora fiorente centro culturale e commerciale, un’Accademia di giovani
studiosi con il titolo di “Reparatori” nella quale, due volte la settimana
nelle sere di mercoledì e di sabato
“recitar doveasi un
discorso su le varie materie di letteratura, ed in particolare di fisica,
matematica, diritto e medicina, venendo obligato il discorrente a rispondere
all’impronta alle difficultà che fatte le venivano dagli astanti. Indi si
leggevano e si esaminavano tutte le novità letterarie che ciascuno si procurava
dalle accademie forestiere, si replicavano l’esperienze che si accennavano e
si comunicavano le riflessioni che ciascuno degl’accademici giornalmente
faceva nella lettura de’ libri che aveva per le mani, di modo che lo studio di
ogni singolo rendevasi fruttuoso a tutti”.
Andrea Gallo, pur non essendo
completamente insensibile al fascino dell’esoterismo che probabilmente stimolò
la sua entrata in Massoneria, come molti intellettuali siciliani e messinesi,
appartenne ad una corrente massonica razionalistica e politicamente avanzata che
oggi potremmo definire di sinistra. L’Illuminismo era stato in realtà,
al suo primo esordio, sempre alieno da estremismi democratici. Abbiamo già
visto la posizione di Voltaire in proposito. Ma quasi sempre le idee sfuggono al
controllo di chi le crea cosicché dall’Illuminismo Voltairiano si passò, nel
cosiddetto periodo del secondo Illuminismo, alle idee di eguaglianza tipiche
della fine del XVIII secolo. Idee manifestate dal Gallo in una lettera del 1765
sulle cause che avevano determinato la carestia dell’anno precedente.
Particolarmente significativo è il seguente passo:
“I padroni dei fondi
frumentari ed i negozianti dei fromenti credono che questo genere debbasi considerare
per una mercanzia come tutte le altre, e che in conseguenza per quanto minore è
il raccolto, tanto maggiore deve essere il prezzo con cui si debba comprare; e
per quanto maggiore è il denaro che ogni proprietario ricava da tale vendita,
tanto più ricco sarà divenuto il ceto de’ fondiarj e dei mercadanti: e
quindi fondano per massima stabile che bisogna indurre sempre una carestia di
fromento, o vera o apparente, al fine di sostenere il caro prezzo a questa
derrata di prima necessità ...”.
E
parlando del monopolio esercitato dai venditori di frumento a Palermo e delle
tecniche illecite da questi usate per alzarne in modo esorbitante il prezzo,
aggiunge:
“Il governo intanto, in luogo di abolire o di regolare con alcuna savia
legge questa sorte di illeciti e mostruosi contratti, gli ha se non autorizzati,
tollerati fin ora col specioso pretesto che i negozianti devono godere di una
intiera libertà nelle loro speculazioni, sendo essi lo strumento principale che
fa circolare nella repubblica il denaro, che in altro caso anderebbe ad
ingurgitarsi nelle mani degli avari inoperosi ...”.
Queste poche righe
bastano da sole ad evidenziare l’ottica riformatrice della Massoneria del
settecento la quale afferma il dover prevalere, nella gestione dei pubblici
poteri, le esigenze di tipo etico-sociale e le competenze tecniche che
realizzino il fine ultimo di un governo e cioè il benessere del popolo e, in
particolare, delle classi meno abbienti.
Tutto
questo allora era la vera Massoneria delle origini ed in questo soltanto
consiste il suo vero valore storico
e sociale. Quello che ad essa si vuole attribuire di diverso è dovuto a
semplice ignoranza o, peggio ancora, ad antistorica
presunzione.
Prima
però di concludere, vorrei spendere ancora qualche parola sul legame tra
massoni operativi e massoni speculativi cui abbiamo accennato all’inizio della
tavola. Se per ambedue le categorie si usa il termine muratoria non
dobbiamo dimenticare che quest’ultimo è legato al concetto di costruzione;
ma se per gli operativi il costruire aveva un senso esclusivamente
materiale, per i secondi aveva invece un significato esclusivamente morale e
spirituale. Non ha senso quindi che gli speculativi rivendichino origini che non
hanno alcuna base né storica né logica. I muratori operativi furono i membri
di quelle corporazioni di maestri artigiani, depositari di un'arte antica, i
quali nel Medioevo rappresentarono sicuramente i principali artefici della
rinascita economica ed artistica dell'Europa.
Se
un legame quindi esiste tra le due muratorie, tale legame può essere
riconosciuto solo nel fatto che ambedue furono l’espressione di un grande
momento evolutivo nella storia dei popoli europei ed in questo consiste la loro
stretta analogia. Se i primi costruirono le imponenti cattedrali, simbolo della
spiritualità e della speranza dei popoli in un avvenire migliore, i secondi
contribuirono a costruire, sviluppare e diffondere quelle idee che, a tali
speranze, diedero finalmente una risposta concreta.
Bibliografia.
Robert Mandrou - Ragione e Ragion di Stato (1649 - 1775), I
Propilei. Storia d'Europa. Vol. III, Mondatori 1978
Eberhard Weis - La vittoria della Borghesia (1776 - 1847),
I Propilei. Storia d'Europa. Vol. IV, Mondatori 1980
Salvatore Leone - Tra Massoneria ed Illuminismo in Sicilia:
Andrea Gallo da Messina
Corrado Barbagallo - Riforme e Rivoluzione (1699-1799),
Storia Universale - Vol. V - Evo Contemporaneo, UTET - 1940
Jacques Godechot - L'epoca delle Rivoluzioni, Storia
Universale dei Popoli e delle Civiltà - Vol. XI, UTET - 1969
Maria Azzurra Ridolfo - Massoneria e modelli politici dalle Constitutions al
decennio inglese di Sicilia (1723 - 1815)
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